Alessandro Cattelan (Ansa)

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Pochi titoli ma buoni. I piani della casa editrice di Cattelan che non vuole invadere il mercato

Iuri Moscardi

Accento è il nuovo progetto editoriale e imprenditoriale del conduttore televisivo insieme a Matteo B. Bianchi: "Non siamo un brand ma una piccola sartoria che si sceglie i materiali di lavoro”

In libreria nelle ultime settimane spiccano le bellissime copertine di Tutto ciò che poteva rompersi di David Valentini, Senza respiro di Raffaella Mottana e Manuale di caccia e pesca per ragazze di Melissa Bank. Sono i primi tre titoli di Accento, il nuovo progetto editoriale e imprenditoriale di Alessandro Cattelan per “mettere l’accento su nuove voci”. Nome più adatto non c’era, aggiunge il direttore editoriale Matteo B. Bianchi, “perché è un elemento legato alla scrittura”. I due si conoscono da anni (Bianchi era autore di “E poi c’è Cattelan”): “Quando Alessandro mi ha chiamato per dirmi che stava pensando di fare una casa editrice gli ho detto che la dovevamo fare insieme”, confessa Bianchi, da anni scout di esordienti con la rivista ‘tina nonché suggeritore di libri nel podcast Copertina; “ci unisce la passione per i libri, sono stato la miccia che ha fatto esplodere la sua idea”.

Idea venuta a Cattelan un paio d’anni fa quando, “allo scoccare dei quarant’anni, cercavo un progetto alternativo: ho sempre lavorato per me, volevo valorizzare gli altri. Non siamo un brand ma una piccola sartoria che si sceglie i materiali di lavoro”. In quanto unico finanziatore “sapevo che all’inizio ci avrei perso, per questo abbiamo tirature basse: alla festa di lancio con i giornalisti, mi sono messo a un banchetto a vendere libri. Non vogliamo invadere il mercato ma conquistare la fiducia dei lettori e dei nostri esordienti diventando, usando un termine calcistico, una cantera per gli editori più grandi: se ce li ruberanno mi dispiacerebbe, ma confermerebbe la bontà del nostro scouting”.

Oltre all’idea e ai soldi, a lui il merito di avere coinvolto Bianchi, che ha coinvolto Gianmario Pilo (collaboratore amichevole fondamentale per la parte commerciale), che ha contattato Eleonora Daniel, che ha proposto un ufficio grafico: “Ognuno ha portato un suo pezzettino con l’entusiasmo delle piccole imprese che vogliono sfondare”. Una casa editrice è un meccanismo ignoto anche a uno come lui, che non ha avuto paura delle critiche ma anzi “sapevo che la mia fama sarebbe stata una carta su cui puntare all’inizio, è un boost importante”. Infatti, il giorno in cui ha accennato al progetto in radio, “abbiamo ricevuto 120 proposte”, dice Bianchi. Lui le filtra con la editor e caporedattrice Eleonora Daniel per passare il meglio ad Alessandro, con cui prendono insieme la decisione finale: “Per evitare che si pensasse ad Accento come al suo vanity project abbiamo tenuto nascosto il suo coinvolgimento ai nostri primi autori”.

 

Per quanto riguarda i libri, “non abbiamo pensato a un pubblico specifico” dice Cattelan perché “la mia rubrica di recensioni su Instagram mi ha mostrato che chi mi segue ha gusti simili al mio e di Matteo: i nostri libri piacciono a noi perché sappiamo che ci sono molti lettori a cui piacciono”. Aggiunge Bianchi: “Puntiamo a quei lettori motivati pronti a seguirci se indichiamo loro certi autori: vogliamo creare una community partendo da chi già ci segue”. Dopo i primi tre titoli, usciti contemporaneamente per mostrare l’identità della casa editrice, ne usciranno otto l’anno, abbastanza per lavorarli e seguirli bene. Oltre alla collana principale dedicata agli esordienti (“Accento acuto”), in “Accento grave” troveremo i recuperi (come Melissa Bank, scomparsa da poco) e dall’anno prossimo “Dieresi” con saggi contemporanei e pop. A fine novembre, poi, uscirà un’antologia di scrittori under 25 “a cui teniamo molto: abbiamo letto più di 400 racconti per sceglierne dodici”, dice Bianchi; oltre che omaggio a Tondelli in linea con gli obiettivi della casa, è un laboratorio con cui “teniamo d’occhio giovani che potrebbero essere nostri autori in futuro”.
  
 

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