di cosa parlare stasera a cena

Prospettive politiche dopo l'incontro del centrodestra con Mattarella

Giuseppe De Filippi

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Allora, ci si chiede sempre più spesso perché il centrodestra non tenta di proporsi come alternativa al governo attuale, anche come soluzione immediata e attrattiva, anche con operazioni parlamentari uguali e contrarie a quelle in corso da parte del governo in carica. Lo ha fatto anche il Foglio, per curiosità giornalistica e per passione politica, e finendo poi di fronte al muro di Matteo Salvini, a quella specie di sbarramento ideologico con cui il più forte partito dello schieramento di destra blocca la sua stessa spendibilità politica. Ma proviamo, per le chiacchiere a cena, ad allargare il discorso anche all’altro partito pilastro della coalizione di destra, quindi a Fratelli d’Italia, e vediamo, per tutti, dove possono essere i fattori di blocco.

   

A prima vista sembra che ci sia, da parte di Giorgia Meloni e di Salvini, un riflesso fondamentale e cioè il desiderio di arrivare alle elezioni stando comunque all’opposizione. È più evidente questa tendenza in Meloni, mentre Salvini recentemente ha aperto a qualche minuscola possibilità di collaborazione e poi ha comunque governato nella parte iniziale della legislatura, mostrando almeno in quella fase di essere disponibile al rischio di governare. Ma, tolte queste piccole ragioni di differenziazione salviniana, alle strette la strategia comune è quella di starsene nella comoda posizione di oppositori di questo governo o di qualsiasi governo sia costretto ad assumersi le responsabilità pesanti imposte dalla pandemia (lo schema è lo stesso della crisi finanziaria, solo che allora i sacrifici erano tutti economici e non anche dovuti alla compressione degli spazi di vita sociale).

   

Domandiamoci cosa propongono entrambi (teniamo fuori da questa analisi Forza Italia perché indubbiamente schierata su altre posizioni, anche se poi sempre aderente alle decisioni imposte dai due big) non sul piano ideologico ma su quello pratico, immediato. Perché certo, è vero, il loro faro sovranista e populista non è molto di moda, ora c’è Joe Biden e prima di lui c’è stata la forte risposta europea alla crisi sanitaria, e quindi è certamente logorata la loro bandiera ideologica. Ma questo non basterebbe a tenerli fuori, almeno non in Italia. Però cerchiamo di vedere cosa proporrebbero Meloni e Salvini se fossero al governo domattina. Forse chiederebbero la riapertura totale e immediata delle attività commerciali? O un bel “tutti a sciare”? E la scuola? Facile ironizzare sui banchi ma se entro fine mese di dovesse decidere, da parte loro, se aprire o no, e come, sapendo che gli stessi studenti e le loro famiglie hanno desideri e richieste ampiamente assortiti?

   

E poi c’è l’economia. Dicono che è troppo poco ciò che il governo sta dando come sussidio a chi è in difficoltà. Ma certo non si potrebbe passare all’anno bianco fiscale totale, al zero tasse per tutti, come sembra di capire dalle parole di Salvini. Opzione del tutto ingestibile nell’anno in corso e tremendamente problematica per gli anni successivi, quando bisognerebbe andare a recuperare, tra mille difficoltà, il rapporto con i contribuenti dopo un “liberi tutti”. E via con tanti altri esempi, non di grandi questioni ideologiche, ma di piccole impossibilità pratiche. Attenzione, tutti questi vincoli esisterebbero anche in un governo affidato a un terzo, a un tecnico, al quale verrebbe negato il sostegno della destra se non aderisse al programma dell’irresponsabilità.

 

È da queste premesse che è partito l’incontro di oggi dei leader del centrodestra, quindi con anche Antonio Tajani per Forza Italia, con il presidente della Repubblica. A cena sapremo se qualcosa nella posizione egemonizzata da Meloni e Salvini è stato modificato o smussato. Ma, nel dubbio, si può ripetere che è anche questa serie di ragioni a rendere forte la posizione di Giuseppe Conte quando si pone come alternativa obbligata: o la sua permanenza alla guida del governo o le elezioni. E quindi, vista l’avversione per le elezioni, a far ritenere che (problemi giudiziari e difficoltà politiche a parte, e vedete il punto 1) in qualche modo si riesca ad andare avanti.

  

Poi, comunque, tolti gli estremi a destra, resta da lavorare sul modello della maggioranza Ursula. La proposta gira, ma attenzione agli eccessi di semplicismo.

   

Le tre "cose" principali

 

Fatto #1

Il Gratteri Factor o l’effetto Cesa o l’imponderabile mediatico-giudiziario: per la ricerca della maggioranza da questa mattina è cambiato molto.

 

Fatto #2

Ma si va ugualmente avanti (anche se intanto va registrato anche il “no” definitivo al’ingresso in maggioranza da partre dell’ex 5 stelle Mario Giarrusso) con i progetti politici tramite i quali allargare il consenso parlamentare all’azione del governo. Ne parlavamo da qualche cena a questa parte. Dare gli incarichi a chi dovrà seguire direttamente il cammino delle grandi opere da finanziare con i fondi next generation Eu significa sbloccare le cose e fare un passo politico importante. Come battuta facile si può dire che non c’è nulla di più adatto dovendo cercare costruttori in giro. Ma è ovviamente la prefigurazione di un progetto politico, centrato sulla riscossa della crescita a partire dalla metà del 2021 e da consolidare con i massicci investimenti previsti in grandi opere infrastrutturali. Il calcolo è stato fatto più volte e tutti concordano su un possibile contributo alla crescita del Pil da parte della ripresa dei cantieri intorno al punto percentuale ogni anno e altrettanto importante sarebbe la spinta alla creazione di posti di lavoro. Il riconoscimento esplicito, anche via Twitter, da parte del segretario del Pd dà il senso di un’operazione politica non estemporanea.

  

Fatto #3

Con una situazione nazionale che peggiora di giorno in giorno la Germania è diventata la sentinella europea sul fronte Covid. Angela Merkel ha già deciso maggiori restrizioni ma sembra di capire dalle sue parole che le regole potrebbero essere ulteriormente indurite. E i dati tedeschi sono obiettivamente di una gravità insostenibile, con il governo tenuto al riparo da contestazioni solo grazie alla forte tenuta della maggioranza. Una condizione che non può durare a lungo. Il governo può usare come argomento difensivo l’individuazione della variante del virus, i cui effetti in termini di contagi sono particolarmente gravi. Mentre scelte come la chiusura dei confini sono evocate anche con una certa dose di strumentalità per far vedere che il governo ha ancora piani da realizzare e che i problemi sono di importazione e non dovuti interamente a errori nazionali. E in Uk salta l’appuntamento musicale più importante dell’anno.

  

Oggi in pillole

  • Alcune regioni cominciano a rallentare la distribuzione dei vaccini o a interromperla completamente per chi deve avere la prima puntura. In Toscana, ad esempio, per il vaccino Pfizer da oggi e fino a nuova indicazione verranno fatti solo richiami, mentre si comincerà con quello di Moderna. Ma sono questioni per le quali si spera in una rapida soluzione, ed è possibile che ai primi di febbraio non se ne parli più, con la ripresa piena del massimo ritmo di vaccinazione e con l’arrivo del prodotto di AstraZeneca. Per la sottosegretaria Sandra Zampa la questione Pfizer è comunque prossima alla soluzione.
  • La Banca centrale europea continua ad avere una visione molto prudente, per non dire pessimistica, sulla crescita nel 2021. E partendo da quella visione conferma il piano di massimo sostegno monetario all’economia.
  • Metalmeccanici e Recovery plan
  • Kamala Harris sarà una vicepresidente molto presente
  • Post inauguration la poetessa Amanda Gorman va in testa alle vendite su Amazon e si lavora anche sul guardaroba
  • Se può divertirvi, e comunque due parole a cena può meritarle, ecco un cospirazionista americano, dalle parti di QAnon, dall’aria simpatica e non estremista. Sembra più un bambino deluso che un complottista alle prese con i suoi demoni politici
  • I rapporti tra Ue e Turchia partono da migliori premesse, così dice, sorprendendoci un po’, il capo della diplomazia europea
  • La riapertura degli Uffizi

  

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