Foto: Ansa/Epa/Jim Lo Scalzo

Di cosa parlare stasera a cena

L'insensatezza della minaccia atomica russa. La Bicocca contro Dostoevskij

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Evocare o minacciare la guerra nucleare mentre se ne sta facendo una molto tradizionale, con uomini sul terreno e obiettivi territoriali, è una mossa estranea a tutta la tradizione del confronto tra potenze dagli anni Cinquanta in avanti. Anche le persone meno informate, anche gli osservatori più ingenui, hanno imparato, nel corso della guerra fredda e della contrapposizione tra blocchi (poi estesa ad altri paesi), che i due piani, quello nucleare e quello basato sulle armi convenzionali, sono separati non tanto per la volontà dei governi ma per il differente sistema logico cui attengono.

Nessuno avrebbe usato la minaccia nucleare, come ha fatto ora velatamente il ministro russo imbeccato da Vladimir Putin, in un teatro di guerra come quello ucraino. Non perché prima erano buoni, ma perché prima sapevano usare le parole, tenendole al posto loro, e si facevano guidare dalle regole del confronto militare. Anche la persona più naif sa che c’è differenza tra il concetto di equilibrio, che domina lo scenario nucleare, e quelli di contrasto e possibilità di prevalere che appartengono allo scenario bellico ordinario. Non è certo rompendo queste ovvie regole che Putin e i suoi potranno fermare l’iniziativa europea, ormai entrata nella fase attuativa (a proposito, ben arrivati anche agli spagnoli, inizialmente frenati da un dissenso nella maggioranza) a sostegno, attivo e quindi quasi belligerante, dell’indipendenza ucraina.

Ah, domani la Georgia presenta domanda di adesione all’Ue.

Ecco, la guerra e le scelte che impone muovono in modo consistente gli schieramenti elettorali, e non solo in Ungheria.

 


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Le tre "cose" principali:

Fatto #1: l’Ue e la Nato si muovono. Ecco la consegna delle armi dalla Germania, i mille dispositivi anticarro e i 500 missili terra aria. Il governo tedesco è stato il primo in Europa ad annunciare l’invio di armi e a spiegare esattamente quali fossero. Va ricordato che la propaganda militare russa aveva sostenuto che le armi in arrivo dai paesi europeo sarebbero state subito distrutte appena varcato il confine (non è successo).

I russi rafforzano la pressione militare, con metodi simili a quelli usati in Siria (osserva Mariano Giustino di Radio radicale).

La vita grama dei russi sanzionati e l’appello anti-Putin del coraggioso Alexei Navalny.

Fatto #2: e brava Forza Italia che sostiene il piano del governo sull’energia. Poi però seguite il governo anche su delega fiscale e catasto, se no, come si dice a cena a Roma, so’ boni tutti. Ma, a quanto si è saputo, Forza Italia ha invece svolto il ruolo di forza di mediazione tra governo e Lega, ottenendo, sul catasto, un rinvio di 24 ore per la decisione. Il governo fa sapere che allo scadere del periodo di ulteriore approfondimento procederà comunque con l’inserimento dell’art. 6, quello sul conteggio del patrimonio immobiliare, nella legge delegata. Il nervosismo è palpabile e Mario Draghi potrebbe essere pronto ad andare a vedere il bluff leghista.

Fatto #3: intervista da leggere questa a Stefano Ceccanti, per le domande e per le risposte, perché ci troverete i dubbi e le obiezioni cristiane alla guerra, i necessari chiarimenti costituzionali sulla ammissibilità della mobilitazione in sostegno dell’Ucraina, l’analisi politica del conflitto in corso.

 

Oggi in pillole

  • La Bce non ci pensa neanche, adesso anche la Fed non ci pensa più, e, insomma, i tassi di interesse restano buoni e bassi ancora per un bel po’
  • Intanto in Ruanda, le cose vanno come prima
  • Paolo Nori finito nel tunnel del nonsense universitario/politicista/correttista e vorrebbe uscirne (è la vicenda incredibile del corso su Dostoevskij cancellato perché, appunto, dedicato a un autore, ehm, russo e il momento non sembrava opportuno ai dirigenti dell’Università di Milano Bicocca)