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di cosa parlare stasera a cena

Gli attacchi a Gaza e la terza rata del Pnrr

Giuseppe De Filippi

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Benjamin Netanyahu dice che la risposta a Hamas cambierà il Medio Oriente e gli si può credere. Il terrorismo, anche se su larga scala, non riesce a modificare equilibri determinati dall’iniziativa politica, dalla coesione nazionale, dalla determinazione dei popoli, dalla capacità diplomatica e da quella militare. Il governo israeliano può aver perso negli ultimi tempi la chiara percezione del pericolo incombente da Gaza e questo sarà oggetto di discussioni e anche di accuse interne al paese (dotato del foro democratico e di una straordinaria capacità di condividere e mettere in discussione le analisi politiche), ma non ha perso la visione strategica generale, mentre il lavoro diplomatico degli ultimi anni continua a produrre risultati (in parte anche talmente efficaci da essere una delle ragioni della disperata violenza terroristica). I toni moralistici in questa vicenda vanno abbandonati. È chiaro che Hamas cerca l’orrore e lo usa per i suoi fini. Il dolore composto ma pienamente vissuto della società israeliana è la risposta giusta, per non esaltare il male e per tenere nella propria comunità il ricordo di chi non c’è più e di ciò che si è sofferto.

Il regime iraniano guida a distanza i terroristi di Hamas e con le evidenze di questi giorni otterrà ancora più isolamento internazionale e ancora più contrasti interni. Il quadro mediorientale è in movimento e la previsione di Netanyahu si appoggia anche alle scelte dei sauditi, degli Emirati e degli stati del Golfo. L’Ue mantiene qualche ambiguità e questo crea anche spazio per tentativi velleitari di interposizione, come la recentissima proposta (subito rifiutata da Hamas) di porsi come garante per uno scambio di prigionieri. Per ora niente da fare, ma nei prossimi giorni anche il ruolo europeo potrebbe rivelarsi di qualche utilità. Mentre la spinta a prendere posizione che viene dalla radicalizzazione imposta da Hamas potrebbe trarre i paesi del Mediterraneo, per primo l’Egitto, fuori da una storica e gigantesca ambiguità.

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Cosa si vede sui luoghi degli attacchi terroristici. Il documento proviene dall’esercito israeliano e fa capire molto della tattica basata su piccole e violentissime azioni contro civili, contro famiglie del tutto indifese.

Fatto #2

Un intellettuale egiziano, Hussein Aboubakr Mansour, con una storia giovanile di radicalizzazione e poi un completo cambiamento di visuale. Si è dovuto trasferire negli Usa per poter dire pubblicare liberamente. Scrive cose interessanti e sa di cosa parla.

Fatto #3

Gli attacchi a Gaza vengono documentati e le loro ragioni strategiche sono pienamente spiegate. Compresa la decisione di bloccare le forniture essenziali in tutta l’area nella quale Hamas esercita il suo potere. Mentre in Israele è acceso il dibattito su cosa fare (e a cosa rinunciare) in nome della possibilità di ottenere la liberazione degli ostaggi.

Oggi in pillole

  • Poca crescita e poco spazio di manovra, l’economia italiana va avanti lentamente.

  • Ma c’è la terza rata del Pnrr.

  • E però c’è anche la spia dello spread che si accende.

  • Il premio Nobel per l’economia per gli studi di Claudia Goldin sulle differenze salariali tra uomini e donne e le loro cause storiche.

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