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Cosa non torna un anno dopo Marchionne

Redazione

Sfida industriale e partnership globale, Fca è orfana della visione del manager

Anche ieri Fiat Chrysler Automobiles (Fca) è risultato tra i titoli migliori di Piazza Affari con un rialzo di 1,9 punti. E poiché oggi è l’anniversario della scomparsa di Sergio Marchionne, può apparire un modo degno di ricordarlo. Non è così. In questi dodici mesi la sua visione globale non solo è rimasta incompiuta ma ha subìto duri colpi. In termini di mercato: Fca, che negli anni di crisi inanellava crescite spesso a due cifre, soffre oggi più dei concorrenti la difficile congiuntura innescata dalla caduta del diesel e dall’accelerazione verso le tecnologie elettriche e ibride. Su entrambi i fronti la casa italo-americana si è fatta trovare impreparata. E la responsabilità è anche di Marchionne che, se non poteva prevedere il crollo del diesel (provocato dagli imbrogli di Volkswagen), aveva però ritardato gli investimenti sui motori meno inquinanti. Ciò che invece sembra andato disperso dai successori, almeno fino a prova contraria, sono la capacità di muoversi globalmente e la grande abilità nel perseguire partnership ovunque se ne presentasse l’occasione. 

 

Oltre che a quelle di Chrysler e della Casa Bianca, Marchionne aveva bussato a ogni porta, dalla General Motors alla Cancelleria tedesca. Quando Mary Barra di Gm e Angela Merkel lo hanno respinto non ha sentito l’esigenza di spiegare che ci vuole più coraggio nell’interrompere un accordo, come ha fatto John Elkann quando è saltata la fusione con Renault-Nissan, che nel perseguirlo a ogni costo. Nessuno nel mondo dell’auto può oggi permettersi di privilegiare alla sostanza l’eleganza della forma: lo dimostra un colosso come Daimler-Mercedes assediato dagli azionisti cinesi Geely e Baic, oltre che dai capitali kuwaitiani. Lo dimostra l’accordo difensivo tra Vw e Ford, che sfida ogni politica protezionistica Usa-Europa. Lo dimostrano i 10 mila licenziamenti annunciati da Nissan, la più in forma delle tre case che dovevano concorrere alla partnership con Fca e Renault. Queste ultime non hanno al momento detto nulla sui loro dipendenti, ma Renault è controllata dallo stato francese mentre Fca è privata. Auguriamoci che l’effervescenza in Borsa di Fca più che festeggiare buone notizie non ne anticipi di cattive.