Una donna cammina davanti a un negozio Tesla a Washington DC, il 4 marzo 2019 (LaPresse)

Perché Tesla non può reggere la competizione con i colossi dell'Auto

Antonio Sileo

La creatura di Musk soffre, tra crolli in Borsa e vendite più lente dei costruttori tradizionali (che avanzano nell’elettrico)

Roma. La fusione tra Fca e Renault ci ricorda che, tra i mercati in cui la competizione non manca e i margini sono risicati, vi è sicuramente quello delle automobili. Pure un’azienda come Tesla, che oltre ad auto tutte elettriche produce pannelli fotovoltaici e batterie, deve tenerne conto. Specialmente oggi che, forse come non mai, il vento a favore, spinto anche dagli auspici ambientali, pare essere diventato tempesta di fredda realtà. Il titolo da inizio anno ha perso più del 42 per cento, infrangendo il limite psicologico non solo dei 200 dollari ad azione ma anche dei 180, arrivando ai valori minimi del 2016, e con previsioni tutt’altro che favorevoli, Morgan Stanley, i cui analisti da tempo seguono l’azienda, per esempio, ha abbassato lo scenario peggiore da 97 a soli 10 dollari ad azione.

 

Le nubi che incombono sulla Cina, il più grande mercato di auto elettriche, la società continua a consumare troppa liquidità e troppo in fretta e l’annuncio di un piano di tagli dei costi non ha portato risultati immediati. Anzi, l’eclettico fondatore Elon Musk, impegnato anche in progetti di tunnel sotterranei per auto e nella corsa non alla Luna ma a Marte, è stato costretto – naturalmente su Twitter – a smentire (forse non del tutto) la notizia di una di un taglio della carta igienica. Proprio sui social si sta combattendo una battaglia tra scettici, fra cui non pochi analisti, ed entusiasti, fra cui diversi acquirenti. Un virulento ma anche divertente scontro a cui, però, proprio Musk non può (o non dovrebbe) direttamente partecipare; per il suo attivismo, infatti, è stato costretto, con l’accusa di turbativa del mercato, a patteggiare con la Sec, la Consob americana, una multa e l’abbandono la presidenza di Tesla.

 

La rete ha contribuito non poco alla costruzione dell’immagine innovativa, ecologica e prestazionale di Tesla. Sì, perché le vetture californiane, pur non avendo mai partecipato ad alcuna competizione, sono ritenute velocissime, anche più delle migliori a benzina; il tutto grazie a brevi filmati, divenuti appunto virali, in cui le Tesla sfidano e battono in gare di accelerazione – tipica competizione statunitense – non solo le solite berline tedesche, ma addirittura i mostri sacri con giumente, tori e cavallini sul cofano.

 

Oggi però sulla quella stessa rete circolano foto e filmati di auto che vanno a fuoco o, peggio, si sono schiantate per “colpa” dell’Autopilot, che per essere ancora soltanto un sistema di assistenza alla guida ha un nome a dir poco evocativo.

 

Sempre in rete e su serie testate circolano numeri di vendita che sono meno grandi dell’annunciato. Già, perché uno dei problemi di Tesla, sono le ambiziose promesse di Musk. Sia chiaro, il solo fatto che la società abbia resistito, continuando a crescere, rinunciando a essere la Porsche delle auto elettriche, per puntare al mass market ancorché premium, il paniere di Audi, Bmw e Mercedes per capirci, è già un grandissimo risultato nonché la perpetuazione del mito americano. In cui un brillante quanto ambizioso ragazzo sudafricano arriva in California, passando dal Canada, grazie alla cittadinanza della madre, e da lì sfidare il vecchio modo dell’Auto. Quest’ultimo, però, non sonnecchia e in molti ritengono che Tesla, non sono negli Stati Uniti, abbia già soddisfatto la domanda dei suoi fan e la concorrenza vera inizi solo oggi.

 

Oggi che bisogna essere pronti a produrre le vetture di domani, elettriche o meno che siano. In estrema sintesi: a che serve battere la Bmw M3 se quest’ultima è appena uscita di produzione? Per quanto paradossale possa sembrare, il time to market di Tesla rischia di avere sempre un passo più lento di quello degli altri. E dagli scambi a Wall Street sembra che questo lo pensino in molti, la Borsa del resto premia più le frecce nella faretra che quelle nell’arco.

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