Il soft power cinese è sbarcato a Hollywood per arrivare allo status di “economia di mercato”

Giancarlo Salemi
Il gruppo Wanda ha acquistato per 3,5 miliardi dollari lo studio Legendary Entertainment. Così la Cina del presidente Xi Jinping ha deciso di cambiare immagine e prova a diventare un paese dominante nel campo della cultura e della comunicazione. Anche Rai e governo italiano prendono le misure, non a caso.

Da paese emergente che vendeva t-shirt a pochi euro a paese dominante nel campo della cultura e della comunicazione. La Cina del presidente Xi Jinping ha deciso di cambiare immagine. Non vuole più essere lo stato predatore ma quello che si impone nel campo della comunicazione, con un'immagine che esalta il potenziale storico ed economico del Celeste Impero.

 

Il soft power – definizione del politologo americano Joseph Nye – cinese è di fatto già in atto. L'ultimo colpo è arrivato qualche giorno fa attraverso il gruppo Wanda, società da 45 miliardi di dollari di ricavi annui, che ha acquistato per 3,5 miliardi dollari lo studio Legendary Entertainment, quello che, per intenderci, ha sfornato la trilogia di Batman, Godzilla e la serie Fast and Furius. Entrare ad Hollywood dalla porta principale non è un caso. Il numero uno di Wanda, il magnate Jianlin Wang ha già fatto sapere che gli "Studios se vogliono attirare gli spettatori cinesi, devono adeguarsi anche ad un nuovo linguaggio e a nuovi racconti". Ed ecco subito pronto il primo film da produrre The Big Wall, la Grande Muraglia, un kolossal d'avventura che uscirà a fine anno e può contare in un cast di prim'ordine con Matt Damon, Pedro Pascal e Willem Dafoe, ma anche star cinesi come  Andy Lau, Jing Tian, e Wang Junkai.

 

Lo sbarco a Hollywood è tutt'altro quindi che casuale e non è solo una questione di business. Già lo scorso settembre in concomitanza con la storica visita di Stato del presidente Xi in America, un'altro colosso cinese, China Media Capitale aveva firmato una partnership con Warner Bros facendo nascere una nuova società, Flagship Entertainment Group, con sede ad Hong Kong e uffici a Pechino e Los Angeles, per la produzione di pellicole cinoamericane. Non a caso il mercato cinematografico cinese è il secondo al mondo dietro a quello americano e sta continuando a crescere senza sosta: per il 2015 si parla di incassi di oltre 5 miliardi di dollari (+7 per cento rispetto al 2014).

 

Abbandonata la linea promossa da Deng Xiaoping, la cosiddetta "taoguang yanghui" “nascondere le proprie capacità e restare in attesa”, cioè mantenere un basso profilo a livello internazionale, oggi il governo cinese ha adottato una nuova serie di misure che comprende termini come “crescita pacifica”, “sviluppo condiviso" e “società armoniosa". Così la pianificazione della diffusione culturale è diventata un cruccio del Partito comunista e parte subito dopo l'ingresso della Cina nel Wto, avvenuto nel dicembre del 2001. Qualche anno più tardi (2004) e per primo nella Corea del Sud, sono nati gli Istituti Confucio nel mondo che oggi sono oltre un centinaio, compreso il nostro paese dove a Pisa, grazie al frutto di un accordo di collaborazione tra la Scuola Superiore Sant’Anna e l’Università di Chongqing, si cerca di diffondere il bene della cultura cinese.

 

[**Video_box_2**]Operazioni di soft power che passano anche dall'utilizzo dei media con la creazione del canale news dell’agenzia di stampa Xinhua in lingua inglese oltre alla diffusione dei canali della CCTV, televisione centrale cinese, già visibili negli Stati Uniti e in Europa. Non a caso lo scorso settembre una delegazione composta da rappresentanti di Rai, Anica e Univideo guidata dal sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli è volata in Cina per incontrare i vertici della tv di stato, China Radio International, China National Radio, Shanghai Media Group, Wanda Media e Dragon tv. Una missione per rendere appetibile il nostro paese alla Cina e condividere l’obiettivo dei cinesi di internazionalizzare i loro prodotti, arricchendo la loro “dieta mediatica” con prodotti italiani, favorendo la coproduzione tra i due paesi.

 

La nuova immagine della Cina nel mondo, di super potenza dialogante e forte in economia, di "fabbrica del mondo" che traina i destini della globalizzazione, ha ovviamente obiettivi politici non da poco. L'ultimo che si sta negoziando proprio a Bruxelles è il riconoscimento di status di economia di mercato che permetterebbe il definitivo salto di qualità all'Impero di mezzo. Ma questo è un altro film. Che i cinesi vorrebbero sceneggiare ovviamente a loro vantaggio.

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