Lasciate stare Bankitalia (e Cdp)

Redazione

L’assalto alla diligenza dei gialloverdi è un altro guaio per la credibilità italiana

I due euroscettici della Lega presidenti delle commissioni Bilancio e Finanze di Camera e Senato continuano a tenere sotto tiro la Banca d’Italia. Il primo, Claudio Borghi, messa in stand by la campagna sulle riserve auree di Via Nazionale prosegue quella sui minibot, bocciati dal governatore Ignazio Visco (“Sono sempre debito pubblico”), da Mario Draghi (“Una valuta illegale”) e dal buonsenso. Il secondo, Alberto Bagnai, è ora ispiratore di una proposta di legge dei due capigruppo di maggioranza al Senato, Stefano Patuanelli e Massimiliano Romeo per trasferire al governo e al Parlamento le nomine dell’intero vertice di Bankitalia. Come fosse la Rai.

 

Oggi il governatore è indicato dall’esecutivo mentre il dg e i vice sono di nomina interna, benché anch’essi sotto il tiro della politica. Se passa la legge anche il dg e uno dei suoi vice verrebbero nominati dal governo e gli altri due dai due rami del Parlamento. Di per sé non è uno scandalo: un meccanismo simile c’è per la Bundesbank, il presidente della Federal Reserve è nominato dalla Casa Bianca così come quello della Bank of Japan. Ma la Bundesbank è poi indipendente dalla Cancelleria e dai partiti, e ne sono prova i disaccordi con Merkel del suo presidente Weidmann. Autonoma è anche la Fed, come dimostrano le intemperanze di Trump contro Powell, da lui designato. Quanto alla BoJ, parliamo di un paese il cui debito pubblico, il più alto del mondo, è tutto detenuto all’interno e il rating stabilmente di livello A, mentre quello italiano pencola ai gradini più bassi del B. Dunque qual è la necessità per un governo sotto tiro non solo dell’Europa ma soprattutto dei mercati di mettere le mani sulla Banca d’Italia?

 

Ideologie stataliste ed antieuropee a parte, la necessità è la stessa che fa sì che il Tesoro chieda a Cdp un extra-dividendo di un miliardo per coprire la spesa pubblica (il che mette nuovamente a rischio la natura privata della Cdp con la conseguenza che i debiti delle controllate da Fincantieri a Eni a Telecom vengano considerate debito pubblico): impadronirsi dei centri di spesa, di risparmio e delle autorità di vigilanza. E poiché le banche sono quasi tutte per fortuna private e in salute, controllare chi le controlla.