Un momento del vertice straordinario dell'Eurogruppo del 22 giusgno (foto LaPresse)

I vertici non finiscono mai

Tsipras per ora non rompe, ma sul futuro della Grecia ha meno idee di Merkel&co

David Carretta
Le proposte di Atene per la prima volta convincono (un po’) i creditori. Ma da qui ad aiutare l’economia, ce ne passa

Bruxelles. Alexis Tsipras forse ha evitato il disastro “Grexit”, presentando domenica notte una serie di misure di bilancio per andare incontro alle richieste dei creditori internazionali per sbloccare gli aiuti che restano nel programma di assistenza della Grecia. Il nuovo pacchetto di Atene è “una base per rilanciare i negoziati tecnici e avere risultati nei prossimi due giorni”, ha detto il presidente dell’Eurogruppo, Dijsselbloem, dopo una riunione lampo dei ministri delle Finanze dell’Eurozona, precisando che si tratta di “una prima impressione”. I funzionari di Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea e Commissione si sono messi subito al lavoro per verificare i numeri. Malgrado la solita prudenza nordica – “la situazione per me è la stessa di giovedì scorso”, ha detto il ministro delle Finanze tedesco, Schäuble – i leader dell’Eurozona hanno dato la loro benedizione politica all’accelerazione. Le Borse europee hanno chiuso in terreno positivo. Il summit dell’ultima chance per la Grecia di ieri avrà dunque un seguito giovedì, quando i leader si ritroveranno per un Consiglio europeo ordinario. “Il mio obiettivo è un accordo entro la fine della settimana”, ha detto il presidente della Commissione, Juncker. Di qui ad allora si continuerà a trattare sulle cifre, con qualche aggiustamento e il pericolo che salti tutto. Se il default tecnico nei confronti del Fmi non può essere evitato il 30 giugno, perché manca il tempo per far approvare un eventuale accordo ai parlamenti nazionali, il prolungamento di sei mesi del programma e lo sblocco di circa 18 miliardi di aiuti a luglio dovrebbero scongiurare la Grexit. Quale che sia l’esito dei pourparler di questi giorni, è per quanto accadrà subito dopo in Grecia che Tsipras  pare meno attrezzato delle controparti europee.

 

Pur di preservare la sua spesa pubblica (il 75 per cento che va nei salari della funzione pubblica e nelle pensioni), Tsipras è pronto a imporre una dura cura di austerità recessiva all’economia privata. Secondo le indiscrezioni, la nuova versione del piano greco è incentrata sull’aumento delle tasse su individui, imprese e lavoro. L’obiettivo di avanzo primario dell’1 per cento dovrebbe essere realizzato con un incremento dell’imposta di solidarietà per i redditi sopra i 30 mila euro e con un prelievo straordinario sulle imprese che hanno realizzato profitti sopra i 500 mila euro. L’Iva aumenterà su quasi tutto, tranne che per la bolletta elettrica e i medicinali. Per non abbattere la scure sui prepensionamenti e ritardare l’innalzamento dell’età pensionabile, il governo greco intende aumentare i contributi della sicurezza sociale, e dunque il costo del lavoro, per almeno 800 milioni. “La proposta greca è economicamente insensata, ma politicamente realista”, dice al Foglio l’analista greco Yannis Koutsomitis. Serve a “salvare la vacca sacra delle pensioni”. Secondo Koutsomitis, “i contributi previdenziali in Grecia sono già considerati tra i più alti al mondo”. Risultato del compromesso Tsipras: “Disoccupazione più alta, lavoro nero ed entrate inferiori per i fondi pensioni”. Già oggi – dice Koutsomitis – le imprese greche hanno margini di profitto estremamente bassi. Un aumento del costo del lavoro le danneggerà gravemente”.

 

[**Video_box_2**]Il realismo politico è dettato dalle difficoltà che dovrà fronteggiare Tsipras nel far digerire un eventuale accordo alla sua maggioranza. Le istituzioni della ex Troika hanno ricevuto mandato dall’Eurogruppo di iniziare a preparare le cosiddette “prior action”: “La lista delle misure che il governo deve attuare e far approvare in Parlamento”, ha spiegato Dijsselbloem. La fragile coalizione di Tsipras è in bilico. La sinistra di Syriza ha avvertito che il compromesso deve rispettare il programma di Salonicco. Per realismo politico, i leader dell’Eurozona sono pronti anche a rinnovare l’impegno di una ristrutturazione implicita del debito – un nuovo allungamento delle scadenze, un rinvio dei pagamenti e un taglio dei tassi di interesse – ma ne discuteranno solo quando la Grecia avrà portato a termine l’attuale programma. Ma né le promesse sul debito, né l’accordo che si sta delineando sull’avanzo primario costituiscono un piano per permettere alla Grecia di tornare a crescere in modo sostenuto. E senza crescita per ripagare il debito, prima o poi, servirà un nuovo salvataggio.