Il premier Giuseppe Conte e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker (Foto LaPresse)

Il nonsenso per la prudenza

Redazione

Per Conte lo psicodramma sul deficit è stato astuto. Ma è costato miliardi

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si presenta come l’uomo della ragionevolezza nel negoziato con la perfida Commissione europea. Ma per ora riesce solo a manifestare nonsense della manovra. Dopo l’incontro Jean-Claude Juncker ha affidato alla stampa una dichiarazione dai toni compiaciuti: “Abbiamo recuperato alcune risorse finanziarie, eravamo stati molto prudenti. E queste risorse finanziarie le stiamo utilizzando adesso per questa negoziazione. Siamo così scesi dal 2,4 per cento al 2,04 per cento”.

 

Non si capisce da dove arrivi l’estrema prudenza passata vantata da Conte. Se, come dice, il governo non cambierà la platea, gli importi e i tempi di attuazione del reddito di cittadinanza e di quota cento, allora significa che farà le stesse cose con meno risorse. Questo vuol dire che è stato “particolarmente imprudente” nel programmare un disavanzo al 2,4 per cento, molto più elevato del necessario. Forse Conte intendeva dire che è stato mantenuto uno spazio di manovra – ovvero l’hanno sparata grossa – per potere ottenere almeno un deficit/pil vicino al 2 per cento con il quale – per ammissione del vicepremier Luigi Di Maio – non si realizzano né reddito di cittadinanza né anticipi pensionistici.

 

Ma questa negoziazione con relativo psicodramma per restare attaccati al feticcio del deficit è stata probabilmente la mossa più azzardata che si potesse fare: secondo la Fondazione Hume dal 4 marzo (giorno delle elezioni) al 7 dicembre – poco dopo l’annuncio di una procedura di infrazione all’Italia per mancato rientro del debito – le perdite virtuali di Borsa, obbligazioni e titoli di stato ammontano a 170 miliardi di euro. Secondo la Banca d’Italia in sei mesi abbiamo pagato 1,5 miliardi di interessi in più a causa dell’aumento dello spread. Per fare inutilmente la voce grossa con Bruxelles – che non è scontato ritiri la minaccia delle sanzioni – sono stati vessati investitori di ogni risma. Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che dall’inizio del teatrino consigliava un deficit/pil vicino al due per cento è stato peraltro continuamente delegittimato e messo in difficoltà. Altro danno reputazionale inflitto dal governo a se stesso e al paese. La chiamiamo prudenza o incoscienza?

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