Witold Gombrowic

Ma non è Pornografia

Micol Flammini

La noia, l’attesa, la guerra. Il ritorno del romanzo di Gombrowicz, un’ode continua alla giovinezza, che però non salverà il mondo

Una volta, dentro alla grande biblioteca universitaria di Varsavia, bella, a vetri e sovrastata da giardini e piante rare, la moglie di Witold Gombrowicz, Rita, mi disse che suo marito non amava l’impegno. Ma più Gombrowicz nei suoi libri fuggiva dalla politica, dal messaggio sociale, dalla denuncia, più la politica sembrava piombargli addosso e i messaggi sociali e le denunce sornione si intrufolavano nei suoi romanzi. Volutamente distaccato dalla sua Polonia, l’autore non faceva altro che parlare di Polonia, di Europa, della storia che fu, di quello che siamo e di quello che saremo. Sua moglie Rita, canadese, molto più giovane di lui, di una bellezza algida, continuava a ripetere quanto lui amasse la farsa, la distorsione, il gioco, la tortura del divertimento, e tutto questo andare e tornare nei suoi libri di sentimenti e impulsi, di risate e smorfie, è il grande capolavoro che fa dell’opera di Gombrowicz un genere irripetibile. Non fa eccezione “Pornografia”, ripubblicato da il Saggiatore con la traduzione di Vera Verdiani, che nelle prime edizioni italiane uscì come “La seduzione” e in francese – la Francia è la seconda, la terza, la centesima patria di Gombrowicz – è uscito con il titolo “La Séduction”, distorsioni traduttologiche che escludono e depurano il torbido che un’opera come questa vuole mostrare, urlare, ritrarre, non senza perdere quell’eco di risata carnevalesca. “Pornografia” uscì per la prima volta in Argentina nel 1960 e inizia già con una risata fragorosissima: “Ora voglio raccontarvi una mia avventura, temo una delle peggiori. A quel tempo, eravamo nel 1943, mi trovavo nella fu Polonia e nella fu Varsavia, sul fondo più fondo del fatto compiuto”, scrive Gombrowicz, anzi, dice Gombrowicz, che nel libro parla in prima persona attraverso le parole di un se stesso che si chiama proprio come lui, Witold. All’edizione, l’autore aggiunge una nota in cui precisa: “Pornografia è ambientato nella Polonia degli anni della guerra – poi aggiunge – Una Polonia negli anni della guerra che personalmente non ho mai conosciuto. Non c’ero: non ci ho messo piede dal 1939 (…) Una Polonia inventata di sana pianta, dunque, per cui non ve la prendete se qualche particolare risulta inesatto e frutto della fantasia”.

 

Konstanty (Kot) Jelenski, intellettuale amico dello scrittore, lo definì il libro più scandaloso mai pubblicato in polacco

Il sesso in “Pornografia” c’entra e non c’entra. Il sesso in “Pornografia” è solo immaginato, è un atto mentale, è una messinscena, è forza violenta che cerca di sfogarsi e rimane lì appesa ai gesti, ai pensieri e alle ossessioni di quella Polonia sognata, quella di campagna dove la guerra, siamo nel 1943, esiste e non esiste. Fryderyk e Witold arrivano nel villaggio di Brzusztowa su invito di Hipolit, un proprietario terriero, e conoscono sua figlia, una giovane di sedici anni di nome Henia, la moglie di Hipolit e il garzone che lavora per lui, Karol. Karol e Henia sprigionano forza, grazia, leggerezza, in una parola sono pieni di quella forza chiamata giovinezza. Sono perfetti, belli, i loro corpi parlano la stessa lingua, le mani si cercano, i piedi si inseguono. Devono amarsi, per forza, pensano Fryderyk e Witold già dalla prima serata trascorsa nella casa. Devono desiderarsi, per forza. Witold e Fryderyk se ne convincono, come non possono volersi, la loro giovinezza li richiama. Inizierà un gioco lento e sottile, delle mosse teatrali orchestrate dalle regia dei due amici. Henia però è promessa a Waclaw, imperdonabile. Waclaw non è degno quella forza vitale, è grassoccio, lontano dalla perfezione che il giovane corpo della ragazza merita. La visita dei due amici nel villaggio si prolunga, i nazisti sono in Polonia, viaggiare in treno è pericoloso, a trattenere i due a Brzusztowa è quel desiderio morboso: vedere consumarsi un sabba della giovinezza. Lentamente il desiderio furente inizia a trasformarsi in tragedia, la madre di Waclaw muore in un incidente strano, cerca di impedire un furto, si getta addosso al ladro, muore pregando, fissando Fryderyk. L’omicida è un garzone, Skukiak, viene trascinato fino a casa di Hipolit, rinchiuso in una dispensa. La gioventù è salvezza e peccato, vizio e redenzione, Fryderyk convince Witold a fare di tutto affinché tra Henia e Karol succeda qualcosa e soprattutto affinché lo aiuti a mostrare a Waclaw quel qualcosa. Tutto è scena, mimo, Fryderyk si trasforma nel regista del finto amore tra i due, chiede loro di recitare, di mostrare, diventano leggiadre marionette. In una passeggiata Witold convince Waclaw a seguirlo e lo conduce lì dove si può spiare la finzione, in un punto in cui è possibile vedere soltanto i ragazzi che in realtà si muovono spinti dalla volontà di Fryderyk. Il romanzo è rumoroso, è una tragedia lenta, determinata non dalla guerra o dalla povertà, ma dalla noia. “Mentre stavo scrivendo questa ‘Pornografia’, qui è là assai pornografica, – scrive Gombrowicz in “Diario” – sentivo un bisogno, ma di quelli prepotenti: far filtrare il mondo attraverso la giovinezza; tradurlo nel linguaggio della giovinezza, ossia nel linguaggio dell’attrattiva”. Adorare, contemplare l’interezza della giovane età “perché si lasciasse violentare”. “Pornografia” si conclude con un omicidio, ma quello sbagliato, una morte dolorosa per noi che leggiamo, ma non per chi lo compie e lo compie per errore, a quel punto la passione per lo spiare si conclude, la giovinezza traballa, la guerra è lì e i due amici andranno altrove.

 

Una provocazione non nei confronti della storia, ma dell’animo umano. Senza ossessioni, il romanzo non esisterebbe

E’ un romanzo che si lascia spiare, pensato come fosse una serratura, come se la vita non appartenesse mai a chi la vive, ma a chi la guarda. Spiare è l’atto tipico di chi si annoia e Fryderyk e Witold si annoiano. La noia scatena le deviazioni, le pulsioni; la noia rende morbosi, si desidera il tempo degli altri, la vita degli altri che si lascia guardare. E il romanzo è costruito attorno a due, o forse tre noie. La noia della campagna, con quella guerra appena nominata – la descrizione del conflitto è soltanto accennato, si percepisce nell’aria, nella paura, è nell’assenza, e questo fece arrabbiare molto i connazionali di Gombrowicz che lo accusarono anche di aver tradito la patria – la noia di Fryderyk e quella di Witold. Il primo nel suo aspettare, guardare, osservare ha un’ansia morbosa, attende la vita riflessa. Lui non desidera essere Karol o Henia, non vuole la loro giovinezza, i loro corpi, le loro pulsioni, vuole vedere vivere. Witold, catturato dalla noia, se ne vuole liberare, ma quella vita non vissuta e soltanto immaginata non fa altro che attrarlo, catturarlo. Si ritroverà ingabbiato in una vita non vissuta, una vita di altri creata da lui che si conclude con un crimine che non aveva pianificato. Tutto questo disegnare piani, raccogliere frammenti di vite altrui, tuttavia riflette il tentativo di dare una forma al mondo e alla storia.

  

In “Pornografia” la giovinezza è il mezzo del desiderio, non l’amore vissuto. Non è l’amore provato o fatto: è l’amore guardato

Quando “Pornografia” venne pubblicato in Polonia fu uno scandalo, per il contenuto, il titolo e quell’assenza della storia. Konstanty (Kot) Jelenski, intellettuale amico di Gombrowicz, lo definì il libro più scandaloso mai scritto in polacco. Le ossessioni di Gombrowicz, sussurrate con insistenza, non venivano capite dai connazionali per i quali lo scrittore rimase a lungo soltanto un traditore, disertore: era partito per una crociera alla volta dell’Argentina, era il 1939, pochi giorni prima dell’invasione della Polonia arriva a Buenos Aires e decide di non tornare. Da quel suo viaggio in crociera nascerà un libro, “Transatlantico”, uscito per Feltrinelli con la traduzione di Riccardo Landau, in cui lo scrittore racconta il suo viaggio pazzo in una imbarcazione sulla quale deciderà di non risalire più per non tornare in patria. La patria lo richiamava per combattere, ma lui era il fiero esponente di una nuova entità che nel romanzo chiama figliatria, la terra dei figli, dei nuovi valori. In Argentina conosce Jorge Luis Borges, personaggio presente anche in “Transatlantico” sotto mentite spoglie, frequenta i salotti della società intellettuale di Buenos Aires, fa lavori vari: ride ai matrimoni e piange ai funerali. Trova un posto al Banco polaco de Buenos Aires, poi si licenzia e inizia a scrivere “Pornografia”. I polacchi gli rimproveravano di aver parlato della guerra con poca serietà, la stampa comunista definì il romanzo una provocazione. “Pornografia” è sì una provocazione, ma non nei confronti della storia, piuttosto nei confronti dell’animo umano. Senza ossessioni, questo romanzo non esisterebbe, in un’intervista a Piero Sanavio, pubblicata poi in un saggio edito da Marsilio “Gombrowicz: la forma e il rito”, l’autore spiega come ha cercato di trattare il tema della giovinezza, presente in tutta la sua opera. In “Pornografia”, la giovinezza è il mezzo del desiderio, non l’amore vissuto, non è l’amore provato o fatto, è l’amore guardato. E’ un ricatto, è la manipolazione “di una persona superiore su una persona inferiore, di un adulto su giovane”. La giovinezza è forza, ma è anche inferiorità, è stupidità e i due personaggi, Fryderyk e Witold sanno di essere superiori, cercano quella bellezza per trasformarla in delitto. Il giovane per Gombrowicz è una creatura mitologica, un satiro, un minotauro, è metà e metà, metà uomo e metà bambino, è forza vitale, energia pura.

 

E’ un romanzo che si lascia spiare, pensato come fosse una serratura, come se la vita non appartenesse a chi la vive, ma a chi la guarda

Francesco Cataluccio nel saggio “La tragedia dello sguardo immaturo”, posto a conclusione dell’edizione de Il Saggiatore, racconta che quando Gombrowicz, immaturo per vocazione, iniziò a scrivere “Pornografia”, teneva sulla sua scrivania un quadro di Tiziano, “La morte di Atteone”, conservato a Londra. Il romanzo inizialmente avrebbe dovuto intitolarsi “Atteone”, dal nome del giovane cacciatore, addestrato dal centauro Chirone, che, per aver visto Artemide nuda, morì sbranato dai suoi cani. Atteone aveva osato vedere, spiare e indugiare sulla nudità della dea e per questo viene punito. Il mito è raccontato da Ovidio nelle Metamorfosi e ispirò la stesura dell’intero romanzo.

 

C’è un desiderio carnale in tutta la letteratura di Gombrowicz, una voglia dionisiaca di vita. La vita di ciascun personaggio è fatta a brandelli, appare compressa, sfibrata, fragile. Tutto è distorto, i giovani, gli anziani, i soldati, le mogli, le madri, tutto è distrutto da una forza che non è la guerra, ma è l’umanità stessa. “Pornografia” è questo, un viaggio nell’umanità, dentro l’umanità. La tragedia sulfurea di una domanda irrisolta. Non sarà la giovinezza a salvarci, è stupida, volubile, ingenua, veloce. La giovinezza può essere manipolata. Non ci salverà nemmeno l’erotismo, annoiato e deviato, una messinscena. Non saranno nemmeno i valori astratti di una patria che già Gombrowicz, qualche anno prima, aveva trasformato in figliatria. Tutto è sovvertito, tutto è stanco e inquieto. La salvezza non sta nemmeno nella risata distorta, nella smorfia, nel ghigno di certi suoi personaggi, come il partigiano Sieman ospitato da Hipolit in “Pornografia”. La salvezza è nel paradosso, nel saperlo catturare prima di essere catturati. Su questo, sull’arte del paradosso gentile, Witold Gombrowicz ha basato la sua vita, una peregrinazione curiosa e costante. Sul paradosso ha fondato la sua letteratura che sfugge a ogni canone, irrequieta e mutevole, multiforme e dolorosa, troppo umana per essere umana. Paradossale.

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