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L'Europa sarà l'epicentro di una nuova crisi finanziaria?

Abbiamo chiesto a Brunello Rosa e Carlo Altomonte se il Vecchio contente è "il canarino nella miniera" vista la sua debolezza economico-politica rispetto a Stati uniti e Cina oppure se i segnali più critici si ravvisano in altre aree del mondo

Da una serie di segnali di tipo macroeconomico e geopolitico, si vede che l’area euro rischia di trovarsi schiacciata tra il fronte delle tensioni commerciali che si è aperto tra Stati Uniti e Cina – in lotta soprattutto per il predominio tecnologico – e l’ascesa di nuovi governi di stampo populista. Vaso di coccio tra vasi di ferro, l’Europa potrebbe non riuscire a gestire una nuova crisi del debito generata, per esempio da un paese come l’Italia, perché l’arrivo dei populisti al potere in vari paesi, potrebbe rendere più difficoltoso ricorrere agli strumenti di politica monetaria e fiscale che sono stati utilizzati a partire dal 2008. Se il rischio di ascesa del populismo venisse contenuto con politiche di redistribuzione, il pericolo che l’Europa faccia da epicentro a una nuova crisi diminuirebbe facendo emergere altri possibili focolai come Stati Uniti e Cina. Improbabile, secondo me, una recessione scatenata solo dai paesi emergenti.

 

Brunello Rosa, Rosa & Roubini

No

Oggi l’Europa è molto meno a rischio rispetto al 2008 e la possibilità che diventi per ragioni economiche l’epicentro di una crisi globale mi pare remota. La stabilità dell’area è garantita da una rete di sicurezza come l’Esm (European stability mechanism), organismo destinato a diventare un vero fondo monetario europeo che, tra l’altro, potrà erogare prestiti agli stati sovrani in difficoltà. Nell’area euro nel suo complesso le banche sono più capitalizzate e meno appesantite da crediti deteriorati e la crescita economica è costante: non vedo focolai di crisi, se non di tipo politico. Lo scontro tra forze contrapposte potrebbe anche generare volatilità seria nel Vecchio continente ma ciò non implica necessariamente un contagio di tipo globale. Segnali preoccupanti vengono, invece, dai mercati emergenti come spesso accade in fasi di rialzo dei tassi americani, visto che questi paesi sono esposti in dollari. Turchia e Argentina sono un esempio di tensioni di questo tipo.

 

Carlo Altomonte, Università Bocconi

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