Luigi Di Maio (foto LaPresse)

Quota Zero

Redazione

La crescita si arresta e per gli osservatori la manovra non sarà espansiva

Il pil dell’Italia, che non ha mai dato spettacolo, si è bloccato nel terzo trimestre: zero, dice l’Istat, dopo lo 0,2 a giugno. La variazione acquisita per quest’anno è dell’uno per cento, rispetto all’1,6 di fine 2017. Mentre da un trimestre all’altro la crescita tendenziale scende dall’1,2 per cento allo 0,8. L’Italia segue la tendenza europea, a sua volta determinata da fattori interni ed esterni: rialzo dei tassi dopo la fine del Quantitative easing della Bce, dazi, Brexit, instabilità tedesca, industria automobilistica in affanno. Ma “seguire” in italiano significa “arrancare”: l’Eurozona cresce dello 0,2 per cento, l’Ue dello 0,3. Anche lì ci si aspettava di più, e c’è chi specula che la Bce ritarderà la fine della liquidità facile. Ma, con il mandato di Mario Draghi in scadenza è improbabile. Il rallentamento europeo può poi essere temporaneo (la Francia ha fatto una buona performance con lo 0,4) mentre per l’Italia Istat ed esperti parlano di stagnazione dopo il calo della produzione industriale.

 

Il centro studi di Confindustria sposta l’attenzione sul 2019, nel quale il governo ha scommesso tutto su una crescita di almeno l’1,5 anche per fare quadrare deficit e debito. “Avremo se va bene lo 0,9 – dice il capo economista Andrea Montanino – nella manovra non c’è nulla per la crescita, non gli interventi pro imprese, pro Industria 4.0, pro formazione, mentre c’è la stretta su banche e assicurazioni e molto statalismo”. L’osservatorio inglese Capital Economics considera “irrealistiche le aspettative di ripresa del governo, meno credibili le misure presentate come espansive all’Europa e più probabile la definitiva bocciatura di Bruxelles”. Intesa Sanpaolo, astenendosi da giudizi sulla manovra, giudica improbabili le stime governative prevedendo l’anno prossimo uno 0,9 per cento o meno. Per Luigi Di Maio “il calo è colpa del Pd” e promette “felicità con la manovra del popolo”. La Lega tace su Tav e altri investimenti bloccati dal M5s. Parlano i fatti: il pil a zero non compariva dal 2014, l’insediamento di Renzi. Lo spread torna a ridosso dei 320 punti penalizzando l’asta di Btp a 5 e 10 anni. E il costo del debito pubblico aumenta.

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