Fermo immagine dal video YouTube: Mental Places: a conversation with Gerald Murnane 

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Alla scoperta di Gerald Murnane, il più grande scrittore che nessuno conosce

Vanni Santoni

Australiano, non è mai uscito dal suo paese. È stato nella lista dei papabili al Nobel per la letteratura nel 2018 e ora si spera che ritorni alla ribalta. In attesa della traduzione di Inland, vale la pena rileggere i suoi libri

Gerald Murnane, chi era, o meglio chi è costui? Spesso definito “il più grande scrittore che nessuno conosce”, l’autore australiano, classe 1939, si vanta di non aver mai preso un aereo né lasciato il suo paese, e questo già spiega in parte la sua scarsa notorietà, nonostante una prima candidatura al Nobel nel 2018 e il successivo rispuntare del suo nome tra i papabili. 
Per quanto vanti tra i propri ammiratori sia scrittori-monumento come J.M. Coetzee che nomi trendy come Ben Lerner o Teju Cole, e nonostante scriva in inglese, quello di Murnane è ancora un nome per iniziati. 


 

Di certo in Italia crede nel suo nome Safarà, casa editrice indipendente che delle scritture iniziatiche ha fatto il proprio manifesto – suo il merito di aver portato per la prima volta da noi il cruciale Lanark dello scozzese Alasdair Gray, opera-mondo dalla vastissima influenza sul nuovo weird anglosassone e più in generale su tutta la speculative fiction (difficile, infatti, leggere autori come Gaiman, Moore, Miéville o VanderMeer con gli stessi occhi, dopo aver letto Lanark, loro matrice occulta) –, e che di Murnane ha già pubblicato, nella relativa indifferenza della stampa (almeno in proporzione alla qualità dei testi), ben tre libri: Le pianure nel 2019, Tamarisk row nel 2020, e oggi questo Una vita tra le nuvole. Se si eccettua una bolla di attenzione nata a suo tempo attorno a Tamarisk row e capace di raggiungere radio e giornali, per lo più grazie all’inusuale storia personale dell’autore, Murnane resta un autore sconosciuto anche da noi, e questo è decisamente un peccato da emendare. 


 

Vale la pena precisare, per parlare di Una vita tra le nuvole, che per quanto Murnane non abbia mai smesso di scrivere (è del 2017 il suo romanzo più recente, Border Districts), questi libri hanno i loro anni: Tamarisk row, il suo esordio, è del 1974; Le pianure, a tutt’oggi il suo libro di maggior successo in patria, è del 1982, e Una vita dalle nuvole, pur nuovissimo per il lettore italiano (l’ottima traduzione è di Roberto Serrai), si colloca proprio tra questi due testi, essendo uscito nel 1976. La scrittura di Murnane ha tuttavia un’originalità capace di posizionarlo – senza retorica! – fuori dal tempo, o almeno in un tempo parallelo che, una volta scoperto l’autore, si riallinea a quello noto al lettore, cambiando di un pochino la sua percezione del campo letterario, proprio come avviene a chi legge il Lanark di Grey. 

 

Scopriamo allora anche Adrian Sherd, uno studente medio cattolico di quindici anni che vive nella periferia ancora rurale della Melbourne anni 50: vista l’età, la sua attività principale è, prevedibilmente, la masturbazione, ma ciò che lo rende un personaggio letterario di grande divertimento e spessore è un’altra caratteristica (con cui, va da sé, alimenta a piacere anche la prima): la sua sfrenata fantasia. Il titolo appare allora giustificato, perché si tratta forse del personaggio letterario con la testa più tra le nuvole che mai sia stato concepito; tuttavia, a romanzo concluso, il lettore scoprirà con sorpresa di aver letto un romanzo il cui vero tema è la maturazione della fede.

 

Appare difficile immaginare che un argomento del genere possa alimentare una vicenda che è prima di tutto divertente, ma Murnane, che nel ’57 entrò in seminario (salvo poi optare per una carriera nella didattica) ci è riuscito. Speriamo allora, da lettori felicemente stupiti, che Safarà continui a credere in questo autore a prescindere dall’eventuale Nobel, e aspettiamo con fiducia – anzi, fede – Inland (1988), considerato il suo capolavoro e il suo romanzo più ambizioso.

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