“Piango gli amici di Charlie, ma non mi piace un Dio pol. corr.”, dice Vincino

Piero Vietti
Non gli è piaciuta, quell’ultima copertina di Charlie Hebdo, quella del numero uscito per ricordare la strage di un anno fa. Ma la tragedia e quello che è seguito in Francia sono la dimostrazione di un’Europa fragile e incapace di difendere “la libertà di pensiero, espressione, disegno, e questa è una sconfitta pazzesca.

Non gli è piaciuta, quell’ultima copertina di Charlie Hebdo, quella del numero uscito per ricordare la strage di un anno fa. Lo ammette con amarezza, lui che in una vignetta uscita ieri su questo giornale si è definito “charlista” e che senti amici e fratelli i vignettisti ammazzati dodici mesi fa e quelli che nonostante tutto oggi continuano quel lavoro. Abituato a disegnare le sue idee da sempre su queste pagine (e non solo, non si contano le collaborazioni che ha avuto nella sua carriera), per una volta Vincino parla: “E’ un giorno di lutto terribile. Quando un poeta viene ammazzato l’assassino vince”, dice, paragonando disegnatori e poeti, “perché loro non mediano, quando hanno un’ispirazione la mettono su carta”.

 

La tragedia di Charlie Hebdo e quello che è seguito in Francia sono la dimostrazione di un’Europa fragile e incapace di difendere “la libertà di pensiero, espressione, disegno, e questa è una sconfitta pazzesca. Noi continueremo a fare il nostro lavoro, a fare i giornali, ovviamente rispettando quello che ci viene chiesto dai nostri direttori, ma mai censurando le nostre idee”, continua. “Possiamo cedere tutto, ma non la libertà di espressione, di pensiero, di disegno. Poi si può anche essere condannati…”. Per Vincino i giornali di satira sono “avanguardie di un territorio che fino a qualche tempo fa sentivo amico. Abbiamo sempre preso in giro il potere, le religioni… ma il terreno di incontro tra noi e loro era pacifico, non eravamo l’obiettivo da abbattere”. Tutto cambia con l’attacco ai vignettisti danesi. “Gli islamici sono i primi a vederci come un nemico da annientare – spiega ancora Vincino – e dopo i vignettisti danesi l’obiettivo diventa Charlie Hebdo”. Parla ancora di sconfitta: “Quando arrivi a dire ‘non disegno più Dio’ hai perso”. Ecco perché non gli è piaciuta questa ultima copertina, con un dio-assassino più cristiano che musulmano che si aggira ancora a piede libero. “La prima pagina dopo l’attentato, un anno fa, con quel Maometto che piangeva e diceva ‘tutto è perdonato’ teneva il punto. Era triste, ferita, ma teneva il punto. Oggi invece c’è un dio qualunque su quella copertina, un dio politicamente corretto valido per tutte le religioni. Ma sono i seguaci di Allah che ci hanno ammazzati! Se anche noi vignettisti facciamo i politicamente corretti sbagliamo ancora di più”.

 

[**Video_box_2**]Sia chiaro, sottolinea, Vincino ama Charlie Hebdo e i suoi redattori, piange i grandi vignettisti che non ci sono più (“adesso il giornale è più povero, un poeta non è sostituibile al volo”) e spera che riescano a ricostruire presto “una macchina creativa all’altezza del passato”. Sarà ancora possibile fare satira sull’islam?, si chiede. “Io faccio come se fosse ancora così”, risponde. “Anche se la sciatteria di molti su questa vicenda mi fa pensare che non a tutti stia a cuore difendere questo tipo di libertà di espressione”.

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  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.