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Fascismo come metafora, il pericolo è la piazza no green pass

Roberto Della Seta 

È indiscutibile che l’assalto alla Cgil richiami alla memoria gli assalti alle Camere del lavoro e alle Leghe contadine che battezzarono cent’anni fa il fascismo di Mussolini, ma stabilire paralleli tra quel dramma e questo evento è illogico

Nel dibattito pubblico di qualunque paese del mondo ci sono parole che evocano un largo “sentire comune” molto al di là del loro significato diretto. Per esempio, per molti americani – anche americani “progressisti” – la parola libertà sconfina dal suo senso compiuto fino a fondare un pregiudizio radicato contro l’idea di un servizio sanitario pubblico gratuito e universale, che per gli europei – pure se “di destra” – è un valore scontatamente positivo. 

Così è da noi per la parola fascismo, e ci mancherebbe. Fascismo e antifascismo eterni, viene da dire parafrasando Umberto Eco, perché hanno vestito con i panni di un passaggio decisivo, e del passaggio più tragico, della nostra storia nazionale, categorie metaforiche fondative di sentimenti e princìpi – l’amore per la libertà e per la dialettica democratica, il rifiuto della violenza come metodo dell’agire politico – che esistevano prima del fascismo storico e sono ovviamente sopravvissuti alla sua fine. 

Dunque va benissimo tacciare come “fascista” chi quei sentimenti e princìpi calpesta, proclamare come “antifascista” la reazione per riaffermarne l’inviolabilità. Basta non dimenticare mai, a proposito di “sentire comune”, che nella storia dell’Italia repubblicana l’antifascismo non è mai stato un sentimento universalmente condiviso ma dall’inizio ha avuto un carattere “di parte”, estraneo a molti nella società e nella stessa politica, e apertamente osteggiato da alcuni. E basta fermarsi un momento prima di sovrapporre il fascismo (e l’antifascismo) “eterno” a quello storico.

E’ evidente ed è indiscutibile che l’assalto alla Cgil richiami alla memoria gli assalti alle Camere del lavoro e alle Leghe contadine che battezzarono cent’anni fa il fascismo di Mussolini, ma stabilire paralleli tra quel dramma e questo evento è illogico. Non vi sono analogie plausibili tra le scorribande criminali e caricaturali – da prevenire e nel caso da reprimere con durezza, certo – di Fiore, Castellino e compagnia, e la tragedia del fascismo storico. Non ve ne sono nemmeno con la violenza fascista degli anni 70 e 80, quella delle bombe sui treni e delle stragi di piazza alimentata da opache complicità tra terroristi neri e brandelli deviati degli apparati di sicurezza dello stato.

 

Giorni fa a Roma è successo altro. Sì, è capitato che un gruppo di sciagurati, con in mezzo alcune figure tragicomiche di nostalgici da operetta ed ex terroristi neri, ha violentato uno dei “templi” della democrazia: il sindacato. E’ stata un’azione – metaforicamente – fascista, non c’è dubbio. Ma metaforicamente. Questo significa che non c’è pericolo? Certo che c’è. Significa che gruppi come Forza Nuova che con il suo improbabile armamentario di simbologie neonazi si è attaccata come una zecca alla protesta no vax e no green pass vanno lasciati fare? No, se necessario (e se lo decide un tribunale, non il governo o il Parlamento) Forza Nuova venga messa fuorilegge, peraltro – e anche questo va ricordato – in applicazione di una norma, il “divieto di ricostituzione del disciolto partito fascista”, che i costituenti (pure abbastanza incazzati verso il fascismo) vollero “transitoria”. Ma poi si torni a parlare del problema sociale, culturale rivelato dai 10 mila No green pass di piazza del Popolo e dalle loro escrescenze tossiche manifestatesi nell’assalto alla Cgil, che col fascismo “alle porte” ci entra zero. 

Ha scritto Giuliano Ferrara su queste pagine chiosando la cattiva abitudine di queste ore di leggere quanto accaduto a Roma (e in forme meno cruente anche prima e anche altrove) con occhi retrodatati agli anni 20 italiani o 30 francesi, che i “i problemi non si eliminano con i termini che scorciano”. Sacrosanto. E’ insensato scorciare in “fascista” il nome molto più lungo e complicato della piazza no green pass: succo centrifugato di milioni di italiani spaventati dal presente e terrorizzati dal futuro anche perché prede di una psicologia sociale “individualistico-ignorante”, popolo preesistente alla pandemia ma che la pandemia ha certamente incattivito sommando ai malesseri sociali fisiologici per i nostri tempi varie paure in più – per il Covid, per il vaccino, per un’intromissione inedita dello stato sulla vita di tutti noi. E’ semmai questo il nemico alle porte, non il fascismo; anche perché, sia detto per inciso, i No vax che strillano contro la dittatura sanitaria e i No green pass che si ribellano all’eccesso di potere dell’esecutivo, del fascismo devono avere un’idea piuttosto vaga.

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