Bernard Lewis

I cent'anni di Bernard Lewis, Cassandra dello “scontro di civiltà”

Giulio Meotti
Il compleanno dell’ebreo fortunato nella “rabbia dell’islam”. Fu lui a capire che Osama bin Laden rappresentava un pericolo mondiale e, in un articolo del 1990, a coniare l’espressione “scontro di civiltà” che Samuel Huntington avrebbe reso popolare.

Rome. Un ebreo fortunato, nato in Inghilterra e per questo scampato all’Olocausto. Un giovane talmente grato alla madre patria britannica che si arruolerà come spia al Cairo per l’intelligence di Londra. Bernard Lewis nasceva cent’anni fa, il 31 maggio 1916, e le sue tesi avrebbero avuto eco profonda nella storia. Fu lui a intuire che la teocrazia di Khomeini, salutata in occidente come una benefica rivolta contro lo Scià, era invece un fenomeno totalitario. Fu lui, mentre impazzava la new economy e Francis Fukuyama predicava la “fine della storia”, a capire che Osama bin Laden rappresentava un pericolo mondiale e, in un articolo del 1990, a coniare l’espressione “scontro di civiltà” che Samuel Huntington avrebbe reso popolare. Fu Lewis l’architetto ideologico su cui l’Amministrazione Bush avrebbe costruito la linea di democratizzazione del medio oriente. Paradossale che l’orientalista conservatore riponesse una speranza democratica nell’Iraq e i suoi vicini arabi, mentre i suoi critici liberal e di sinistra venissero richiamati dalle sirene della tradizione araba autoritaria. Professore emerito all’Università di Princeton, Lewis ha demolito l’assunto orientalista e razzista secondo cui gli arabi sarebbero incapaci di darsi un governo democratico.

 


Bernard Lewis


 

E pensare che nacque come allievo di Louis Massignon quando iniziò a insegnare all’Università di Londra, alla fine degli anni Trenta, e meno di cento persone in tutta l’Inghilterra conoscevano l’arabo. Non c’è leader arabo moderato che non gli abbia chiesto consiglio e Ariel Sharon lo voleva spesso vicino a se. I Fratelli musulmani in Egitto, che hanno tradotto in arabo alcuni suoi libri, lo hanno definito “nemico onesto”. Una vita incantata. Come quando Lewis incontrò lo Scià Pahlavi e gli disse: “La politica estera occidentale, sua Maestà, è condotta su principi marxiani: non Karl ma Groucho”. Fu Dick Cheney, involontariamente, a fare di Lewis la nemesi dei colleghi di studi islamici. A ridosso dell’invasione di Baghdad, Cheney a “Meet the press” disse: “Credo fermamente, assieme a uomini come Bernard Lewis, che una forte risposta americana al terrore e alle minacce agli Stati Uniti possa calmare le cose in quella parte di mondo”. Dieci anni fa, in un’intervista alla Welt, Lewis si rimise i panni della Cassandra e disse: “L’Europa sarà parte dell’occidente arabo, del Maghreb”. A domanda su cosa dovrebbero fare gli europei per invertire questo processo, che appare inevitabile, il novantenne Lewis rispose, sarcastico: “Sposatevi da giovani e fate figli”. Cassandra preveggente e inascoltata. 

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  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.