Sandro Botticelli, La mappa dell'Inferno

Un dialogo a più voci per raccontare la Divina commedia ai giovani

Roberto Persico

Franco Nembrini e Gianluca Recalcati presentano Dante come finora non era mai stato fatto. "Uscimmo a riveder le stelle" non è solita antologia per ragazzi

Un breve estratto, per dar l’idea del clima di questa versione della Divina commedia – per ora, l’Inferno – riscritta per i ragazzi: “‘E mentre ch’io là giù con l’occhio cerco, / vidi un col capo sì di merda lordo, / che non parëa s’era laico o cherco’. Dante, cosa fai? Non si dicono le parolacce! Da un grande poeta come te poi, non ce lo aspettavamo proprio... Sì, Dante è un grande poeta; e proprio per questo usa tutte le parole che ha a disposizione. Se deve parlare di cose belle, usa parole belle; se deve parlare di cose brutte e schifose, usa parole brutte e schifose”.


Edizioni per i lettori più giovani dell’opera di Dante ne esistono già parecchie, va da sé; ma tutte, comprensibilmente, scelgono la strada dell’antologia: i canti più significativi, i personaggi più famosi. Franco Nembrini e Gianluca Recalcati (Uscimmo a rivedere le stelle, Ares, 288 pp., 20 euro)  invece – reduce dal successo del suo commento alla Commedia per Mondadori, il primo; insegnante da anni impegnato con i ragazzi più giovani, il secondo – scelgono la strada ardua della presentazione integrale, attraverso un vivace dialogo a due voci (anzi, tre, perché anche le numerose illustrazioni di Samuele Gaudio “parlano”).

La prima è la voce di Dante, che racconta il suo viaggio, quel che vede, quel che incontra, quel che pensa: una parafrasi vivace e diretta del testo dantesco, intercalata dalle terzine più famose, che permette di percorrere con lui tutto il cammino. La seconda voce è quella di Nembrini/Recalcati, che strizza l’occhio al linguaggio del lettore giovane, sempre diretta a restituire al viaggio di Dante tutto il sapore dell’avventura, del viaggio alla scoperta del mondo e di sé. Di volta in volta il controcanto spiega i passaggi più difficili, offre gli elementi di contorno per capire – che cos’è questo simbolo, chi è quel personaggio… –, suggerisce spunti di riflessione. Perché lo scopo dell’operazione è chiaro, dichiarato in partenza: “Ne abbiamo vissuti di inferni, in questi anni: il Covid, la guerra, la delusione della politica… Più di tutti ne hanno sofferto i ragazzi, i giovani, che all’alba della vita si trovano di fronte un orizzonte nero – anche perché troppo spesso hanno davanti adulti che sanno solo lamentarsi e maledire, che non sanno più testimoniare una letizia, non hanno più ragioni sufficienti per sperare. Che bisogno c’è, allora, di prendere in mano un altro inferno, quello che Dante ci racconta nella Divina commedia? C’è un bisogno grandissimo: perché Dante ci racconta che dall’inferno, da qualunque inferno, si può uscire”. Ieri, venerdì 4 novembre, a Bassano, è stato conferito il premio “Cultura cattolica” proprio a Franco Nembrini.

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