Repubblica, guardoni e guardanti

Andrea Marcenaro
Formidabile il titolo del tema. Più che civile. Dice: “Così il burocrate guardone spia le vite degli altri sul web”. Ora. Tralasciamo per un attimo il web, denunciato dal guardante del guardone. E teniamoci il guardone che denunciava a suo tempo il non guardante.

Formidabile il titolo del tema. Più che civile. Dice: “Così il burocrate guardone spia le vite degli altri sul web”. Ora. Tralasciamo per un attimo il web, denunciato dal guardante del guardone. E teniamoci il guardone che denunciava a suo tempo il non guardante. E’ stata Repubblica, a sparare il titolo del tema. E Repubblica, perfino Di Maio lo sa, più che un giornale è una corazzata. Consolante. Eppure, c’è sempre un però: tu impettisci a guardante del guardonismo (vabbè, quantunque del web), poi ammazzi per prima te stessa. Non lo vuoi. Ti neghi, poi capita.

 

Primo paragrafo del titolo del tema: “L’agente del fisco diventa stalker dell’imprenditore”. E già rinvia al maledetto gioco sulle stampanti e le Poste, allorché Repubblica guardonava, e nonostante ciò non guardonava. Secondo. “L’uomo geloso fa le pulci al rivale in amore”. Boooommm: e le diecissime domande del non guardone? Che non spiava le non vite del non scopatore con le non ragazze, mai definite troie, pagate dal non burocrate, né convocate dal magistrato (lasciamo pure stare, adesso, sulla volgarità del web), il quale giammai avrebbe passato a Bonini, o alla Milella, o a Bolzoni, o a Gad, o a Colonnello, o a Nuzzi, o alla Sarzanini, o a Mentana, o a Mieli, o a Sallusti, o a Belpietro, o a Fede, o a li mortacci che non me li ricordo, chissà quali fenomeni della notizia separata dagli implacabili coglioni, quantunque duri, del giornalismo: strumenti opportuni per rivendicare un aumento di stipendio. O di prestigio, diciamo meglio. Il quarto paragrafo con cui si indigna la Repubblica, ieri più guardona mentre oggi più guardante, è titolato così: “Il pc violato per proteggere la fidanzata”.

 

Dove l’intransigenza nel difendere le fidanzate veniva esibita (lasciando da parte il web, ultimo arrivato) dai Caracciolo-Scalfari-De Benedetti e altri uomini – ohibò, non di governo – questo davvero non si può dire – ma che sufficientemente pubblici che li mortacci loro. Quanto a “Quell’ossessione di sapere tutto dei conti dei vip”, è titolo della Repubblica di oggi, la quale denuncia la curiosità morbosa su cui mai una Repubblica di ieri, o diciamo un Gad, o un Nuzzi (Nuzzi dipende per chi lavorava), o una Sarzanini, se avesse lavorato a Repubblica, o un Fede (Fede dipende per chi lavorava), o un Mentana, o un Mieli (Mieli, comunque, è un signore. E un signore è sempre del Corriere), vollero indagare.

 

L’ultimo paragrafo della nobile denuncia sulla violenza contro la privacy, denunciata da Repubblica, porta un titolo intrigante: “Le informazioni su un latitante girate a un’amica”. Ci tocca dire, qui, per quel che sappiamo. Sallusti a parte, che rivestiva il ruolo di capocronista del Corriere. E Mieli a parte, il quale stava al Corriere come capo, nessuno dei due lavorava fino a prova contraria (e web a parte) con quei moralisti di Repubblica.

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.