La madrina del Festival Elisa Sednaoui (foto LaPresse)

A Venezia 11 minuti girati benissimo e ancora tante cose memorabili

Mariarosa Mancuso
C’è più cinema in certi documentari che in certi film. Quest’anno Treviso è hot hot hot. Gustoso cocktail a Biennale Terrace (gestita con verve sapiente dalla sosia di Elizabeth Banks Savina Cofaloni) offerto dal Consorzio del Prosecco.

11 MINUTES di Jerzy Skolimowski (concorso)

 

Il ragazzo polacco – si fa per dire, è nato nel 1938 – sfodera una furbizia micidiale (lo aveva già fatto in “Essential Killing”, Leone d’argento nel 2010). Gira benissimo, anche se la struttura e il finale gli interessano assai più dei personaggi, tenuti sotto osservazione durante undici minuti fatali. Tra la saga horror “Final Destination” e i destini incrociati di Alejandro González Iñárritu, prima che svoltasse dal cupo “Babel” verso il magnifico “Birdman”.

 

DE PALMA di Noah Baumbach e Jake Paltrow

 

C’è più cinema in questo documentario che in certi estenuanti narcisismi da concorso, in testa a tutti Laurie Anderson (vedova Lou Reed) con “Heart of a Dog”. Cinema girato facendo in contemporanea il cast per “Star Wars” e per “Carrie”. Erano tutti giovanissimi, Steven Spielberg aveva un pionieristico telefono in macchina e si faceva i selfie. Sean Penn, per insultare Michael Fox, gli sussurrava sul set: “Sei un attore da tv”. Quanto al voyeurismo di Brian De Palma – da sempre attribuito alla sua passione per Hitchcock – la verità sta altrove. “Vita vissuta” racconta il regista: quando era ragazzino spiava papà che tradiva la mamma.

 

MOUNTAIN di Yaelle Kayam (Orizzonti)

 

Cimitero sul Monte degli Ulivi a Gerusalemme. In una casetta con vista sulle tombe abita una famiglia ortodossa. Il marito è sempre fuori, la moglie di giorno esce per leggere poesie e di notte per passeggiare, incuriosita dalle prostitute e dai protettori che si aggirano nei dintorni. Finale aperto, con topicida. Destinato alla famiglia opprimente, ai peccatori, o forse a entrambi.

 

L’ESERCITO PIU’ PICCOLO DEL MONDO di Gianfranco Pannone (fuori concorso)

 

Le future guardie papali, arrivate a Roma dalla Svizzera profonda per l’addestramento, non sono tanto loquaci (il ritmo però lo dà il regista e si poteva sveltire). Provano le divise, maneggiano le alabarde, scoprono la Citta Eterna, confessano che stare di sentinella per due ore è una fatica micidiale.

 

Mariarosa Mancuso

 



[**Video_box_2**]Quest’anno Treviso è hot hot hot. Gustoso cocktail a Biennale Terrace (gestita con verve sapiente dalla sosia di Elizabeth Banks Savina Cofaloni) offerto dal Consorzio del Prosecco: squisiti amuse-gueule di pesce dello chef trevigiano Tino Venturello e abbondante bollicine. Grati per il boom mondiale del prosecco, il Consorzio sponsorizza diverse manifestazioni culturali come il Sole Luna, Treviso Doc Film Festival, 14-20 settembre; il catalogo invoglia. Sono arrivati per “The Bigger Splash” il dottor Dino Munarolo del Centro per la terapia del dolore di Treviso e tre amici medici. Il Premio Arcobaleno Latino, fondato da Gillo Pontecorvo e Sandro Silvestri, è stato vinto dal buon noir di borgata “Non essere cattivo” (FC) del compianto Claudio Caligari; ritirato da Valerio Mastandrea, sostenitore e promotore dell’opera per conto dell’amico scomparso a film ultimato. Molto atteso “Heart of a Dog” di Laurie Anderson (Venezia 72) performance artist, compositrice e musicista senza la noia molesta che l’aggettivo “sperimentale” spesso connota. Entusiasti del film che celebra vita e morte di Lolabelle, rat terrier e anima gemella di Anderson, la spiritosa, luminosa pelle di luna Marta Cagnola (Radio 24) e la cagnetta, of course. Bipede e Gloria Satta invece nauseate dall’opera intrisa di allegra spiritualità (“California Woo-Woo” per chi la disprezza) una gioiosa elaborazione del lutto dell’artista vedova dell’indimenticabile cantautore Lou Reed (“Walk On The Wild Side”) morto nel 2013. Tra le tante cose memorabili di “Heart of a Dog”, la differenza tra lupi, barboncini e rat terrier: “Se dai un ordine a un pastore tedesco, risponde “Vado!”; un barboncino guaisce “Sì, ma amami!”. Il rat terrier (nostra sorella sotto la pelle) chiede “Is it fun?”. L’artista multimediale è esempio vivente dell’espressione “Yiddishe Kopf” (testa ebraica, sottintesa assai geniale). Anche in “11 Minutes” di Jerzy Skolimowski (Venezia 72) un film à bout de souffle, c’era un bel lupo comprimario: giornata campale per la quadrupede. Woof! E pure fortunata. L’altra sera nella cuccia volava una coccinella. What a lucky dog! All’amico e mespucheh Francesco Castelnuovo (SkyTV) per il prossimo arrivo sulla terra della prima figlia Yael: Mazel tov! Domani succulento aneddoto su Brian De Palma.

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