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L'Alitalia di stato non deve decollare

Redazione

L’intervento pubblico non farebbe altro che preparare la prossima crisi

L’ intervista a Repubblica del neo ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, ha fatto suonare un campanello d’allarme su Alitalia. Toninelli del Movimento 5 stelle ha adombrato la possibilità di sostituire i tre commissari straordinari (Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari) e ha aperto a un ruolo pubblico nella ex compagnia di bandiera. Alitalia è fallita un anno fa e vola grazie a un finanziamento pubblico da 900 milioni di euro in attesa di trovare un compratore o, come più probabile, un partner. Toninelli si unisce così al capo della Lega e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, il quale sostiene che il turismo sia un settore strategico per il paese e quindi vada difeso con un intervento dello stato se necessario. E’ singolare considerare strategica per il turismo una compagnia come Alitalia che principalmente “esporta” turisti italiani all’estero e viceversa non ne “importa” allo stesso modo: Alitalia semmai peggiora la bilancia turistica.

 

Ma al di là dei divertissement la questione è stata presa sul serio da Giuseppe Guzzetti, il capo delle Fondazioni bancarie azioniste della Cassa depositi e prestiti, ovvero l’Istituto che in caso verrebbe forzato, contro il suo statuto, per intervenire (magari a fianco di un possibile partner come la tedesca Lufthansa). “Se si vuole uno sviluppo di Cassa coerente con l’obiettivo di non mettere a rischio il risparmio degli italiani noi ci saremo, ma se si supera il limite ci opporremo con tutte le nostre capacità”, ha detto Guzzetti ringraziando i vertici uscenti di Cdp, il presidente Claudio Costamagna e l’ad Fabio Gallia, per “aver tutelato il risparmio facendo argine su Alitalia”.

 

In realtà Costamagna aveva detto che la Cdp era “pronta a fare la sua parte”. I commissari Laghi e Gubitosi hanno sì accumulato incarichi in altre società; motivo sufficiente a sostituirli a detta di Toninelli. Tuttavia non spetta a lui decidere la revoca che compete al ministero dello Sviluppo economico affidato a Luigi Di Maio. Ciò che preoccupa però non è la sostituzione del tris quanto la volontà di Lega e M5s unita alle sirene guzzettiane su Cdp. Il tutto rende credibile l’intenzione di aprire una fase assistenziale per Alitalia. Senza la riduzione del perimetro e una revisione profonda della strategia non farebbe altro che preparare un’altra crisi (a carico dei contribuenti).