Audrey Hepburn e Gregory Peck in "Vacanze romane" del 1956, via Olycom 

"Roma camminando”

Roma on the road. Con Rutelli alla scoperta della città eterna

Maurizio Stefanini

In giro per la capitale con un cicerone d’eccezione, l’ex sindaco. Tra natura e storia, un libro per romani e turisti con consigli di bellezze da visitare e storie e luoghi personali

"Roma camminando” con la guida di un ex sindaco! “Tutte ‘e strade pòrteno a Roma” in romanesco, “Omnes viae Romam ducunt” in latino, è proverbio antichissimo che ha anche ora significato metaforico, ma che all’origine aveva proprio senso letterale: per l’efficiente sistema di strade dell’antica Roma, su cui in buona parte si basa ancora l’attuale sistema viario italiano. Molte strade consolari partivano da Roma e quindi, se prese in senso contrario, davvero “portavano a Roma”. Tant’è che le attuali strade statali contrassegnate con i numeri da 1 a 8 sono tutte ex strade consolari romane: Aurelia, Cassia, Flaminia, Salaria, Tiburtina, Casilina, Appia, Ostiense.

 

“La splendida fatica di Marco Besso, che a partire dal 1899 raccolse proverbi e motti relativi a Roma (‘Roma e il Papa nei proverbi e nei modi di dire’), dedica ben 23 pagine a illustrare le versioni dell’espressione ‘tutte le strade portano a Roma’ nelle più diverse lingue del mondo”, ricorda l’ex sindaco Francesco Rutelli, che appunto “Tutte le strade partono da Roma” intitolò un suo libro del 2020. 

 

Forse per questo, però, spesso chi queste strade la ha percorse, anche nelle moderne modalità del treno e dell’aereo, una volta arrivato nella Città eterna pensa che il più è fatto, e si concentra solo su alcune mete. Per carità: chiunque a Roma ci viva, quando arrivano parenti o amici da fuori è il primo a consigliare di non disperdersi, e di selezionare il top di quella scelta immensa di cose da vedere che l’Urbe offre. “La maestà der Colosseo” e “la santità der cupolone” innanzitutto, come le indica fiore all’occhiello anche “Roma capoccia” di Antonello Venditti. Segue il giro delle piazze appunto sempre affollate di turisti. Piazza Navona con la Fontana dei quattro fiumi in cui secondo la leggenda Bernini derise l’antistante chiesa di Sant’Agnese in Agone, col Rio de la Plata che fa il gesto spaventato, “oddio, mo’ casca!”, e il Nilo che si copre gli occhi, “mamma mia che schifezza!”; e Sant’Agnese “la sora Agnesina” che sul tetto si porta le mani al petto, “voi nun ve preoccupate che alla chiesa ce penso io”.  Solo una leggenda, perché quando l’edificio fu terminato in realtà le statue c’erano già. 

  

Poi Piazza della Rotonda. Rutelli consiglia di provare a digitare su un motore di ricerca “copie del Pantheon dal mondo”. “Dai casi più celebri (la Rotonda del Palladio a Vicenza, o quella di Possagno, come le omonime Rotunda di Monticello e della Virginia University volute da Thomas Jefferson) risaliamo ai versi del Belli sulla denominazione del Pantheon, ‘ma doppo s’è chiamata la Ritonna’. ‘Piazza della Rotonda’ è quanto tuttora leggiamo sulla targa stradale. Il ‘gioioso senso di riverenza’ suscitato in Goethe dalla visita al Pantheon è parte di un entusiasmo che è fluito ininterrotto nella storia, come scoprirete dalla vostra visita virtuale. Che non può dar conto di tutto; aggiungo perciò alla lista l’accurata riproduzione settecentesca, in formato ridotto, nel parco privato creato dagli Hoare a Stourhead, in Inghilterra. E il Pantheon ricostruito dai nazisti, vincitori immaginari della Seconda guerra mondiale nella serie prodotta da Amazon ‘The Man in the High Castle’ (‘L’uomo nell’alto castello’): con la fedele volta a cassettoni”. 

  

Piazza di Spagna, ancora, con la scalinata di Trinità dei Monti. Piazza Venezia, con l’Altare della Patria e il vicino Campidoglio. E Piazza di Trevi, con la fontana dove Anita Ekberg fa il bagno nella “Dolce vita”, che Totò e Nino Taranto rivendono a un ingenuo italoamericano in “Totò truffa”, e su cui riferisce anche “Arrivederci Roma”. “La canzone di Rascel”, ricorda Rutelli, “si conclude con un’‘inglesina’, consapevole che ‘ce sta ‘na leggenda romana legata a ‘sta vecchia fontana, per cui se ce butti un soldino costringi er destino a fatte tornà’. La ragazza ‘buttò la moneta e sospirò: Arrivederci, Roma, Goodbye, au revoir’.”. Ma “tendiamo a dimenticare l’ultima strofa: ‘Mentre l’inglesina s’allontana, un regazzinetto s’avvicina, va nella fontana, pesca er soldo e se ne va’. Chi può negare ai romani il disincanto strafottente, talvolta autocritico, sulfureo?”.

  

E nel “giro essenziale” consigliato a chi Roma se la deve vedere in tre giorni rientra infine, ma già un po’ dopo, Castel Sant’Angelo. Che in altri contesti meriterebbe da solo il viaggio, ma nella Città eterna finisce appunto in secondo piano. Già ci vuole che la permanenza si spinga a cinque o sei giorni per  suggerire l’aggiunta di Musei Vaticani, Fori imperiali e Circo Massimo. E anche così alla gran parte dei turisti mordi e fuggi finisce ad esempio per sfuggire un’opera universalmente nota come il Mosè di Michelangelo, con quelle corna in fronte in realtà frutto di una cattiva traduzione latina del termine ebraico per “fasci di luce”. Ma ci vuole una deviazione apposta per San Pietro in Vincoli: che non è il San Pietro “cupolone” dove di Michelangelo si vedono invece la Pietà e la Cappella Sistina, e quest’ultima passando per i Musei.

   

“Se no, ti ci vuole un anno, a vedere quello che meriterebbe di essere visto”, è il consiglio finale che si dà al visitatore rapido. Però c’è poi gente che a Roma effettivamente per anni ci rimane, e spesso per tutta una vita, e senza appunto esaurire mai tutto questo altro immenso repertorio. Appunto, è questa la sfida di Rutelli in questo nuovo libro: “Roma, camminando” (Laterza, collana I Robinson/Letture, 288 pp., 16,00 euro). “Allora partiamo da dove tutto è cominciato”, spiega. “Dal Tevere. E iniziamo a camminare”. A chi dice che non ha tempo o voglia, è “dedicata” la dedica: ad Alessandro Crescenzi, “tra gli ultimi italiani colpiti dal male tremendo della poliomielite, sconfitto per noialtri da un vaccino. Sottoponendosi a terapie costanti (e dolorose), e utilizzando in modo pionieristico e ostinato tecnologie avanzate, Sandro mi ha insegnato che fermarsi è sbagliato, e non esplorare incessantemente è idiota”. “Anche con una carrozzina elettronica”. 

  

Per turisti con un po’ di tempo, ma soprattutto per chi a Roma ci vive, e di certe ricchezze non se ne accorge quasi più. “Ecco che quegli stessi luoghi che percorriamo distrattamente ci mostreranno un volto diverso e nuovo. Ci accorgeremo delle infinite stratificazioni di questa città; dei millenni di cultura, potere e bellezza che si sono succeduti sovrapponendosi e mai elidendosi”. Da cui la polemica contro Mussolini. Per Rutelli il duce effettivamente fece per lo meno una cosa buona: Cinecittà, da cui parte il secondo itinerario consigliato, dopo il primo attorno al Tevere. Ma più in generale i suoi sventramenti sono una dimostrazione massima dell’“impoverimento irreversibile che deriva dallo scarnificare l’antico, eliminando le stratificazioni storiche non nocive”. 

  

Ma gli itinerari a tema proposti dal sindaco cicerone, che ogni tanto si mette anche a ricordare le cose fatte come sindaco, e a citare Cicerone, sono 18: “Ci permetteranno ogni volta di scoprire un aspetto diverso magari proprio là dove non saremmo mai andati”. “Così percorreremo la via Tuscolana per conoscere gli acquedotti che la attraversano e le scenografie romane negli Studi di Cinecittà, oppure risaliremo gli ultimi chilometri della via Francigena per ritrovare i panorami che per secoli i pellegrini ammiravano al termine del loro viaggio o, ancora, visiteremo i Fori per scoprire i luoghi della politica della Roma antica. Riusciremo perfino ad arrivare al mare sulle nostre gambe!”. L’itinerario “Il mare di Roma” è il penultimo, ed è consigliato in circostanze molto particolari. “Siamo in aeroporto. Abbiamo tre ore prima della coincidenza; oppure ci hanno cancellato un volo in arrivo. Meglio: arrivati, possiamo non precipitarci al primo impegno romano; ovvero, prima di ripartire dal centro città vogliamo dare un’occhiata a qualcosa da scoprire qui attorno”. Effettivamente, sembra essere il più lungo. “Lunghezza variabile, tempo di percorrenza variabile” è l’indicazione data, come a dire: ognuno fa quel che può.

   

“Attraversare Roma sarà una magnifica esperienza, perché nessuna come lei accoglie chi vuole conoscerla davvero”, promette Rutelli. Ma si rende conto che un turista è appunto cosa diversa da un maratoneta: cosa peraltro abbastanza chiara a qualunque residente si sia trovato a riprendere in serata un ospite che la mattina era partito “a vedere Roma”, e in serata è tornato allo stesso tempo entusiasta nello spirito e distrutto nel fisico. 
Il già citato itinerario numero 17, “Il Mare di Roma”, tra antichità, Medioevo, ’900 e oggi mette assieme aeroporto di Fiumicino, Museo delle navi romane, Lungomare di Fregene, Tor San Michele, edifici in stile razionalista sul lungomare di Ostia, Villa di Plinio, pineta di Castel Fusano, Borgo e castello di Ostia antica, parco archeologico di Ostia antica, necropoli di Porto all’Isola sacra, Portus e bacino esagonale di Traiano.

  

Oltre a questo itinerario, l’indicazione su distanza e tempo variabili li ha anche l’itinerario 14: “Passando dalla tomba di Nerone” (Insugherata-Veio). Un percorso che il circuito del grande turismo ignora del tutto, ma che presenta la grande sorpresa di un paradiso naturalistico nel territorio di una grande metropoli. “Sono stati individuati oltre 630 specie vegetali e numerosi endemismi (ovvero, specie proprie di questo territorio). Sughere e roverelle nei versanti più caldi; carpini, ornielli, farnie, aceri nei boschi misti; lecci nelle aree con affioramenti rocciosi; castagni e noccioli nelle aree inferiori dei diversi versanti; piante igrofile lungo i corsi d’acqua: salici, pioppi; e numerose felci. Se chiedete a un conoscente se immagini che a Roma città possa vivere la salamandrina dagli occhiali, vi guarderà male (pensando magari alla cattiva gestione dei gruppi di cinghiali che si affacciano nelle zone abitate). Ma la risposta è affermativa: questa specie esclusivamente italiana, nell’Insugherata, è in compagnia del riccio, della talpa, dell’istrice, del moscardino; di serpenti quali orbettino e biscia dal collare; di uccelli nidificanti come gheppio, fagiano, gufo, tortora, cuculo”. 

  

Le indicazioni “variabile” e “mezza giornata” sono date per compiere gli 8 chilometri dell’itinerario numero 7 “La Strada Regina, exitu”, da Porta San Sebastiano al parco dell’Appia antica; e i 6 dell’“itinerario verde” numero 11, dal Celio all’orto botanico. Quest’ultimo, occasione anche per ripercorrere la leggenda della papessa Giovanna. Ma mezza giornata ci vuole pure nell’itinerario 13: “Per il colle Oppio, verso i colossei”. Solo due chilometri, ma è ovvio che bisogna cogliere l’occasione per visitare la Domus Aurea e il Colosseo. Altre visite consigliate: agli studi di Cinecittà del già citato itinerario 2 “La grandezza degli acquedotti (e Cinecittà)”, 6 chilometri da Cinecittà a Porta Furba. Alle Terme di Caracalla, del già citato itinerario 7. Ai Musei Capitolini nell’itinerario numero 8: “Il chilometro zero” come denominazione e chilometro uno come distanza, ma densissima. Palazzo dei Conservatori-terrazza Caffarelli-Palazzo Senatorio-Tabularium-Palazzo Nuovo-statua equestre di Marco Aurelio-Cordonata capitolina-Aracoeli. Come il Pantheon anche il Campidoglio è copiatissimo nel mondo, a partire da quella Capitol Hill di Washington in cui i trumpiani tentarono il golpe. Sarebbe anche il percorso più breve come distanza, ma non il più rapido. Due ore e mezza sono infatti indicate per i 2 chilometri dell’itinerario numero 1 “Sul Tevere, alle origini del cammino di Roma”: Casa dei Crescenzi-Isola Tiberina. 

  

Ma gli spunti sono ovviamente infiniti. “Non posso che consigliarvi, non solo per devozione familiare, una visita alla fontana delle Najadi di piazza Esedra-della Repubblica, opera di mio bisnonno Mario Rutelli (inaugurata nel 1901, completata con il gruppo centrale nel 1911)”, ricorda ad esempio l’ex sindaco nell’itinerario 2, anche se in realtà non starebbe in zona. Il bisnonno torna anche nell’itinerario 12 “Le strade coi numeri”, 2 chilometri da via XX Settembre a Fontana di Trevi con un tempo di percorrenza da 3 ore compresa visita al Quirinale. Prima di arrivare a Palazzo Barberini, con il suo Museo nazionale di arte antica, “contando sulla cortesia dei custodi, sarebbe anche possibile vedere due statue di Mario Rutelli – fino a pochi anni fa sconosciute anche a me – negli spazi comuni di due palazzi di via delle Quattro Fontane”.

  

Non parente biologico ma padre ideologico fu poi per Rutelli Marco Pannella, anche se da un certo punto in poi i loro percorsi si divaricarono. Comunque nell’itinerario 5 “Tra le piazze”, 3 chilometri per 3 ore tra piazza Navona e San Pietro, si ricorda “la recente biografia politica e popolare di piazza Navona. Senza la quale non avrebbero avuto il loro impatto trasformativo le campagne per i diritti civili e per i diritti umani nel mondo”. “Le campagne per i diritti civili in Italia, a partire da quella per il divorzio, avevano anch’esse bisogno di un ‘teatro’. E non poté che essere piazza Navona, grazie alla determinazione di Marco Pannella”. 
Ultimo itinerario, “Iscrizioni dimenticate e cupole nel cielo”: 1,5 chilometri per 2 ore e mezza con visita al mausoleo di Augusto da Piazza Nicosia e Trinità dei Monti, che inizia un aneddoto sapido. “Conversazione a Montecitorio. Un deputato con pied-à-terre a via di Ripetta: ‘Il collega Mario Rossi [nome di fantasia] è talmente leccaculo verso il ministro Giovanni Verdi [nome di fantasia] che dobbiamo trovargli una casa a via Leccosa’”. Sia consentita la divagazione personale: l’autore di queste note il giornalista iniziò a farlo proprio in una redazione in via Leccosa, quindi queste battute le ha ben presenti.

  

Anche Rutelli ha aneddoti personali, visto che ricorda il suo ruolo per realizzare il nuovo Museo dell’Ara Pacis. Ma lì dà anche un consiglio, a Piazza Nicosia: “Di sera, rivolgete lo sguardo al terrazzo dell’edificio d’angolo tra le vie dei Somaschi e di Monte Brianzo: luminarie e singolari sculture en plein air fanno parte della casa di Anna e Roberto D’Agostino, ‘Dagospia’, centrale elettrizzante dei gossip e dell’informazione della capitale”. In effetti D’Agostino quando gli chiedono se è di destra o di sinistra risponde appunto citando quella dimora. “Di centro. Vivo nel centro storico…”.

Di più su questi argomenti: