Luca Carboni

Caro Luca Carboni, se anche tu ami il lambrusco devi amare i confini

Camillo Langone
Canzoni e invasioni. Luca anche tu. Non dovevi pugnalarmi così alle spalle e invece con la tua nuova bellissima canzone, “Luca lo stesso”, lo hai fatto e adesso sono qui che bevo lambrusco per lenire il dolore della ferita. Meglio non buttarla in politica.

Luca anche tu. Non dovevi pugnalarmi così alle spalle e invece con la tua nuova bellissima canzone, “Luca lo stesso”, lo hai fatto e adesso sono qui che bevo lambrusco per lenire il dolore della ferita (ogni scusa è buona, lo so, ma il lambrusco è ancora più buono della scusa, cosa ci posso fare). Tu che sei mio fratello almeno dal 1992, da quando cantasti di noi che andavamo in motore dall’Emilia alla Romagna per “abbracciare tutte quante voi / ragazze belle del mare”, tu che sei stato ragazzino a Bologna come me (io in via Pellizza da Volpedo, quartiere Mazzini), tu che hai studiato da perito agrario come me, tu che ami l’amore, sia la cosa che la parola, come me, tu che ami la bellezza e la giovinezza come me e come gli altri miei amici e maestri bolognesi, come l’altro mio amico e maestro Stefano Bonaga, come l’altro mio maestro (non amico, purtroppo di persona non lo conosco) Cesare Cremonini… Allora come ti è venuto l’incipit divisivo e disamorante? “C’è chi ama la sua terra e i suoi confini / ed è così patriottico che sogna una patria senza vicini”. Stavi pensando a me? Stavi pensando a noi che soffriamo nel vedere la patria invasa? Tu no?

 

Io soffro terribilmente per l’invasione, io sanguino ogni giorno per l’invasione e per l’indifferenza circa l’invasione, per la sottovalutazione dell’invasione che accomuna la maggioranza dei miei connazionali. Non solo i politici che a differenza di me non prendono treni o prendono solo l’alta velocità e quindi non sanno che un italiano oggi in molte stazioni, in molti orari, in molti vagoni, è già in minoranza. Non solo i preti, che dal pulpito leggono il Vangelo, libro durissimo in cui Cristo definisce cattivi tutti gli uomini, tutti nessuno escluso, e non fa che paragonarli a cani, a porci, a serpenti, e subito dopo dallo stesso pulpito pronunciano una strana melassa in cui i cani, i porci, i serpenti siamo noi pochi autoctoni, mentre le miliardate di allogeni e in particolare le miliardate di allogeni africani e asiatici sono costituite da angeli (miliardi di angeli) che bussano alla porta per migliorarci e renderci degni del paradiso. Non solo le persone normali che cominciano a credere che spacciatori tunisini, stupratori ivoriani, trans colombiani, mendicanti nigeriani e operai cinesi in nero salveranno l’Inps. Anche i cantanti adesso. Anche tu, Luca.

 

Mentre le canzoni d’amore non devono contenere altro che parole d’amore. I testi perfetti sono quelli che dicono “per un’ora d’amore non so cosa farei / per poterti sfiorare non so cosa darei” (e questi sono i Matia Bazar, Dio li abbia in gloria), non male quelli che dicono “l’unica l’unica semplice cosa che voglio / tu sei l’unica l’unica semplice cosa che voglio” (e questo è il tuo concittadino e nuovo collega Andrea Nardinocchi). Saba comprese e disse che la rima fiore / amore è la “più antica, difficile del mondo” e io vorrei che non ti sentissi sminuito quando scrivi di sentimenti. Non essere corrivo, Luca. Non buttarla in politica, Luca.

 

[**Video_box_2**]Lascia la politica ai politici, è il loro sporco mestiere, giustamente destinato all’oblio: hai esordito sotto Craxi e Pertini che non sono più nulla mentre tu sarai nei nostri cuori per sempre. Però i confini devi amarli, non devi ironizzare su chi li ama e soffre nel vederli violati. “Ama il confine”, esorta Pasolini nella sua ultima poesia, “Saluto e augurio”, il suo testamento accorato. Il confine esiste precisamente per proteggere ciò che si ama. Se ami la Madonna di San Luca non puoi volerla umiliata dai muezzin, se ami le Due Torri non puoi volerle umiliate dai minareti, se ami i tortellini non puoi volerli umiliati dal cuscus, se ami la mortadella non puoi volerla umiliata dal kebab… Se ami le ragazze che d’estate a Bologna “sono margherite e viole” non puoi volerle umiliate da un velo. Se come me ami il lambrusco, e il vecchio ragazzo emiliano che ha studiato agraria non può non amare il più autoctono dei vitigni italiani, devi amare il confine che lo separa dai tagliagole e dai tagliaviti.

Di più su questi argomenti:
  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).