Christian Greco (LaPresse) 

A Torino

L'incredibile e inutile bufala della cacciata di Greco dal Museo Egizio

Maurizio Crippa

Se non hai il quotidiano “allarme son fascisti”, inventalo. La minacciosa campagna contro il direttore non è mai esistita. Ci sono state semmai le dichiarazioni del vicesegretario della Lega Crippa, che non ha perso l'occasione di aggravare la posizione culturale già non solida della sua parte politica

Riconoscibile senza bisogno di indagini al Carbonio 14 come per le mummie, ma ahimè dal solo cognome, Crippa, che lo identifica come barbaro padano, il vicesegretario della Lega Andrea Crippa è riuscito con due dichiarazioni ad aggravare la posizione culturale già non solida della sua parte politica e a certificare, in modo indiretto, la superiorità degli egizi antichi e anche di qualsiasi africano di oggi sui padani: “Il Museo Egizio di Torino viene pagato dai cittadini e lui ascolta solo la sinistra”, ha detto, scagliandosi contro il direttore, ottimo, dell’Egizio Christian Greco. “E’ un razzista contro italiani e cristiani. Si dimetta subito”. E persino: “Ha fatto sconti solo per i musulmani e mai per chi professa altre religioni”. Il tapino s’è spinto fino a invocare un intervento del ministro Sangiuliano. Con ciò la posizione di Greco, già ben salda prima, in virtù delle sue capacità, è  graniticamente blindata. Con trionfale vittoria mediatica dei suoi difensori, compresi i 92 studiosi firmatari di una lettera di solidarietà. Barbari delle destre, go home.

E questa è, in sintesi, la polemica dei giorni scorsi montata attorno al Museo Egizio e al suo bravo direttore. O almeno è come è apparsa: gonfiata come una mongolfiera e fatta decollare dai giornali, con un pletora di inutili tuìt di politici ad adiuvandum.

Se qualcuno volesse invece capire qualcosa di più, della faccenda, potrebbe scoprire un’altra cosa. Un dettaglio, nemmeno piccolo: la minacciosa campagna per la cacciata di Greco dal prestigioso museo non è mai esistita. L’hanno montata – in mancanza di meglio, un momento di stanca nella massacrante ricerca quotidiana dell’“allarme son fascisti” da dare in pasto ai lettori – soprattutto i giornali del gruppo (torinese) Gedi. A partire da un paio di frasi, piuttosto stupide, dall’assessore piemontese al Welfare, Maurizio Marrone, di Fratelli d’Italia, a un altro giornale: “Non confermerei Greco. Ha doti manageriali non comuni, ma ritengo esistano figure potenzialmente più qualificate, che sono state penalizzate non dico per la direzione, ma addirittura per un posto nel cda del museo”. Parole e toni, del resto, che lo stesso Greco, in una sobria intervista a Repubblica, ha definito “urbani. E’ un’opinione personale, va benissimo. E’ plausibile che un componente della giunta regionale chieda conto dell’operato di un direttore”. Niente assalto all’arma bianca, niente linciaggio, dunque. Ma se non hai un altro allarme sotto mano, l’opinione di un assessore non direttamente coinvolto nella cultura diventa un otre da gonfiare.

E questo nonostante un paio di dati di realtà: nella Giunta piemontese le deleghe di Marrone sono le Politiche sociali e dell’integrazione socio-sanitaria, la Delegificazione e semplificazione, i Rapporti con il Consiglio regionale, l’Emigrazione, la Cooperazione decentrata internazionale e le Opere post olimpiche. Musei, nemmeno l’ombra. L’altro dato è scritto nelle carte: l’Egizio è una fondazione privata senza scopo di lucro i cui soci fondatori sono il ministero, la regione, il comune, la Compagnia di San Paolo e la Fondazione Crt. Non è dunque un museo pubblico e il direttore non viene nominato dal ministero. Tanto che anche Vittorio Sgarbi ha chiarito: “La sua nomina non dipende da me, non dipende dal ministro Sangiuliano e non dipende dal ministero. Ma dalla presidente della Fondazione del Museo delle Antichità Egizie, Evelina Christillin. E’ inutile chiedere la sua cacciata. Greco non può essere cacciato e anzi potrebbe anche essere riconfermato”. Greco rimarrà al suo posto fino al 2025, desideroso pure di poter raccontare a Giorgia Meloni il lavoro nel suo museo “ponte con l’altra sponda del Mediterraneo”. Non era “l’ultimo vergognoso attacco alla cultura”, come ha scritto a casaccio più di un politico. Ma, come diceva Altan: se non hai un allarme fascista da lanciare, “vai e titola: tragico vuoto”.
 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"