Sabino Cassese - foto Ansa

Dialogo sull'Italia

Ottimismo e razionalità nel libro di Sabino Cassese, ricettario di riforme necessarie al paese

Sergio Soave

La raccolta di dialoghi su "Miseria e nobiltà dell’Italia" del giurista ci dà un quadro o meglio una pinacoteca di ritratti delle contraddizioni del nostro paese, e non solo. Un esempio illuminante, fra i tanti, è il confronto tra il presidenzialista e il parlamentarista

La raccolta di dialoghi su “Miseria e nobiltà dell’Italia” di Sabino Cassese, ospitati mensilmente dal nostro Foglio e arricchiti per la pubblicazione (edizioni Solferino) ci dà un quadro o meglio una pinacoteca di ritratti delle contraddizioni del nostro paese, e non solo. La contraddizione non è però considerata di per sé un difetto, quanto invece espressione di una dialettica sempre incompiuta e quindi aliena da giudizi definitivi. La scelta della forma del dialogo corrisponde appunto a questa visione, tutt’altro che assertiva. Sono illuminanti le definizioni degli interlocutori, pessimista contro ottimista, anti italiano contro italiano, continuista contro discontinuista, per citarne solo alcune. La dicotomia ottimista-pessimista, ripresa varie volte, rimanda alla nota definizione di Antonio Gramsci (“pessimismo dell’intelligenza ottimismo della volontà”) ma la reinterpreta, si potrebbe dire che, paradossalmente, la inverte. L’ottimista di Cassese non è affatto velleitario, al contrario sa leggere i problemi italiani in un contesto storico, culturale e internazionale che ne dà una visione non edulcorata ma realistica, mentre il pessimista non si spinge quasi mai a indicare soluzioni. Va detto però che in qualche caso, come nell’esame della rielezione di Sergio Mattarella nel 2022, all’ottimista non si contrappone un ottimista ma un interlocutore definito realista e perciò stesso messo in una posizione di vantaggio retorico.  

Il meccanismo dialogico permette di mettere a confronto posizioni politiche e atteggiamenti istituzionali divergenti senza partito preso: un esempio illuminante, fra i tanti, è il confronto tra il presidenzialista e il parlamentarista, in cui non si promuove una visione rispetto all’altra, ma si riconduce il dibattito ai presupposti costituzionali ma anche alle esigenze nuove determinate dall’intreccio tra poteri nazionali e sovranazionali.

Anche la scelta degli argomenti su cui si intesse il dialogo è particolarmente significativa: temi difficili e, apparentemente, soprattutto tecnici, da quelli dell’assetto istituzionale alla questione dell’efficienza dell’amministrazione e della burocrazia a quello dell’organizzazione dei concorsi, vengono affrontati senza i consueti paludamenti e così diventano occasione di confronti non rassegnati all’inutilità delle “prediche” e non affascinati da una certa faciloneria illuministica. Il sistema dialogico non sconfina, come potrebbe apparire a un esame frettoloso, in una specie di “neutralità”:  Cassese ha le sue opinioni e le esprime, rendendole più vivide proprio perché sempre sottoposte a un contraddittorio reale, a un confronto non semplificato con le opinioni diverse o addirittura contrarie. L’interlocutore di Cassese non viene trattato o maltrattato come il Simplicio dell’immortale “Dialogo sui massimi sistemi” di Galileo Galilei. Quando il riformista si confronta con l’illuminista non si fatica a cogliere la preferenza di Cassese per l’impostazione del primo, ma gli argomenti del suo contraddittore sono illustrati non solo con onestà intellettuale ma anche con un corredo di riferimenti culturali, di dati statistici, di analisi puntuali che dà conto della serietà di una contesa intellettuale e politica di spessore.

I temi più attuali della battaglia politica e istituzionale sono affidati al confronto tra l’innovatore e il conservatore, posti davvero sullo stesso piano: non ci sono ricette innovative miracolistiche, non c’è compiacente tolleranza per i guai del lasciare tutto come sta: è il segno di una ricerca di riforme che non promettano più di quello che possono mantenere e di una difesa non oltranzista di un assetto attuale del quale non si nascondono i problemi. Anche su questo, soprattutto su questo, Cassese non dà ricette ma fornisce i dati e i riferimenti utili per cercare soluzioni realistiche e questo in sostanza è il messaggio fondamentale che esce dal suo testo, un invito e un aiuto a riflettere prima di decidere, insieme all’esigenza di non usare l’esigenza di riflessione attenta come una strumentale obiezione a ogni innovazione. Un invito e un aiuto davvero necessari nel tempo presente.

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