La sede della Commissione europea a Bruxelles (foto LaPresse)

L'Ue scrive ancora all'Italia: “Debito alto, poco spazio per spese più produttive”

Redazione

La Commissione chiede ulteriori chiarimenti al ministero dell'Economia e compie il primo passo per aprire una procedura per deficit eccessivo. Ora attende una risposta entro il 13 novembre

Caro governo, c'è posta per te. E ancora una volta non è una lettera che fa piacere. La Commissione europea è tornata a scrivere alla maggioranza gialloverde. La missiva, pubblicata sul sito del ministero dell'Economia (e scaricabile qui sotto) è la conseguenza di quella inviata lo scorso 18 ottobre in cui Bruxelles chiedeva chiarimenti sulla decisione di deviare dagli obiettivi di riduzione del deficit.

 

 

Stavolta, però, il destinatario non è Giovanni Tria, ma il direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera. Il mittente non sono i commissari europei, ma Marco Buti, direttore generale per gli Affari economici e finanziari della Commissione. Il contenuto, però, non cambia. E, soprattutto, si tratta del primo passo per avviare una procedura per deficit eccessivo nei confronti del nostro paese.

 

  

“Le scrivo per informarla dei prossimi passi in merito alla sorveglianza fiscale dell'Italia da parte della Commissione Europea”, esordisce Buti. E via a ricordare quanto accaduto finora. I toni sono, ovviamente, allarmati. “Il debito pubblico italiano - si legge nella lettera - rimane una vulnerabilità cruciale”. E ancora: “Un debito pubblico così elevato limita lo spazio di manovra del governo per spese più produttive a beneficio dei suoi cittadini. Date le dimensioni dell'economia italiana, è anche una fonte di preoccupazione per l'area euro nel suo complesso”.

 

“Il parere della Commissione sul DPB 2019 (Documento Programmatico di Bilancio, ndr) sottolinea che, sia per il 2018 che per il 2019, l'andamento programmatico di bilancio mostra una deviazione significativa dal percorso di aggiustamento verso l'obiettivo di bilancio a medio termine per l'Italia raccomandato dal Consiglio. In particolare, l’ampia espansione di bilancio prevista per il 2019 è in netto contrasto con l'aggiustamento di bilancio raccomandato dal Consiglio. Questa traiettoria di bilancio, unita ai rischi al ribasso per la crescita del PIL nominale, sarà incompatibile con la necessità di ridurre in maniera risoluta il rapporto debito/PIL dell'Italia”.

 

“Il Patto di Stabilità e Crescita - conclude Buti - consente agli Stati membri di presentare '...tutti gli altri fattori che, secondo lo Stato membro interessato, sono significativi per valutare complessivamente l’osservanza dei criteri relativi al disavanzo e al debito e che tale Stato membro ha sottoposto al Consiglio e alla Commissione' (Articolo 2, paragrafo 3, del Regolamento (CE) n. 1467/97 del Consiglio). Il codice di condotta del Patto di Stabilità e Crescita, concordato da tutti gli Stati membri, specifica che tali informazioni dovrebbero essere presentate dallo Stato membro interessato in tempo utile per la preparazione della relazione ai sensi dell'articolo 126, paragrafo 3, del Trattato sul Funzionamento dell'Unione europea. Nell'elaborazione di tale relazione, la Commissione europea prenderà in considerazione la misura in cui l'Italia ha tenuto in conto il parere della Commissione, come previsto dall'articolo 12 del Regolamento (UE) 473/2013. Al fine di consentire alla Commissione europea di riflettere appieno nella sua relazione il contributo dell'Italia sui fattori significativi, gradirei ricevere la sua risposta entro il 13 novembre 2018 al più tardi”. Insomma, l'Italia ha due settimane per rispondere alla lettera della Commissione. Chissà se, come l'ultima volta, la risposta sarà ancora un colossale “me ne frego”.

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