Il bacio che è costato al tennista Maxime Hamou l'allontanamento dal Roland Garros

Giudici molesti di un bacio non definitivo

Giuliano Ferrara

Solo a una moralina sessualmente corretta poteva venire in mente di punire il tennista Maxime perché è un ragazzo come la sua intervistatrice. L’America s’è beccata Trump. Al Roland Garros andrà anche peggio

Si poteva ieri captare nei siti informativi, in un breve video, una situazione perfettamente innocente rovesciata da non si sa quale autorità in immoralismo e molestia. Il giovane tennista Maxime Hamou, un nero, un minore della categoria, se ne stava abbracciato amichevolmente a un tifoso. Il tennista indossava la sua tutina blu dopo una performance, e a un tratto comincia lo stand up con una graziosa giornalista, anche lei molto giovane, di Eurosport, il tutto in francese. La reporter si avvicina simpaticamente smorfiosetta, si abbassa per non impallare l’atleta, gli porge il microfono e dà inizio alla simpatica raffica di  domande inutili tipiche della circostanza. Un po’ parla con lui e un po’ con il pubblico che sta dietro la telecamera. La scenetta è deliziosa, e Maxime prende a rispondere senza imbarazzo, anzi con molta disinvoltura. Cosa farò? Farò la doccia, poi vado a casa e mangiamo un boccone in un restò… cose così. Ma un po’ Maxime ammicca, si diverte, e lei si diverte con lui che la stringe nelle spalle in simmetria con la stretta cameratesca del tifoso. In un clima amichevole e scherzoso Maxime si piega con teatralità e bacia la giornalista, niente di lascivo, una puntura d’insetto affettuosa, uno di quei baci non definitivi, per dirla con Buttafuoco, che si danno per fare la scena e denotano un semplice omaggio passante, ma doveroso, alla bellezza di una lei. La giornalista in stand up si ritrae, e vorrei vedere, per rispetto al pubblico, per modestia, per istinto, ma dolcemente, senza scomporsi, senza che il tutto denoti altro che piacevolezza e golosa giocosità giovanile. E la scena del bacio si ripete, con una stretta finale ringalluzzita e una finale ritrosia da diretta, da disordinato, effimero collegamento live.

 

 

È finita che Maxime è stato espulso per molestie dai capi del torneo del Roland Garros: una soluzione umiliante, assurda, ma perfettamente in tono con quelli che saranno i titoli giornalistici del giorno stesso, nei siti, e del giorno dopo, nei giornali. È evocata la tremenda parola “molestie”. È affermata un’ideologia, una visione dell’esistenza, un modo straordinariamente stupido di essere del rapporto tra i sessi. Solo una moralina sessualmente corretta può vedere affronti e lesioni della dignità femminile in un gioco ancor più che innocente, naturale e spontaneo, aperto vivace e privo di sottintesi, rimpallato tra ragazzi sul lato più esposto e frivolo della vita, uno stand up televisivo del dopo partita. Si ebbe già modo di osservare che non poteva che vincere uno sfasciacarrozze in un paese, gli Stati Uniti, in cui madame e madami col cerchietto e il ditino alzato avevano sospeso una squadra di baseball in università perché si era saputo di commenti sulle ragazze negli spogliatoi. Così per contrappasso gli americani si sono beccati un tizio che chiama lockroom bunter, cioè chiacchiera da spogliatoio, l’aggressività turpiloquente di un fuorionda da casino (“grab them by the pussy”) in cui è incappata la sua falsa innocenza. Chissà il contrappasso per i giudici del Roland Garros, per i poveri francesi correttizzati dalla giustizia sportiva. Intanto i titoli e i testi dell’informazione, per favore: non si doveva rubricare la cosa come punizione per molestie di un tennista che bacia una giornalista ritrosa. In un mondo con la testa sulle spalle e il senso del ridicolo si doveva parlare della molestia cattiva di giudici incapaci di distinguere un peccadillo pieno di fragranza da un comportamento immorale.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.