Giuseppe Conte ed Emmanuel Macron (foto LaPresse)

Dagli arresti per lo stadio della Roma alla crisi con la Francia. Di cosa parlare a cena

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi 

No alle olimpiadi del mattone, sì allo stadio di Lanzalone: la scelta ora espone la sindaca Raggi e la Giunta grillina a una situazione politicamente non sostenibile. Gli elementi destabilizzanti sono diversi. Si comincia ovviamente dall'inchiesta in sé e quindi dalle pesanti indicazioni della procura con il sospetto di aver usato la corruzione su vasta scala (coinvolgendo vari gruppi consiliari, anche esponenti del Pd e di Forza Italia) per fare in modo che non ci fossero intralci sulla modifica del progetto per lo stadio e l'area circostante. Poi c'è il problema politico e anche personale interno al Movimento 5 stelle, con l'imposizione (e successiva accettazione) di Luca Lanzalone come facilitatore del progetto stadio (da contrapporre all'allora assessore Paolo Berdini, poi dimessosi per divergenze con la giunta di cui, dopo essere stato uno dei nomi più rappresentativi in campagna elettorale, è poi diventato un fiero critico). A volere Lanzalone è stato direttamente Beppe Grillo, soddisfatto in passato dallo svolgimento di altri incarichi (uno dei principali a Livorno). Possibile quindi che ora si vada a una brusca richiesta di spiegazioni interna al movimento, anche se occorrerebbe da parte di Raggi un'alzata di personalità, cosa che non è completamente da escludere perché la sindaca ha ormai, con questo episodio, visto precipitare la sua carriera politica diventando quindi libera almeno di sfogarsi. Il terzo punto problematico (quello che aveva mosso Grillo, convincendolo a puntare sul facilitatore perché si realizzasse il progetto dello stadio) è il rapporto con l'opinione pubblica romana e romanista, con la quale la Giunta, anche per opera dell'assessore Daniele Frongia, si era impegnata a portare a termine la realizzazione del progetto a Tor di Valle. Ora si va verso  lo stop alla delibera, mentre gli stessi terreni individuati diventano più difficilmente disponibili, e per romani e romanisti che avevano apprezzato gli impegni della Giunta la parola delusione è un eufemismo e il credito politico ed elettorale viene completamente azzerato.

  


 

Poi c'è la politica economica e fiscale iper pluralista di questo governo. Ieri il fantastico vertice tra i ministri e il prof. avv. sembrava aver portato almeno alla definizione del documento alla base della manovra, il Def, con indicazioni di rilievo, come la copertura in deficit della sterilizzazione degli aumenti Iva. Sembrava, perché mentre Tria annullava la sua visita a Parigi dove avrebbe dovuto parlare col suo omologo, ecco che Matteo Salvini, davanti alla platea di Confesercenti, anziché parlare, non so, di sicurezza nelle attività commerciali, di contrasto all'abusivismo, di controllo dei centri urbani e delle zone di grande passaggio, insomma di temi rilevanti per un ministro dell'Interno, si è invece buttato in una dettagliatissima previsione di misure fiscali e di bilancio. Parlatene a cena, anche per ragionare sulle possibilità di tenuta di una maggioranza in cui tutti fanno il lavoro degli altri.

   

Può anche succedere che a cena si parli di sottosegretari. Non dovrebbe succedere, certo, ma viviamo tempi nuovi e bisogna adattarsi. E questa volta la galleria dei sottosegretari è qualcosa di strabiliante nella sua composizione di diversi tipi umani. Si va da chi sostiene l'euro e la sua impalcatura incostituzionale, a chi riprende e diffonde le più viete fissazioni complottiste o le peggiori sguaiatezze o posizioni molto discutibili nei rapporti internazionali. Spiccano Carlo Sibilia, Laura Castelli, Manlio Di Stefano, Alessio Villarosa, Vincenzo Santangelo.

 

  


 

E veniamo alla disfida di Barletta, di cui a cena non si potrà fare a meno di parlare, tra ministri che annullano visite in Francia e uno spirito anti-gallico come non si vedeva da tanto tempo. I francesi hanno usato parole brutte? E vabbè però è stata l'Italia a smontare il diritto internazionale e gli accordi europei rifiutando l'attracco alla Aquarius, e non si facciano paragoni con situazioni che riguardano confini di terra, perché sarebbero fuori luogo e anche infondati in punta di diritto. Peccato poi, perché invece il presidente Macron era stato così pronto a chiamare il prof. avv. già nella fase ancora esplorativa.

 


 

Ha fatto bene, parlatene a cena (con un occhio al servizio di piatti) e lodate lo spirito pro-casta di questa iniziativa.

 


 

Stasera e magari anche le prossime, dopo cena o prima di cena o durante la cena riflettete su questi dati e passate rapidamente ai fatti.