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cancel culture

A mezzo secolo dalla morte, Picasso processato come mostro sessista

Giulio Meotti

Secondo la studiosa francese Isabelle Barbéris “l’arte deve essere antisessista, antispecista, anticoloniale e, naturalmente, anticapitalista…". Dovremmo davvero cancellare l'artista spagnolo?

Non farà la fine di Roald Dahl, Ian Fleming e Agatha Christie soltanto perché se è facile manomettere e modificare un vecchio romanzo – via una parola, due le cambiamo, tre le amputiamo – ben più difficile è inserire una pennellata in un quadro. Ma forse Pablo Picasso potrebbe fare la fine de “Ila e le Ninfe” di John Williams Waterhouse, che i curatori della Manchester Art Gallery, una delle maggiori del Regno Unito, hanno nascosto al pubblico per un po’ perché in odore di “sessismo”. In tempi di artisticamente corretto, come lo definisce la studiosa francese Isabelle Barbéris in L’art du politiquement correct (Presses Universitaires de France), “l’arte deve essere antisessista, antispecista, anticoloniale e, naturalmente, anticapitalista… Perché il turbinio di queste morali frammentate, innocue quanto ripetitive, risponde all’implementazione di un conformismo incrollabile”. “Nel cinquantesimo anniversario della sua morte: Pablo Picasso ai tempi del #MeToo”, titola il Welt. “Il MeToo per Picasso”, il Telegraph. E nel cinquantenario della morte di Pablo Picasso, il giornale inglese Guardian pubblica un lungo articolo in cui viene contestata allo spagnolo la sua nota misoginia. “Dovremmo cancellare Picasso”, il titolo.

 

Il pezzo riapre il dibattito sul tema della cancel culture, che questa volta ha preso di mira uno dei più importanti artisti del secolo scorso, ed è già un caso nel Regno Unito. Adrian Searle, uno dei critici del quotidiano inglese, ha scritto una lunga accusa, postuma, all’artista, definito “mostruoso misogino”. La domanda di Searle ai suoi lettori è questa: “L’indicibile trattamento che Picasso riservava alle donne, può oscurare capolavori come ‘Guernica’?”.

 

Poi le parole del critico Miguel Gomez: “L’origine dei suoi rapporti travagliati con le donne affonda le sue radici ben più in profondità rispetto alle prime infatuazioni amorose. Basti pensare al cognome stesso dell’autore, acquisito dalla madre, Maria Picasso, donna con cui aveva un legame affettivo al limite dell’ossessione e per cui nutriva una stima immensa. Solo con lei ebbe sempre un comportamento ineccepibile e non si può dire lo stesso delle donne che coinvolse nelle sue relazioni sentimentali”. Ancora più radicale Searle, che arriva a definire Picasso “vampiro, sociopatico, narcisista che si è lasciato dietro tradimenti e suicidi”. Giovani studenti d’arte hanno suscitato scalpore al museo Picasso di Barcellona, in piedi davanti alle opere con magliette con la scritta “Picasso, Frauen-Aggressor”. Un’azione  simile si è svolta  al Museum of Modern Art (MoMA) di New York. Attiviste seminude con asterischi dipinti su tutto il corpo davanti a “Les Demoiselles d’Avignon” (come l’artista Michelle Hartney che è entrata nel Metropolitan Museum of Art di New York e accanto a un dipinto di Paul Gauguin ha apposto un cartello per denunciare l’artista “sessista”). E il Reina Sofia ha dedicato l’ultima sessione ai “lavori sessuali nella storia” e alle “Demoiselles d’Avignon” “in prospettiva femminista”. Quest’estate, il Brooklyn Museum allestirà la mostra  “It’s Pablo-matic”. Di “disprezzo sfrenato per le donne” parla  la critica d’arte Eliza Goodpasture. “La sua famigerata crudeltà e misoginia sono  famose quanto i suoi dipinti”. La studiosa di Picasso Elizabeth Cowling rivela che “un certo numero di docenti  nei dipartimenti di arte ora si rifiutano di analizzare Picasso”. Per la tranquillità morale dei posteri.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.