(Foto LaPresse)

Da “bolla” a “bottone”

Redazione

La profezia di Buffet e la volontà cinese di eliminare le fabbriche di bitcoin

Ha ragione Warren Buffett a dire che bitcoin ha il valore di un “bottone”. Non è la prima volta che la criptovaluta viene etichettata in modo dispregiativo da grandi uomini della finanza. Per Jamie Dimon di JPMorgan si trattava di una “truffa”. Per molti altri critici si trattava di una “bolla”. Questa volta però non serve aspettare che l’ultima profezia del capo di Berkshire Hathaway si verifichi per essere d’accordo. Il mese scorso, come riporta l’Economist, la Cina ha pubblicato un elenco di industrie che lo stato intende potenziare, quelle che vuole scoraggiare, e quelle che invece ha intenzione di eliminare. Nella categoria delle attività da sopprimere c’è la produzione di criptovalute. Il governo cinese ha dato l’opportunità ai cittadini di dire la loro, modello “débat public”, ma è difficile che abbiano voce in capitolo. Si sa che la pianificazione cinese è implacabile.

  

La proposta governativa corrisponde infatti a un divieto praticamente certo. L’obiettivo sarebbe quello di ridurre o eliminare le attività di mining, ovvero la generazione di criptovalute attraverso macchine che compiono calcoli sempre più complessi utili a verificare le transazioni tra parti anonime. La ragione alla base della decisione di Pechino, come scrive il settimanale inglese, sarebbe quella di ridurre il consumo di energia. Non è una novità che la Cina sia la miniera di criptovalute mondiale e non sono rari grandi capannoni pieni di computer impegnati nell’attività di mining. Il problema è che consumano una grande quantità di energia. Il risultato è uno spreco senza pari: si stima che l’estrazione mondiale di bitcoin consuma tanta energia quanto il Kuwait. Per la Cina, inoltre, quello delle criptovalute era un mercato completamente fuori dal controllo del Partito comunista. Chiuderlo è un modo per asserire il proprio dominio, valutare la fattibilità economica ed eventualmente ricominciare, sempre che i notabili del Partito non diano ascolto al vecchio Buffett.

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