La lunga crisi dell'ex Embraco, con Invitalia esclusa e il Mise che “studia”

Maria. C. Cipolla

I progetti della nuova proprietà, la società cino israeliana Ventures srl, non si sono realizzati. E il riassorbimento dei lavoratori  non c'è ancora stato

Milano. “Siamo a disposizione, ma per ora non c’è coinvolgimento formale: il Mise sta studiando il dossier”. Dicono così da Invitalia nel giorno in cui gli operai della ex Embraco hanno bloccato il traffico di corso Giulio Cesare a Torino, dispensando volantini per raccontare che da dicembre non hanno lo stipendio, che a luglio non avranno più nemmeno la Cigs, e che tutte le promesse fatte quasi 2 anni fa – i progetti della nuova proprietà, la società cino israeliana Ventures srl e il riassorbimento dei lavoratori – non si sono mai realizzate. Dicono proprio così da Invitalia. E aggiungono: “Come al solito, se ci chiameranno, noi siamo pronti”. Peccato che è da inizio dicembre che i sindacati e la regione Piemonte chiedono di coinvolgerli. E che il 2 dicembre anche la sindaca a 5 stelle Chiara Appendino si era recata ai cancelli della fabbrica, promettendo: “Parlerò con il ministero dello Sviluppo economico per sollecitare il tavolo e chiedere che ci siano tutti”, e ancora: “A Roma sarò presente in rappresentanza dei 316 sindaci dell’area metropolitana”. A Roma nel vertice del 19 dicembre non si sono viste né Whirpool, né Invitalia, né lei (anche se c’era a sostituirla l’assessore alle infrastrutture Antonino Iaria). Quindici giorni prima l’assessore al Lavoro della regione Piemonte, Elena Chiorino, aveva incontrato le delegazioni dei lavoratori e dei sindacati dei metalmeccanici Fiom, Fim, Uim e Uglm e insieme avevano inviato una lettera in cui si chiedeva la convocazione di un tavolo a cui partecipassero i rappresentanti di Whirpool, Invitalia e di una possibile società candidata a prendersi carico dell’impianto di Riva di Chieri.

 

“I problemi”, spiega oggi Chiorino, “si sono incancreniti col tempo, un tavolo di crisi era imprescindibile e indispensabile, e lo abbiamo chiesto anche in accordo con Ventures che dal piano di industrializzazione previsto ha fatto un passo indietro dicendo che non è più sostenibile”. La presenza di Whirpool è fondamentale perché tra Whirpool e Ventures c’è un contratto per gestire il passaggio dell’impianto e la società di elettrodomestici ha stanziato un fondo da 20 milioni di euro – ne restano solo 8 – per pagare gli stipendi dei lavoratori e in teoria i macchinari necessari alla riconversione, mai avviata coi capannoni rimasti praticamente vuoti. Tanto che i lavoratori, nell’assenza della politica, hanno presentato un esposto che ha dato avvio a indagini della Guardia di Finanza, facendo finire per l’ennesima volta una crisi industriale in tribunale. “Ogni rapporto di fiducia tra lavoratori e nuova proprietà si è rotto”, spiega Chiorino, “ma noi abbiamo l’esigenza di riorganizzare il futuro. Come regione siamo pronti a fare la nostra parte, a prenderci la responsabilità di eventuali esuberi, gestendo il ricollocamento dei lavoratori, attraverso politiche attive ,formazione o incentivi all’esodo. Prima però dobbiamo capire che capacità di conversione ci sono, anche tramite Invitalia, ma sta mancando la visione dello sviluppo economico. E questo, devo dire, con una certa coerenza tra governo Conte I e Conte II. Bisogna smetterla coi proclami, non possiamo dire prendiamo tempo, perché non abbiamo più tempo”.

 

Una nuova richiesta di incontro con Whirpool e Invitalia è stata rinnovata il 7 gennaio, dovrebbe tenersi entro fine mese, ma al Mise non sanno dire ancora la data: “Non è stata ufficializzata”. Sul tavolo di crisi spiegano: “Ci sono delle interlocuzioni con la regione, la Ventures ha dato la disponibilità a un cambio di management, il cronoprogramma non è stato rispettato ma nel momento in cui c’è un partner industriale non si può sostituirlo in corsa”. Spiegano che l’intervento di Invitalia non è indispensabile in tutte le crisi e che soprattutto quella dell’ex Embraco non dipende dal fondo anti delocalizzazioni “mai attivato”, seppure nato proprio per l’azienda torinese e riassorbito nel fondo innovazione sotto la guida di Luigi Di Maio. Gli eventuali interventi possono essere regolati attraverso una convenzione con Invitalia. Convenzione che però non c’è . Rimandano, in ogni caso, al verbale della riunione pubblicato sul sito del ministero in cui tra le altre cose si spiega che la Ventures non ha alcuna capacità finanziaria per il rilancio, senza accedere ai finanziamenti per la reindustrializzazione.

 

“Andiamo bene” sbotta Vito Benevento, segretario della Uilm Torino, a sentire le risposte di Invitalia e ministero: “Nell’ultima riunione ci hanno detto che avrebbero chiamato Invitalia, sono stati i primi interlocutori con cui questa storia è iniziata. Mettere insieme loro, Whirpool e la regione è l’unica possibilità rimasta in piedi, visto che il Mise non è riuscito a fare i passi avanti nella vicenda”. Ma al Mise, al momento, stanno studiando.

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