il foglio del weekend

I nuovi censori sono gli editori

Giulio Meotti

Ieri al macero i libri ce li mandavano i re. Oggi sono le case editrici stesse, atterrite dalla paura di “offendere”. E la lista di offesi si allunga

Il primo periodo che analizza lo storico Robert Darnton nel suo magnifico I censori all’opera (Adelphi) è quello in cui è più a proprio agio, dopo aver scritto numerosi saggi sul XIX secolo francese. Darnton inizia cercando un libro stampato a Parigi nel 1722, che porta l’“approvazione del re”. I censori del re, scrive Darnton, lavoravano come redattori, si occupavano di questioni di stile, di grammatica, di leggibilità e di originalità del pensiero, arrivando anche a correggere l’ortografia e a rifare i calcoli matematici. “Un libro approvato dal re non doveva essere scritto male”.


Adesso un libro non deve “offendere” e la censura la operano gli stessi editori. Ci sono argomenti che da soli accendono i trituratori per carta: Cina, islam, gender e storia del colonialismo quelli più radioattivi.


Due grandi editori britannici hanno appena censurato libri destinati ai lettori occidentali per compiacere la Cina, ha rivelato il Financial Times. Octopus Books, che fa parte dell’impero di Hachette, e l’editore Quarto, hanno rimosso riferimenti a Taiwan e ad altri argomenti vietati dalle autorità cinesi da diversi libri. Già i due più grandi editori accademici, Springer Nature e Cambridge University Press, erano già stati colti in fallo dopo che era emerso che ciascuno di loro aveva bloccato l’accesso a centinaia di articoli in Cina per non dispiacere al regime rosso (Springer è il più grande editore accademico del mondo e l’editore di Nature). Ma le prove ottenute dal Financial Times dimostrano che anche i libri venduti in occidente vengono censurati per placare Pechino. Dal 2020 Octopus, leader nella saggistica, ha rimosso i riferimenti in almeno due libri a Taiwan, mentre Quarto, un editore di libri illustrati che ha pubblicato il bestseller del New York Times This Book is Anti-Racist, ha cancellato riferimenti a Hong Kong e all’artista dissidente Ai Weiwei.

Anche la nazionalità delle persone menzionate in un libro è stata cambiata da taiwanese ad asiatica orientale, mentre i riferimenti al Tibet, annesso alla Cina nel 1951, sono stati rivisti in due libri per suggerire che fosse sempre stato territorio cinese. Era già successo quando il grande editore australiano Allen & Unwin ha abbandonato un libro sull’influenza della Cina in Australia in un atto di autocensura. Silent Invasion: How China Is Turning Australia into a Puppet State (Invasione silenziosa: come la Cina sta trasformando l’Australia in uno stato fantoccio) del professor Clive Hamilton, un accademico della Charles Sturt University di Canberra, voleva raccontare l’influenza del Partito comunista cinese nella politica e nel mondo accademico australiani. Ma l’editore si è autocensurato. “Questo è uno spartiacque nel dibattito sulla soppressione della libertà di parola da parte della Cina”, ha detto Hamilton all’Australian Broadcasting Corp. “Quello che stiamo vedendo… è il primo caso in cui un importante editore occidentale ha deciso di censurare materiale sul Partito comunista cinese nel proprio paese d’origine”.

 

Racconta Gary Saul Morson nell’ultimo numero di First Things che tra le vittime della campagna di sospetto sulla Russia in vigore in pezzi della cultura c’è oggi “la serie di traduzioni della Columbia University Press di classici della letteratura russa come la grande commedia primonovecentesca di Aleksandr Griboedov ‘Che disgrazia l’ingegno!’. Di recente ho ricevuto un’email da un collega che sta lavorando sulla traduzione di un classico russo per la serie della Columbia University Press. Il suo editor gli ha detto che, poiché la casa editrice ha respinto il contributo finanziario che sostiene la collana, le pubblicazioni sarebbero state drasticamente ridotte. La Columbia University spera forse che mettere al bando Griboedov obbligherà Putin a ragionare?”.


Kate Clanchy era stata accusata di usare termini razzisti nel suo libro di memorie vincitore del Premio Orwell Some Kids I Taught and What They Taught Me. Settimane fa, Clanchy e il suo editore Pan Macmillan hanno interrotto ogni rapporto e la distribuzione di tutti i suoi titoli è stata sospesa. “Pan Macmillan non pubblicherà nuovi titoli né edizioni aggiornate di Kate Clanchy e annullerà i diritti e cesserà la distribuzione di Some Kids I Taught e What They Taught Me e delle sue altre opere”. Clanchy ha scritto un articolo per la rivista Prospect intitolato “Ostracizzata, disinvitata, revocata: com’è essere cancellati”. Ha fatto seguito a un articolo del Telegraph sulla “crisi” che deve affrontare la narrativa letteraria, in cui l’editore di Pan Macmillan Philip Gwyn Jones ha espresso “rimpianti” per come lui e i suoi colleghi avevano gestito la critica iniziale del libro di Clanchy. “Non siamo stati abbastanza chiari nel nostro sostegno all’autore e ai suoi diritti.” Il grande scrittore inglese Philip Pullman  si era schierato dalla parte di Clanchy quando ha scritto che i suoi detrattori “avrebbero trovato una casa confortevole nell’Isis o nei talebani”, che i libri li bruciano. Ha suscitato indignazione, sia per la schiettezza delle sue parole, sia per il modo in cui, nel suo ruolo onorario di presidente della Società degli Autori, Pullman sembrava criticare alcuni dei suoi membri. Ma travolto dalle critiche, alla fine Pullman si è dimesso da presidente. 


Un libro di settecento pagine, costato dieci anni di lavoro a Richard Cohen e intitolato “The History Makers”, è stato censurato dalla casa editrice  Random House, in quanto conterrebbe “riferimenti insufficienti a storici, accademici e scrittori neri”. Prima il colosso americano aveva chiesto a Cohen di provare a rimediare, visto anche il lauto contratto di 350 mila dollari firmato dall’autore. Così lo scrittore e storico inglese aveva provato ad allargare il capitolo sulla guerra civile americana. Ma nonostante la revisione, la casa editrice ha deciso di mandare al macero il libro di Cohen, che uscirà a giugno per una casa editrice minore in Inghilterra.


L’accusa di “appropriazione culturale” è spesso letale. Un’autrice esordiente, Amélie Wen Zhao, ha finito per chiedere al suo editore di non pubblicare il romanzo fantasy “Blood Heir” a causa delle critiche sulla sua “insensibilità razziale”. Zhao ha chiesto scusa per aver causato tanto dolore e la Random House Children’s Books, la mega conglomerata editoriale, lo ha ritirato. Come la casa editrice olandese Meulenhoff ha fatto con la traduzione che la scrittrice Marieke Lucas Rijneveld aveva realizzato delle poesie di Amanda Gorman, la poetessa di colore che ha parlato alla cerimonia di inaugurazione di Joe Biden.


In Francia la traduzione del libro di Hamad Abdel-Samad, Der Islamische Faschismus: Eine Analyse, bestseller in Germania, è stata cestinata dalla casa editrice Piranha dopo che ne aveva acquisito i diritti e realizzato la traduzione. La casa editrice all’ultimo momento ha fatto retromarcia e Jean-Marc Loubet, a capo della casa editrice, ha annunciato all’autore che la pubblicazione del suo libro è impensabile in Francia perché porterebbe “acqua al mulino dell’estrema destra”. Il libro di Thilo Sarrazin Feindliche Übernahme: Wie der Islam den Fortschritt behindert und die Gesellschaft bedroht (Opa ostile - Come l’islam rallenta il progresso e minaccia la nostra società), come il primo bestseller Deutschland schafft sich ab (La Germania si distrugge da sola), doveva uscire per la Bertelsmann, che in Germania è stata acquisita dal gruppo editoriale Penguin Random House, la più importante casa editrice del mondo. Ma il libro è stato cancellato. “L’editore aveva pagato la seconda rata”, ha raccontato Sarrazin al quotidiano tedesco Bild. La casa editrice dice che era suo diritto rigettare il libro anche dopo averlo acquistato e che Sarrazin è libero “di pubblicare il suo libro con un’altra casa editrice”. Il libro è uscito presso una piccola casa editrice di Monaco di Baviera.


Quando Kathleen Stock, docente di Filosofia all’Università del Sussex, ha criticato il transgender, le reazioni sono state molto poco tolleranti. Manifestazioni studentesche contro di lei, una condanna del sindacato, appelli a licenziarla e aggressioni online. “Un volume della Oxford University Press è stato abbandonato perché in esso sarebbe apparsa un’intervista con me”, ha raccontato Stock, che si è poi dimessa.


La casa editrice Rowman & Littlefield ha ritirato la biografia di un imperialista britannico, The Last Imperialist: Sir Alan Burns’ Epic Defense of the British Empire di Bruce Gilley, che ha ricevuto questa lettera: “Caro dottor Gilley, si prega di accettare questa lettera come avviso formale della nostra intenzione di annullare l’accordo. Rinunciamo a diritti e doveri stipulati nel contratto della serie Lexington Books firmato dall’editore il 17 marzo 2020…”. Il libro è finito al macero. Sempre in Inghilterra il libro di Julie Burchill, che doveva essere pubblicato da Hachette, è stato stracciato dopo l’accusa di “commenti islamofobi” sui social. Welcome to the Woke Trials: How #Identity Killed Progressive Politics aveva già la copertina pronta ed è uscito poche settimane fa per un editore minore. The White Negro del 1957, il saggio in cui Norman Mailer descriveva l’hipster, il ribelle, come un prigioniero della logica totalitaria della società in cui per avere successo sei condannato a conformarti, ha spinto la Random House ad annullare il volume per celebrare il centenario della sua nascita nel 2023. Lo ha confermato sullo Spectator il produttore cinematografico Michael Mailer, il figlio maggiore dello scrittore (il libro uscirà per il piccolo editore Skyhorse). Barnes & Noble, la più grande catena americana di vendita di libri al dettaglio, con il colosso editoriale Penguin Random House, aveva lanciato una nuova edizione di cento classici dove non si faceva più cenno al colore della pelle dei protagonisti e con una nuova copertina speciale: Dorothy del Mago di Oz diventa di colore e indossa un vestitino rosa, come sono di colore Frankenstein e Romeo e Giulietta. Le accuse di razzismo hanno mandato al macero la collana. Sei titoli del Dr. Seuss, il più famoso e venduto fumettista americano, sono stati mandati al macero. Le vecchie copie sono scomparse da eBay. Giudicato “razzista”. 

 

Non tutte le accuse hanno lo stesso peso nel mondo dell’editoria. Il grande editore francese Gallimard ha ritirato tutti i romanzi dello scrittore accusato di pedofilia, Gabriel Matzneff, ma continua a vendere quelli dell’ex terrorista condannato per omicidio Cesare Battisti.


Un libro per bambini pubblicato in Germania e che affermava che il coronavirus proviene dalla Cina è stato ridotto in polvere dopo che l’editore ha ceduto alle pressioni del Partito comunista cinese e dei cinesi locali. A Corona Rainbow for Anna and Moritz, il titolo del libro, voleva aiutare i bambini a comprendere il mondo radicalmente diverso in cui si sono trovati a seguito della pandemia. Nel libro illustrato, il padre dei bambini dice: “Il virus proviene dalla Cina e da lì si è diffuso in tutto il mondo”. Il regime cinese paragona l’uso della frase “China virus”  al razzismo. Però nessuno protesta per la definizione di “variante inglese”, “variante brasiliana”, “variante sudafricana”…  Solo l’origine cinese del virus è indicibile. Una campagna sui social media dei cinesi in Germania ha accusato il libro di “diffondere il razzismo tra i bambini in Germania.” Alcuni cinesi avevano promesso di avviare azioni legali contro l’editore e di protestare. La campagna è stata ripresa dal consolato cinese ad Amburgo, che “ha presentato solenni proteste contro l’editore”. Media di stato cinesi hanno attaccato l’editore. Le minacce hanno funzionato. Messa in ginocchio dalla campagna di pressione, la casa editrice Carlsen si è scusata e ha deciso di distruggere le copie del libro: “Se le frasi hanno ferito i sentimenti di qualcuno dei nostri lettori, siamo molto dispiaciuti. Non era quello che intendevamo e ci scusiamo con le persone colpite. Le copie ancora disponibili verranno distrutte”.


Jan Lööf non avrebbe mai immaginato che il proprio libro di maggior successo, Mio nonno è un pirata, distribuito anche ai McDonald’s svedesi, un giorno avrebbe ricevuto un ultimatum dalla casa editrice: o cancellava alcuni disegni “razzisti” o sarà il blocco delle pubblicazioni. E così l’autore di libri per l’infanzia di maggior successo in Svezia, che ha ricevuto il premio Schullströmska comminato dall’Accademia di Stoccolma, dalla Bonnier Carlsen, la casa editrice, si è visto ritirare tutte le copie del libro ancora in commercio. 


Ne stanno succedendo talmente tante che non si ricorda già più il tempo in cui ci si meravigliava che era ancora interdetta la pubblicazione di un solo libro, le Bagattelle di Louis-Ferdinand Céline. Oggi il mondo della cultura è tristemente illuminato da tanti, banali, autodafé.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.