"Lanciatore di fiori", una delle più famose opere di  Banksy (Foto Ansa)

Per i polli di sempre

Ben gli sta a quelli che hanno comprato Banksy e sono stati fregati

Camillo Langone

L’economista Galbraith diceva che la Borsa si incarica di separare periodicamente il denaro dagli stupidi: il mercato dell’arte riveste funzione analoga. La classica filiera pesce-champagne-cocaina e lo sporcamuri di Bristol

Ben gli sta. Ben gli sta a quelli che hanno comprato Banksy pensando di fare l’affare e invece hanno pagato prezzi alterati, gonfiati, visto che il muralista-moralista inglese veniva utilizzato da galleristi-spacciatori come paravento e riciclaggio. Questo si evince dal provvedimento di sequestro di una galleria d’arte di Amsterdam il cui proprietario è un latitante italiano con precedenti per droga… L’economista Galbraith diceva che la Borsa si incarica di separare periodicamente il denaro dagli stupidi: il mercato dell’arte riveste funzione analoga. Quanti ne ho conosciuti di fagiani che si sono comprati lo Schifano perché il nome tirava e l’occasione era imperdibile e il Gatto e la Volpe erano amichevoli e simpatici, ritrovandosi poi con un falso inguardabile e invendibile. E che dire di quel De Chirico avvistato nell’ufficio del grande imprenditore, brutto da far paura come tanti De Chirico post metafisici e così luccicante da far temere di essere stato dipinto la settimana prima? Meglio tacere, siccome ambasciatore porta pena…

 

A prescindere dai falsi, il mondo truffaldino predilige da sempre il nomone famosone conosciuto anche in provincia, smerciabile al primo gonzo che passa. Oggi il nomone famosone è per l’appunto Banksy, il finto anarchico, l’attivista senza nome e senza faccia, lo sporcamuri di Bristol (così lo chiamava il mai sufficientemente compianto Tommaso Labranca), il vignettista immigrazionista tipo Vauro o Zerocalcare e però di successo globale. L’inventore della bambina coi palloncini i cui prezzi sono (lo confermano i sigilli di Amsterdam) palle. Il mondo criminale sembra detestare la vera arte come Goebbels detestava la vera cultura. La vera arte è un prodigio alchemico, è, come diceva Roger Scruton, ciò che “riesce a rendere bello il brutto”. Mentre Banksy riesce a rendere dozzinale l’incantevole: una bambina che gioca. Le sue opere sono state inserite dall’internettologo Massimo Mantellini in una lista di oggetti a “bassa risoluzione” che è un modo nuovo e tecnologico di dire “bassa qualità”: insieme ai voli low cost, ai mobili Ikea, ai tweet dei politici... La differenza è che nel caso della street art le caratteristiche scadenti si accompagnano a prezzi altissimi, ma solo perché i trafficanti non possono riciclare i loro proventi comprando cinguettii.

 

Questo per quanto riguarda l’arte. Ci sarebbe anche un risvolto gastronomico: gli investigatori sono arrivati alla galleria di Amsterdam partendo da un ristorante di pesce della provincia di Milano. Apro il sito e leggo di tonni e branzini, spada e salmoni. Nel bel mezzo della pianura padana. E tutto innaffiato dall’immancabile champagne. La filiera pesce-champagne-cocaina è un classico intramontabile, mi vengono in mente tanti episodi simili (e mai una volta, invece, che nel traffico di droga fosse coinvolto chi serve mondeghili o lambrusco). Da oggi la filiera si arricchisce di un elemento nuovo: pesce-champagne-cocaina-Banksy. Per i polli di sempre.
 

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).