Stratford-upon-Avon in festa per William Shakespeare nel 400mo anniversario della morte (foto LaPresse)

“Basta studiare Shakespeare, è troppo bianco”

Giulio Meotti

La fesseria multiculti proposta dal sindacato inglese degli insegnanti

Roma. Un anno fa, sulla New York Review of Books, la scrittrice Francine Prose aveva provato così a delimitare il campo della febbre politicamente corretta, domandandosi: “Dovremmo eliminare Madame Bovary perché a Flaubert mancava la ‘esperienza vissuta’ di cosa significasse essere una irrequieta casalinga di provincia? Non potremo più leggere Otello perché William Shakespeare non era nero?”. Sembrò una provocazione. Ma adesso Mary Bousted, segretaria generale della National education union, il più corposo e potente sindacato degli insegnanti del Regno Unito con cinquecentomila iscritti, fa sua quell’idea. “Come insegnante non ho problemi con Shakespeare, Pope, Dryden, Shelley”, ha detto Bousted al convegno annuale degli insegnanti a Bryanston, enumerando i grandi poeti e scrittori inglesi del passato. “Ma so che in una scuola dove si parlano trentotto lingue oltre all’inglese devo avere scrittori afro-caraibici nel curriculum, e poi scrittori indiani e cinesi”. Per questo, ha detto Bousted, il nuovo curriculum dovrà andare oltre Shakespeare e gli altri “Dead White Males”, gli autori maschi bianchi defunti.

   

“Se un curriculum di conoscenze significa ricreare il meglio che è stato pensato da uomini bianchi e morti, allora non mi interessa molto” ha detto la leader degli insegnanti inglesi. I difensori del multiculturalismo vogliono dunque un approccio meno dogmatico e tradizionale alla cultura, che tenga conto dell’influenza di fattori come razza, nazionalità, sesso. Spiegano che si tratta semplicemente di adeguarsi all’evoluzione della società e che dunque non ha più senso rimanere ancorati ai classici della letteratura.

 

L’attuale curriculum britannico, rivisto nel 2014 dall’allora ministro dell’Istruzione Michael Gove, prevede lo studio di almeno un’opera teatrale di Shakespeare, di un romanzo del XIX secolo e di una selezione poetica composta dopo il 1789. “E Shakespeare era uno scrittore intensamente conservatore che ha passato un sacco di tempo a rafforzare il diritto divino dei re, quindi in questo hai bisogno di voci diverse” ha continuato Bousted.

   

Non è una discussione teorica. Un gruppo di accademici dell’Università di Cambridge sta già valutando come ingraziarsi gli studenti che avevano chiesto di “decolonizzare” il programma di Letteratura inglese portando dentro più scrittori etnici neri e delle minoranze. E il Bardo è ovviamente nel mirino. Come ha detto Rianna Croxford, una delle studentesse che ha suggerito le modifiche, “non è possibile per uno studente oggi leggere i drammi di Shakespeare senza considerare il contesto postcoloniale”.

 

In America, si è già passati ai fatti. In uno dei dipartimenti di letteratura più famosi del paese, all’Università della Pennsylvania, gli studenti e alcuni professori hanno eliminato un ritratto di Shakespeare dalla Fisher-Bennett Hall, sostituendolo con quello di una poetessa lesbica e nera, Audre Lorde, per avere maggiore “diversità”.

  

E’ il tempo delle fregnacce multiculturali. Così, a Siracusa, la regista Emma Dante ha appena messo in scena l’Eracle di Euripide, ma trasformandolo in una donna. Uno squisito gulash letterario.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.