Esclusivo

Castellino e i conti che non tornano sugli scontri dei No vax

Il neofascista ha un rosario di reati da anni. Ma da anni riesce sempre a violare tutte le misure interdittive

Simone Canettieri

Per due volte il tribunale ha respinto “adeguate misure cautelari” per il leader di Forza nuova. Il dispositivo in piazza era calibrato su 3mila manifestanti con 550 agenti. In piazza del Popolo si sono ritrovati in 10mila

La notte tra il 24 e il 25 ottobre del 2020 scoppia una rivolta a piazza del Popolo contro il coprifuoco. Auto in fiamme e scontri. Tra i manifestanti c’è Giuliano Castellino, il leader romano di Forza Nuova. Per lui vengono richieste “adeguate misure cautelari”. Il tribunale di Roma le respinge. Lo scorso 28 agosto c’è una manifestazione dei No green pass sempre in centro. Insulti alla polizia, lanci di bottiglie. Ancora Castellino in prima fila. Anche questa volta viene respinta la richiesta di “adeguate misure cautelari”. E così si arriva a sabato scorso. Con lui ancora alla guida dei disordini. E libero di violare i provvedimenti restrittivi. Com’è stato possibile? 

Dunque sabato scorso Giuliano Castellino non sarebbe dovuto stare sul palco in piazza del Popolo a incitare la folla “per assaltare la Cgil”. Il 14 settembre infatti era stato sottoposto a un daspo di cinque anni. Ma il suo è un caso davvero curioso. Per usare un eufemismo. Come risulta nelle relazioni arrivate al Viminale in queste ore, il leader di Forza Nuova, per due volte in un anno, è stato “graziato” dal tribunale. Che ha preferito non usare le maniere forti. Eppure basta mettere in fila gli ultimi sette anni della sua vita per incappare in una sfilza di denunce e arresti. Tutte aggravate da obblighi di non partecipare alle manifestazioni. Puntualmente violati.

 

Il 31 dicembre del 2014  l’arresto con 98 grammi di cocaina. Il 20 maggio del 2015  invece fu indagato in stato di libertà per aver violato la sorveglianza speciale: stava partecipando a una manifestazione. Lo stesso accadde otto giorni dopo. E’ di nuovo in piazza. Anche se non potrebbe: denunciato. A febbraio del 2016 l’arresto per violenza aggravata e resistenza a pubblico ufficiale durante una manifestazione degli ambulanti. Lo stesso mese finisce sotto inchiesta per invasione di terreni ed edifici, a Roma, dalle parti della Magliana. A settembre ancora una denuncia in stato di libertà. Dopo tre mesi, siamo nel novembre del 2016, denuncia e arresto  per aver tentato di entrare in Campidoglio. A gennaio nuova denuncia: sta cercando di occupare per Forza Nuova degli immobili Ater. A  febbraio del 2017, Castellino becca un’altra denuncia. E’ deferito all’autorità giudiziaria: sta organizzando una manifestazione senza permessi incitando all’odio razziale. Sempre a febbraio: nuovo arresto, questa volta per una manifestazione a sostegno dei tassisti. Ad aprile dello stesso anno ancora una manifestazione non autorizzata.  Prima che scoppi la pandemia, Castellino è al centro di almeno nove episodi giudiziari. Da un raid a Tor Bella Monaca contro la sede dell’Usb ai disordini durante lo sgombero di uno stabile di migranti in piazza Indipendenza. Poi c’è anche spazio per l’aggressione a due giornalisti dell’Espresso all’interno del cimitero del Verano e per un’evasione (è notato uscire, a settembre del 2019 dalla sede di Forza Nuova in via Paisiello nonostante l’applicazione della misura cautelare detentiva).

 

Quando scoppia la pandemia Castellino sta al centro di tutti i disordini accaduti nella Capitale, viola il coprifuoco e il divieto di partecipare alle manifestazioni, i Daspo. E soprattutto per due volte il tribunale di Roma rifiuta misure interdittive adeguate. Così si arriva a sabato scorso. Eccolo di nuovo sul palco di piazza del Popolo, dove non potrebbe stare in quanto “beneficiario di osservanza speciale”. Eppure sta lassù. Con il microfono. A chiamare l’assalto alla Cgil. Ma questa è solo una parte della storia. L’altra riguarda il dietro le quinte della manifestazione. Il dispositivo di sicurezza messo in atto dalle forze dell’ordine era adeguato alle informazioni arrivate in prefettura e in questura da chi monitora questi fenomeni. Come si legge dai verbali dei due tavoli tecnici, sabato erano attese circa 3 mila persone a Roma. E non 10 mila. Ecco perché sono stati schierati solo 550 agenti. Un numero considerato congruo in base però a previsioni errate. Soprattutto – e qui c’è il salto di qualità che ha colto tutti di sorpresa – nessuno poteva pensare che la piazza riuscisse a fondere il gruppetto di neofascisti di Fiore e Castellino con anarchici, punkabbestia, ristoratori esagitati e tanti comuni cittadini.  La colonna di manifestanti che da piazza del Popolo sale lungo il Muro Torto verso il sindacato di Landini è composta da 3 mila persone. Ad attenderli sessanta agenti. Un errore tutto da spiegare, certo. Ma che per ora ha prodotto due curve politiche: la destra chiede le dimissioni del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, la sinistra vuole il passo indietro di Matteo Piantedosi, prefetto di Roma, e reo di essere stato capo di gabinetto di Matteo Salvini al Viminale. Intanto non si capisce perché per ben due volte non siano state accolte “adeguate misure cautelari” nei confronti di Castellino.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.