Cristiano Ronaldo con la maglia della nazionale portoghese (foto LaPresse)

CR7, l'immigrato che ci paga le pensioni

Luciano Capone

Il portoghese, neo acquisto della Juventus, è un affare per l’erario italiano. Numeri su calcio e fisco

Roma. L’arrivo alla Juventus di Cristiano Ronaldo, probabilmente il più forte calciatore del mondo, è una grande notizia per tutti i tifosi, non solo bianconeri, per il calcio italiano e soprattutto per l’erario. E’ l’acquisto più costoso della storia del calcio italiano, al Real Madrid andranno 105 milioni di euro, ma la parte più importante dell’investimento riguarda il contratto del campione portoghese. Per lui c’è uno stipendio da 30 milioni di euro netti a stagione (quindi circa altrettanti di tasse per l’erario) per un totale di 120 milioni netti in quattro anni, quelli previsti dal contratto (circa 240 milioni lordi).

 

Ma il contratto di Cristiano Ronaldo può essere uno spunto per parlare di alcuni temi di attualità politica: pensioni e immigrazione, fisco e appartenenza all’euro. Solo pochi giorni fa il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini ha attaccato il presidente dell’Inps Tito Boeri, definito “un fenomeno”, con tanto di avviso di sfratto (“ci sarà tanto da cambiare in questi apparati pubblici”), colpevole di aver parlato del ruolo dell’immigrazione nella sostenibilità del sistema pensionistico. “Abbiamo bisogno di immigrati regolari che paghino i contributi”, aveva dichiarato Boeri durante la relazione annuale, mostrando i dati sull’invecchiamento della popolazione e la scarsa natalità.

 

Ebbene, l’arrivo di Cristiano Ronaldo – immigrato con regolare contratto di lavoro – dimostra che ha ragione Boeri. L’attaccante portoghese verserà il massimo dei contributi previsti dalla legge: “Per gli sportivi l’aliquota è del 33 per cento da zero a 46 mila e 630 euro – dice al Foglio Gianfranco Serioli, responsabile dell’area previdenziale e fiscale dell’Associazione italiana calciatori – e poi di un punto in più, il 34 per cento, fino al massimale di 101 mila e 427 euro. Da lì in avanti, fino a 739 mila e 407 euro, c’è un contributo di solidarietà dell’1,5 per cento versato nelle casse del fondo sportivo dell’Inps che non è ai fini previdenziali, ma va alla fiscalità generale a vantaggio degli altri sportivi che così possono andare in pensione in anticipo”.

 

In conclusione, i contributi pensionistici di Ronaldo saranno di circa 41 mila euro l’anno, non tantissimo rispetto al suo reddito milionario, ma il massimo che si può pagare. E in ogni caso dimostra che l’immigrato portoghese pagherà le pensioni agli italiani, anche perché in cambio non otterrà molto: “Se non ha altri contributi non ha diritto a nulla, perché la normativa richiede almeno 5 anni di contribuzione per avere una pensione a 70 anni”. In ogni caso il grosso delle entrate, decine di milioni d’euro l’anno, arriveranno dall’Irpef (che in una certa misura contribuisce a coprire una parte della spesa previdenziale). Anche se sui redditi CR7 potrà però sfruttare la tassa forfettaria da 100 mila euro sui redditi prodotti all’estero, introdotta da Padoan per attrarre i super ricchi in Italia.

 

In pratica Ronaldo pagherà l’Irpef con l’aliquota massima sul salario pagato dalla Juve, mentre sui redditi finanziari prodotti all’estero solamente una somma fissa di 100 mila euro. Anche se poi la vicenda non è così scontata. “Il vero ago della bilancia sarà la tassazione sui diritti di immagine, è lì che si gioca la partita – dice al Foglio Massimo Caldara, dello studio Tavecchio Caldara & associati – uno come Ronaldo guadagna 30 milioni per le prestazioni sportive e ne guadagnerà altrettanti, o forse di più, per i diritti di immagine. Bisognerà fare interpello all’Agenzia delle entrate per sapere se quei diritti di immagine sono legati alle prestazioni sportive, e in tal caso si applica la tassazione normale, oppure sono slegati e si possono considerare redditi esteri. In tal caso i redditi delle società offshore che gestiscono i diritti d’immagine sarebbero coperti dalla tassa forfettaria da 100 mila euro”.

 

E in effetti l’ex attaccante del Real Madrid in Spagna ha avuto seri problemi fiscali per questioni del genere. In ogni caso è difficile pensare che la scelta professionale per il campionato italiano sia dovuta a questo trattamento fiscale: “Questa norma potrebbe interessare altri soggetti sportivi, non più in attività, ma che hanno un brand molto forte e che vorrebbero venire a vivere in Italia, ad esempio personaggi come David Beckham. – dice Caldara – Magari proprio l’arrivo di Ronaldo potrà dare pubblicità a questa agevolazione, che per ora non ha avuto molto successo anche a causa dell’instabilità politica dei mesi scorsi, e attrarre i ricchi in uscita dall’Inghilterra per la Brexit”.

 

A proposito di instabilità politica, c’è un punto molto interessante sull’arrivo di CR7 che riguarda il timore di Eurexit legato alla nuova maggioranza di governo. Come anticipato dal Sole 24 ore nel contratto del campione portoghese ci sarà una clausola che prevede il pagamento dello stipendio in euro anche in caso di uscita dalla moneta unica. Sarebbe una innovazione, perché a oggi nessun calciatore venuto in Italia ha chiesto clausole come questa che in genere vengono inserite per coprirsi dal rischio valutario quando si va a giocare in paesi come l’Argentina o la Russia, dove la stabilità monetaria è un optional. “E’ una clausola nella libertà e volontà delle parti – dice Serioli dell’Aic – che in genere si usa in paesi in cui la valuta locale ha un valore con forte volatilità e questo significa essere esposti al rischio di cambio”. Il contratto di Ronaldo, con la clausola anti-lira o anti-Eurexit, mostra come il mondo stia già coprendosi dal rischio sovranista e come, dopo un’eventuale uscita dall’euro, i salari reali degli italiani verranno tagliati e le aziende salteranno gambe all’aria a causa degli insostenibili debiti in valuta forte.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali