Incontri di vita e teatro dove l'unico sentimento che manca è la nostalgia

Alberto Mattioli

Che delizia “Non si può mai stare tranquilli”, gli “Incontri di vita e di teatro” di Pier Luigi Pizzi, scenografo, costumista, regista, direttore artistico, da 72 anni. Non solo le sue memorie, ma quelle del teatro italiano

C’è Valentina Cortese che arriva al funerale di Palma Ojetti direttamente da Salisburgo “senza nemmeno cambiarsi: indossava il tipico completo in lana cotta con i bottoni di corno, la coda di tasso sul feltro verde e il classico grembiule di seta ricamata. Insomma, era in costume tirolese” e “ovviamente non poté rinunciare al suo show” mettendosi a parlare con la defunta. C’è Montserrat Caballé che arriva alla prima prova della mitica “Semiramide” di Aix non sapendo la parte, e vabbè, quando mai ne ha imparata una, ma soprattutto dopo essersi ingozzata di meloni la sera prima. Risultato: fuga precipitosa in cerca di una toilette, e “in sala fummo investiti dalla colonna sonora di uno spettacolo pirotecnico. Era l’effetto apocalittico dei meloni” (altre fonti degne di fede raccontano però che la descrizione dell’incidente fu questa: “Uno tsunami di m…”).

 

C’è Angela Gheorghiu che come al solito pianta grane e viene cacciata da una “Traviata” a Madrid con questa sentenza: “Le note scritte non le fai perché non le sai, quelle non scritte non le fai perché non le hai”. C’è Paola Borboni che risponde così a Renato Rascel che le aveva dato della “brutta vecchia”: “Vecchia sì, ma sono stata giovane; brutta forse, ma sono stata molto bella. Lei, alto mai!”.

 

C’è naturalmente, e tanto, la Compagnia dei giovani, Falk-Guarnieri-De Lullo-Valli, tutta genio, bravura, trionfi, grandi tragedie e, talvolta, piccole meschinità. C’è Alberto Arbasino giovane che si taglia le vene per un amore infelice ma poi replica “con tagli più superficiali” per un altro lui, e “noi amici cercammo ironicamente di dissuaderlo dal ripetere lo stesso gesto ogni volta, altrimenti tanto valeva farsi installare una cerniera lampo direttamente sui polsi”. C’è Teresa Berganza, celebre Carmen che racconta della sua cameriera che ascolta in tivù la Caballé, ancora lei, cantare l’Habanera e strilla indignata: “Señora, la gorda canta lo suyo!”. Ci sono tutti, insomma. 

  
Che delizia, questo Non si può mai stare tranquilli, gli “Incontri di vita e di teatro” di Pier Luigi Pizzi, scritti per la Edt insieme al giovine Mattia Palma, che si avvia a diventare un Pizzi del giornalismo musicale. Pizzi ha 93 anni portati in modo da fare invidia a un sessantenne, ed è in carriera come scenografo, costumista, regista, direttore artistico, da 72: non sono solo le memorie sue, ma quelle del teatro italiano, e tutto, cantato, parlato e danzato. Una delizia dall’inizio alla fine, ovvio, un turbine di persone, personalità, vizi, virtù, glorie, miserie raccontato con una grazia talvolta affettuosa e talaltra perfida, da Saint-Simon (ma più ironico) o da cardinale di Retz (ma meno presuntuoso).

 

Tutto Pizzi minuto per minuto e spettacolo per spettacolo, incontri, scontri, passioni intellettuali e amorose (anche etero), viaggi, mostre, mostri. Non parla male di tutti, no. Ma di molti, sì. E naturalmente noi malvagi godiamo di più quando il Nostro demolisce qualcuno en passant, con quella  nonchalance distratta che distrugge. E allora Visconti “si prendeva terribilmente sul serio, con l’aggravante di una totale mancanza di ironia”, Fellini era “cinico e bugiardo”, Zeffirelli aveva il problema “di mettersi in competizione con Visconti” (diagnosi giustissima, alla fine: da qui l’accumulazione seriale), mentre Wanda Osiris, lanciando rose cosparse di Arpège in platea, “cantava (si fa per dire)”.

 

Rossella Falk sposa un ricchissimo industriale, Rino Giori e si trasferisce con lui in Svizzera. Qui “cominciò a fare le pulci ai conti della servitù, inimicandosi tutti fin dal primo giorno, ma dato che era piuttosto incauta nel ricevere visite in villa in assenza del marito, la vendetta non ci mise molto ad arrivare: fu subito denunciata a Giori che la buttò fuori di casa”. Naturalmente non manca la celebre guerra delle pellicce fra lei e la Cortese, alle prove di una “Maria Stuarda” di Zeffirelli, quando le dive arrivarono ogni giorno con dei capi più preziosi e più lunghi, finché “Valentina, con grande senso dell’umorismo, pose fine alla competizione presentandosi con due pellicce una sopra l’altra, con colbacco e manicotto”.

 
E’ una vita raccontata in modo tale da farci invidiare chi l’ha vissuta. Anche perché, in questo cocktail di sentimenti, l’unico che Pizzi non ha shakerato è la nostalgia. Alla sua età, continua a guardare avanti, non indietro: ed è forse la lezione più importante di questo libro incantato e incantevole.

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