Giorgos Papadopoulos, capo della giunta militare, durante la parata del Giorno dell'indipendenza. Era il 25 marzo 1973: il regime sarebbe caduto meno di un anno più tardi (LaPresse)

La ricorrenza

La notte dei colonnelli

Francesco Gottardi

54 anni fa un pugno di militari si sarebbe preso la Grecia mentre dormiva. Facendo di tutto per stravolgere anche l'Italia: da piazza Fontana al golpe Borghese

C’è una storia, fra i mille micromondi della Guerra fredda, che più di tutte ha rischiato di rovesciare la democrazia italiana. Partì da una casa di Atene, lungo la fitta rete dell’internazionale nera e la regia occulta di Washington. Un groviglio politico. E narrativo, se oggi si vuole dare rigore storiografico a una stagione così sfaccettata. Dimitri Deliolanes ci riesce benissimo: Colonnelli – Il regime militare greco e la strategia del terrore in Italia (Fandango libri, 442 pp.) racconta come quei carri armati in piazza Syntagma, 21 aprile 1967, lasciarono un solco globale.

 

Fu un golpe “da manuale, studiato per decenni nelle accademie militari latinoamericane”. Tanto efficace nel suo istante esecutivo quanto vuoto nei contenuti della sua settennale esistenza – sangue a parte: centinaia i morti e migliaia i torturati. La giunta di Papadopoulos si ispirò alla dittatura parafascista di Metaxas, ponendosi come “necessaria svolta autoritaria” anticomunista e fedele al patto atlantico. Sfruttò la fragilità del sistema democratico ellenico. Mise da parte una monarchia antistorica, a tratti farsesca. Ma non riuscì a conciliare le sue componenti interne: l’ala più dura e militarista, delusa dalla mancanza di un’ideologia di regime, con gli sforzi di dare una parvenza civile al potere presso gli alleati occidentali.

 

La data clou? 12 dicembre 1969. A Parigi, su pressione britannica e italiana, la Grecia viene espulsa dal Consiglio d’Europa per reiterata violazione dei diritti dell’uomo. A Cipro, bombe contro le postazioni del Regno Unito sull’isola. A Milano, la strage di piazza Fontana. L’ombra dei colonnelli sulla strategia della tensione: dietro gli esecutori neofascisti c’erano i nostri servizi segreti, “lo sguardo compiaciuto dell’intelligence americana” e il supporto logistico di quella greca, che meno di un anno dopo giocò un ruolo chiave anche nel fallito golpe Borghese.

 

I sospetti già allora non mancarono: è del 1973 la tragicomica congiura inscenata da Ugo Tognazzi in Vogliamo i colonnelli, con la benedizione del bendato agente Automatikos. Ma dal cinema alla realtà, ecco la scrupolosa ricostruzione di Deliolanes. L’archivio è ricchissimo, tra inchieste giornalistiche e fonti giudiziarie: dal fantomatico rapporto Kottakis – prova regina delle trame con il terrorismo nero italiano – ai finanziamenti della giunta alla campagna elettorale che portò Nixon alla Casa Bianca.

 

Per il resto, la banalità del male: una classe dirigente rozza, con a capo un militare dal “complesso di Napoleone” e all’agognata ricerca del riconoscimento diplomatico fra i paesi Nato. Non arriverà mai del tutto. Eppure, dice bene quel film di Monicelli: “Anche la marcia su Roma fu una pagliacciata… Ma riuscì”.

 

 

Dimitri Deliolanes
Colonnelli – Il regime militare greco e la strategia del terrore in Italia
Fandango libri, 442 pp., 22 euro
 

 

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