“Dove sono femministe e lgbt? Mi hanno abbandonato". L'accusa di Mila

Dopo aver ricevuto centomila minacce islamiste: "Sono vili e adducono solo scuse"

Giulio Meotti

L'ex ministro dell’Istruzione, Jean-Michel Blanquer, che ha dovuto togliere questa liceale da due scuole per motivi di sicurezza, attacca le “forze della morte” che minacciano la diciassettenne. “Vogliono far tacere la libertà di espressione, la democrazia e la Repubblica”

“Il femminismo islamico, questa impostura intellettuale”, scrive sulla rivista Marianne di questa settimana la filosofa franco-algerina Razika Adnani. Era naturale, forse, che vista la decadenza di questo movimento disertassero la battaglia per la vita di Mila, la liceale francese che ha ricevuto centomila minacce di morte in un anno e mezzo per avere “offeso” l’islam
Ieri, il ministro dell’Istruzione, Jean-Michel Blanquer, che ha dovuto togliere Mila da due scuole per motivi di sicurezza, ha attaccato le “forze della morte” che minacciano la diciassettenne. “E’ sola, è vessata attraverso i social da chi vuole mettere a tacere la libertà di espressione, fare tacere la democrazia, fare tacere la Repubblica”. 


Donna e lesbica, Mila in una intervista ha deplorato la mancanza di sostegno nella società francese, in particolare da parte di femministe e lgbt. “Non vogliono sostenermi”, ha detto Mila al programma “C à vous”. “Stanno cercando di trovare qualsiasi cosa per non difendermi”. Mila parla di una forma di “viltà e cattiveria”.


L’associazione Né puttane né sottomesse è stata fortemente criticata per via del suo messaggio in cui affermava il sostegno a Mila, pur specificando subito: “Non approviamo i suoi commenti offensivi”. Nulla di simile, va da sé, viene sollevato quando una ragazza Femen si denuda davanti agli altari delle chiese francesi. 


E’ troppo impegnata a indignarsi per la nomination al César del film di Roman Polanski invece l’associazione “Osez le féminisme!”, che non ha trovato il tempo di inviare il suo sostegno alla giovane adolescente. “Questo è un argomento sul quale abbiamo scelto di non commentare”, hanno detto, riferendosi a “temi estremamente complessi e delicati”. Nemmeno l’attivista Caroline De Haas, paladina della guerra alla “cultura dello stupro” e che ha detto di volere fare a meno degli uomini, ha avuto una parola per Mila. La web editor di Inrocks, Marie Kirschen, ha spiegato il silenzio della sua rivista, sempre in prima linea quando si tratta di “decostruire l’eteropatriarcato”: “Le poche persone che potevano scrivere su questo argomento erano già impegnate in altre cose”. 


Quanto a Ségolène Royal, che ha deciso di giocare senza complessi la carta femminista per le elezioni presidenziali del 2022, ha preso apertamente le distanze da Mila, chiamandola “un’adolescente che manca di rispetto”. “In un momento in cui molti si sentono attaccati, penso all’aumento dell’attacco ai musulmani, forse ognuno può dire a se stesso che è meglio evitare questo tipo di discorsi”, ha detto invece Martine Aubry, ex parlamentare, figlia di Jacques Delors, segretaria del Partito socialista, ministro. 


E’ il filosofo Raphaël Enthoven a spiegare sul Figaro di ieri tutto questo silenzio sul caso Mila da parte delle femministe. Nel ruolo di Tartuffe mette Tariq Ramadan, che ordina alle donne di essere modeste (o di “coprirsi il seno”) prima di aggredirle sessualmente. “Nel ruolo di Mariane, la figlia di Géronte, combattuta tra l’amore per il suo uomo e la paura di suo padre, troviamo tutte le femministe ‘intersezionali’ che temono di essere razziste se difendono le donne che si tolgono il velo. Orgon, il padre innamorato di Tartuffe, lo struzzo che tira fuori a malincuore la testa dalla sabbia, è incarnato da tutti gli intellettuali compiacenti dell’islamismo con il pretesto della tolleranza”. 


La risposta al perché non abbiano sostenuto Mila si trova nella domanda del giornalista Rod Liddle all’attivista Peter Tatchell nel  colloquio sullo Spectator: “Quando farete un gay pride a Ramallah?”. Per sfortuna di Mila, ma per nostro chiarimento, la ragazza non ha insultato il cattolicesimo, ma l’islam…
 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.