Terza giornata del "Lavoro Agile" a Milano (foto LaPresse)

Fine lavoro mai? Non è un male

Redazione
I millennial non si preoccupino per la pensione - in arrivo ben oltre la terza età. Quartz, pubblicazione online di grande successo proprio tra i venti-trentenni, cerca di ribaltare la tragedia. Con alcune argomentazioni di carattere economico e sociologico. Ricerche ed esempi tra la Germania e Singapore.

Lo schema ormai è fisso. Un rispettato analista, un docente di fama internazionale o un ufficiale governativo lancia l’allarme, e tutte le volte il copione è più o meno lo stesso: in Italia come in tutto l’occidente i giovani, gli attuali venti-trentenni, non andranno mai in pensione (meglio non pensare ai giovani ancora più giovani, per pietà), e se ci andranno delle due l’una: o saranno troppo vecchi per godersela o prenderanno una miseria inqualificabile. L’ultimo nella lunga lista dei profeti dell’età lavorativa perenne è stato il presidente dell’Inps Tito Boeri, che lo scorso aprile avvertiva come i nati negli anni Ottanta andranno in pensione a 75 anni. “Non voglio terrorizzare”, aggiungeva, “ma solo rendere consapevoli” della situazione. Perché appunto, l’aspettativa di tutti è che alla non-prospettiva di continuare a lavorare ben oltre il limite della terza età un venti-trentenne di oggi si disperi e terrorizzi. Ma questa settimana Quartz, pubblicazione online di grande successo e molto seguita proprio da quei lettori venti-trentenni che in America si chiamano millennial, cerca di ribaltare la tragedia. I millennial lavoreranno “per sempre”? Poco male, anzi: meglio.

 

Quartz assume alcune argomentazioni di carattere economico (continuare a percepire uno stipendio pieno anche in vecchiaia conviene) e sociologico: in una società sempre più vecchia, continuare a lavorare anche nella terza età aumenta il senso di scopo nelle persone e preserva le loro connessioni sociali, come ha mostrato uno studio recente dell’Università dell’Oregon, secondo cui la mortalità è più bassa tra chi va in pensione più tardi. Questo inoltre alleggerisce il peso sul sistema sanitario. Quartz porta degli esempi di come questo processo sia già in corso. Il fatto, ovviamente, è che per lavorare “per sempre” bisogna in parte modificare la natura del lavoro. Da qui i progetti in alcune fabbriche tedesche di Bmw per adattare i macchinari all’uso da parte di persone più anziane, o la legge sulla pensione e il reimpiego approvata l’anno scorso da Singapore, che consente ai pensionati di tornare al lavoro su base volontaria. Non si registra per ora nessun anziano “terrorizzato”.

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