L'ad di Fca, Mike Manley (Foto LaPresse)

Provaci ancora John

Redazione

Così il deal (mancato) con Renault ridimensiona il successore di Marchionne

Il magazine del Monde, “M”, dedica la storia di copertina a John Elkann; un ritratto che descrive il presidente di Fiat Chrysler Automobiles come “un capitano d’industria che decide da solo”. Per usare le parole del settimanale “l’erede dell’esuberante Gianni Agnelli” racconta di ispirarsi alla “personalità forte” e alla “divisione di ruoli” di Sergio Marchionne, l’ad scomparso poco meno di un anno fa. Ovviamente l’attenzione mediatica dipende dalla proposta di fusione, clamorosamente annunciata il 27 maggio e altrettanto clamorosamente ritirata dallo stesso Elkann il 5 giugno, tra Fca e Renault, operazione che se estesa a Nissan, controllata dalla casa parigina, avrebbe dato vita al primo gruppo automobilistico mondiale. Da un mese si fanno filtrare voci di una ripresa delle trattative, che non trovano conferme e sono possibili solo se Nissan avrà più voce in capitolo nel patto a tre, sia in termini di tecnologia (e la sua è la più avanzata nell’elettrico-ibrido) sia di governance.

 

Ma dire che a cedere debba essere il governo francese, azionista di Renault e indirettamente di Nissan, dà un quadro parziale. Elkann e il suo ad Mike Manley, quando hanno avviato i colloqui con Renault, e poi con Emmanuel Macron, conoscevano lo stato dei difficili rapporti Renault-Nissan. Egualmente non ignoravano che una mera fusione Fca-Renault, due case generaliste con gamme sovrapponibili, sarebbe stata parziale e difensiva. Il valore aggiunto lo dà Nissan, anche perché copre il mercato asiatico così come Fca con Jeep quello americano. Né basta rifugiarsi nelle accuse di sciovinismo alla Francia visto che Macron ha avviato contatti con il premier giapponese Shinzoō Abe. Dunque perché l’annuncio del Lingotto e la successiva “irrevocabile” rinuncia, corredata con quel “ci vuole coraggio per iniziare un dialogo ma ce ne vuole ancora di più per interromperlo”? Il problema non è ciò che si mostra, ma quello che si ottiene. Marchionne ha avuto vittorie e sconfitte, la maggiore quando l’ad di General Motors s’oppose alla sua offerta di fusione. Non ne ha mai fatto un problema d’immagine. Fca ha urgente bisogno di risultati. Sarebbe un ko se Parigi e Tokyo si alleassero con qualcun altro.

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