l'intervento

La lezione dell'iraniana Satrapi agli studenti di Bologna: "La Repubblica islamica è morta"

Giovanna Pavesi

L'autrice di graphic novel come "Persepolis" è intervenuta all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Alma Mater: "I manifestanti che scendono in piazza a Teheran sono coraggiosi, bellissimi. E hanno fame di democrazia"

Durante il suo discorso all'Alma Mater di Bologna, Marjane Satrapi ha appassionato l'aula. I concetti sono arrivati netti, perché quando una delle più brillanti intellettuali iraniane ricostruisce i passaggi decisivi delle tante ondate di rivolta nel Paese, lo fa eliminando ogni tabù. Chiamando in causa chi ha avuto la colpa di schiacciare intere generazioni sotto le rigidità della dittatura. Ieri pomeriggio l'autrice di diverse graphic novel, tra cui “Persepolis”, diventata poi un film d'animazione nel 2007 candidato agli Oscar – che racconta in modo autobiografico la rivoluzione del 1979 –, è stata invitata dall'ateneo bolognese per l'inaugurazione dell'anno accademico, al termine del quale le è stato consegnato il Sigillum Magnum di fronte a un'aula magna pienissima. “In Iran la storia non si sta ripetendo, perché le persone che oggi manifestano non sono le stesse di anni fa e hanno una maggiore educazione – spiega l'autrice, analizzando la rivoluzione che da qualche mese attraversa il paese -. La nostra gente non si riconosce in questa forma patriarcale e non c'è più il machismo di prima, parlo delle giovani generazioni. Loro hanno raggiunto ciò che chiamiamo cultura democratica, visto che la democrazia è cultura, non è certo qualcosa che accade all'improvviso. È un processo che hanno attraversato e sono pronti per la democrazia”. Definisce i manifestanti “coraggiosi” e “bellissimi” e sembra certa che qualcosa possa finalmente trasformarsi ed evolversi, perché “le cose stanno cambiando e a questo punto penso possano cambiare davvero. Non posso dire quanto tempo ci vorrà, perché non vedo attraverso una sfera di cristallo, ma credo che la Repubblica islamica sia morta. Il muro della paura è crollato e una volta che non si ha più paura, non si può tornare indietro”.

 

Negli ultimi anni, l'Iran, ritenuto uno degli stati “più giovani” al mondo, si è confrontato con diverse rivolte di piazza. Prima delle proteste dell'autunno scorso, successive alla morte di Mahsa Amini, ce ne sono state altre. Nel 2009, il movimento dell'onda verde chiese, dopo le elezioni presidenziali, le dimissioni dell'allora presidente Mahmoud Ahmadinejad dal suo incarico, perché accusato di aver pilotato il risultato elettorale. Anche in quella circostanza ci furono proteste di piazza e violenze sui manifestanti. La morte di Neda Agha Soltan, studentessa uccisa durante una manifestazione, finì in rete grazie a un video amatoriale, pubblicato poi su YouTube, che testimoniò sia i suoi ultimi istanti di vita, sia una violenza diventata insopportabile. “Io non penso di essere un simbolo per tutte le ragazze e tutte le donne, perché credo che l'essere umano sia un essere umano: uomini, donne, transgender – ha osservato Satrapi -. È tempo di considerarci tutti come esseri umani, capendo che il mondo è uno solo e appartiene a tutti. Non possiamo pensare che qualcosa che accade altrove non ci interessi”.

 

Durante il suo intervento all'Alma Mater, l'autrice ha anche definito quella in atto in Iran come la “prima rivoluzione femminista a cui si sono uniti molti uomini”, che si scorgono nelle piazze e che sfilano, coraggiosamente, affinché tutti possano vederli. “Nel mondo occidentale spesso si combatte tra uomini e donne, un po' come se i primi fossero tutti cattivi e le seconde solo buone, eppure all'interno della cultura maschilista ci sono tantissime donne che crescono i loro figli senza rispetto verso il genere femminile – ha proseguito l'autrice -. Non è una questione di genere ma di cultura, di intelligenza e di molto altro. Così come il mondo non è diviso tra est e ovest, tra nord e sud e tra musulmani e cristiani, ci sono persone che credono nella libertà e nell'uguaglianza e altri che non ci credono. E questo è completamente indipendente dal Paese da cui provengono o dal loro genere. Se noi comprendiamo questo, comprendiamo tutto”.

L'università di Bologna, che ha scelto di inaugurare l'anno con Satrapi per la sua storia personale e per il significato della sua produzione letteraria, conta oggi più di 260 studenti iraniani e, come ricordato dal rettore Giovanni Molari, rappresentano la comunità straniera più ampia dell'ateneo. “Che cosa dovrebbe fare l'Italia per supportare questa rivoluzione e gli studenti che studiano qui? Parlarne, perché la politica cambia grazie all'opinione pubblica – ha concluso la scrittrice -. Certo, le parole sono parole, ma senza le parole non c'è azione e la base di ogni azione è la parola. Quindi, parlatene. Sempre”.

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