(foto Ansa)

Di cosa parlare stasera a cena

La politica ridotta a scontro tra specialisti in pedanteria

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

I correttori, il problema del confronto non tra proposte politiche, quindi tra letture della società e tra rappresentanze di grandi interessi aggregati, ma tra esperti di logistica, specialisti in pedanteria. Perché se è vero che fidarsi troppo dell’intendenza che seguirà può essere un’illusione o addirittura inganno, non si può neppure passare all’idea che l’intendenza comanda tutto. È la strategia dei cacciatori di errori, come li ha chiamati oggi sul Foglio Giuliano Ferrara citando uno spazientito Emmanuel Macron. Il modello di questa tecnica nella competizione per il consenso (e per una cosa che viene prima del consenso e cioè gli spazi mediatici e televisivi) è Carlo Calenda. Il leader di Azione, non è l’unico eh, ha un po’ creato e un po’ cavalcato quest’onda di campioni logistici. Nella sua esperienza da ministro ha provato a svuotare l’approccio ideologico e politico (forse perché da una visione liberale e pro-business non credeva di avere vita facile in un governo di centro-sinistra) per puntare tutto sull’execution. Ma poi la cosa gli ha preso la mano e ha fondato addirittura un partito di impronta manageriale, un partito esecutivo, sfrondato completamente da visioni generali. Sì, lui affetta una certa attenzione per la marginalità sociale ed economica, ma lo fa solo, e nuovamente, per non farsi dare del montezemoliano, pariolino, e altre stupidaggini da talk show. Cretinate da cui è però ossessionato. E anche Matteo Renzi, forse per il desiderio di rottamare tutto comprese le ideologie, si è un po’ invaghito della logistica. Fino a esporsi come solutore/manager (lui che invece è stato anche un grande fornitore di visioni politiche) ad esempio buttando lì l’idea che per i vaccini (la campagna vaccinale è uno dei terreni preferiti in generale dei nostri campioni della logistica) si dovesse privilegiare il personale della scuola a scapito di altre categorie o altre classi di età. Proposta forse giusta, forse sbagliata, ma fuori luogo e non per lesa commissarialità di Domenico Arcuri, ma per banale, corrente, opportunità.
 
Poi c’è che quello di proporsi come solutori, praticoni,  è un giochino insieme troppo facile e rischioso. Potrebbe anche essere un modo per occupare uno spazio elettorale, solo che è terribilmente e letalmente soggetto a mimetismo: chiunque può, anche di punto in bianco, argomentare su temi gestionali. Ne sono pieni i social e specialmente con la pandemia. Se il governo si è trasformato nell’organizzatore delle nostre vite e perfino degli orari e della socialità, la risposta è stata la super pedanteria della contestazione: un esercito di Furio (il personaggio di Carlo Verdone che pianificava la vita propria e dei suoi familiari) si oppone per contrappasso al governo dei dpcm. Se il dibattito politico diventa un confronto tra generali attorno a una cartina topografica e i generali sono qualche decina di milioni, quanti sono gli elettori italiani, non si ha un piano strategico realizzabile ma solo una grande confusione, in cui prevalgono e si affermano i generali più furbi o più cattivi. A restare un po’ abbandonata è la ordinaria competizione politica. Le differenze ideologiche e le plurali convinzioni sui temi del dibattito sociale, della rappresentanza, della democrazia, della libertà, sfumano e diventano irrilevanti. Ma così lo stesso processo di selezione democratica e la stessa competizione elettorale diventa una specie di concorso pubblico per assumere nei ruoli tecnici del comune, non avendo né la capacità né le informazioni sufficienti (in fondo le ideologie e le grandi rappresentanze di interessi sono scorciatoie per approssimare la scelta migliore dei provvedimenti tecnici) per farlo. Tutto questo per dire che forse, passando per dimissioni e crisi pilotata, bisogna che la possibile maggioranza si dia (e abbia) anche, una buona volta, un profilo politico, faccia capire che interessi rappresenta, che sviluppo vuole, da quali radici ideali voglia discendere e a che futuro voglia portare il paese. 

 

Le tre "cose" principali 

Fatto #1 

Che poi oggi l’ambito corretto per questo tipo di contestazioni verso la politica si vedeva in perfetta chiarezza nel tavolo tra governo e associazioni imprenditoriali. Per capirci: se c’è Confindustria non servono partiti che ne ribadiscano le osservazioni ma confondendo i piani di azione. E dubbi sulla qualità del piano di ricostruzione oggi sono venuti da parte di Confindustria. Gli imprenditori non vedono l’applicazione degli schemi richiesti dall’Ue nel piano italiano e segnalano che questo ora comporta il rischio di un totale blocco dei progetti e molto di qualche semplice contestazione. Mentre dal dialogo tra la ministra delle Infrastrutture e i sindacati dell’edilizia sono venuti tentativi di accelerazione che potrebbero rivelarsi utili se l’attività di governo dovesse proseguire con più o meno gli stessi gruppi di maggioranza. Ah, c’è anche un po’ di allarme e di allarmismo sui conti dell’Inps, con risposta dell’istituto. Ecco, il ruolo manageriale, le intemerate logistiche, andrebbero lasciate a questi livelli di partecipazione al dibattito pubblico: i sindacati e le rappresentanze imprenditoriali. La politica sta, se vuole, senza albagia ma un gradino sopra. 

 

Fatto #2 

Nicola Zingaretti premette che la situazione attuale deriva dalla scelta di Iv e poi passa a proporre un nuovo accordo parlamentare. Intanto c’è il nodo del voto sulla relazione del ministro Alfonso Bonafede, con Claudio Cerasa e il Foglio a farci sapere che sulla giustizia gli schieramenti non si improvvisano. Sull’agenda delle riforme e della politiche oggi il Foglio aveva un contributo pesante di Tommaso Nannicini, leggete e parlatene a cena. Sì girano voci in tutte le direzioni, compresa la possibilità di un governo guidato da Luigi Di Maio. Intanto però, almeno in superficie, i 5 stelle restano sulla linea Conte

 

Fatto #3 

Il presidente Sergio Mattarella si rivolge all’Egitto e fa pesare le richieste italiane per la ricerca delle responsabilità nella morte di Giulio Regeni. 

 

Oggi in pillole 

 

- Il vaccino Moderna, a quanto comunicato dall’azienda dopo verifiche tecniche, funziona anche contro le varianti più pericolose per ora identificate. Una di esse, quella brasiliana, si è affacciata in Italia.

- Twitter, che qui amiamo (forse ricambiati) e sfruttiamo ampiamente per le conversazioni a cena, aveva capito primo di tutti. L’uccellino ci aveva messo sull’avviso per l’arrivo della pandemia.

- Come è andata nelle ultime ore: salgono ricoveri e terapie intensive.

- Andare d’accordo è impossibile, ma almeno “facciamo a capirci” (si parla di relazioni Usa-Russia e della presidenza di Joe Biden).

- Intanto non ci sono più divieti contro i transgender nell’esercito Usa.

- Forse per Anna Hidalgo la meta dell’Eliseo è troppo lontana.

- Mentre per i laburisti in Uk c’è un sondaggio che darebbe la vittoria come non succedeva da anni.