Roger Scruton

“L'occidente ha bandito la guerra”

Giulio Meotti
Scruton sulle ruspe islamiste che hanno spianato il monastero di Sant’Elian: “I cristiani uccisi dall’Isis pagano il nostro ripudio della forza militare e dei valori dell’Europa. Ma il loro è anche il nostro destino”.

Roma. Sant’Elian era un giovane medico cristiano originario di Homs, in Siria, che venne ucciso nel 284 d.C. dal padre, un legionario romano, per il rifiuto di rinunciare alla fede cristiana. Le sue ossa erano conservate in un monastero di millecinquecento anni a Qaryatayn. Ieri le ruspe islamiste lo hanno raso al suolo. I terroristi dell’Isis hanno anche disperso le ossa del santo cristiano. Un’immagine che ricorda altre ruspe, quelle che nel 1931, per ordine di Stalin, rasero al suolo la chiesa di Cristo Salvatore. Sui ruderi di quella bellissima chiesa fu costruita la più grande piscina dell’Unione sovietica. “Tutte le forme di violenza collettiva hanno una dimensione religiosa, dalla distruzione delle chiese sotto Stalin all’Isis”, dice al Foglio Roger Scruton, influente filosofo inglese, docente alla St. Andrews University, fellow della British Academy e della Royal Society of Literature. “I cristiani sono vulnerabili e l’Isis andrà avanti nella loro decimazione finché l’occidente non fermerà militarmente lo Stato islamico. L’occidente è in ritirata dal mondo, ha perso ogni valore spirituale e culturale su cui si fonda l’Europa. Altrimenti, di fronte alle notizie di cristiani uccisi e di chiese rase al suolo, interverrebbe subito contro l’Isis. Ma verrà punito, anche tramite il multiculturalismo. La colpa è della cultura del ripudio. I cristiani d’oriente sono il capro espiatorio della nostra debolezza in questo momento esistenziale”.
Doug Bandow, esperto di politica estera del Cato Institute, ha scritto un rapporto sui cristiani: “Stiamo assistendo all’omicidio di massa e al tentativo di sradicare il cristianesimo da dove è nato”. Giorni fa il patriarca della chiesa siro-cattolica, Ignace Youssif III Younan, ha parlato di “pulizia religiosa”. Prima del video del monastero, l’Isis ne ha diffuso un altro. “Sono un Nisrani”, ripetono uno dopo l’altro dieci cristiani assiri nelle mani del Califfato, usando il nome arabo di “nazareno” che a Mosul venne impresso nelle case dei cristiani sfollati un anno fa, quando 60 mila cristiani fuggirono. L’Isis mostra anche donne cristiane rapite: se non sarà pagato il lauto riscatto, diverranno schiave del sesso. “C’è un senso di colpa profondo, ma anche l’eliminazione della guerra dalla nostra immaginazione pubblica e politica”, ci dice Scruton. “E’ la generazione cresciuta negli anni Sessanta che, memore della Seconda guerra mondiale, ha deciso che quella sarebbe stata ‘l’ultima guerra’. I musulmani invece vogliono combattere per qualcosa e stanno eliminando nel loro passaggio città, culture, persone innocenti. Le femministe e coloro che hanno difeso tutta la vita le ‘minoranze’  sono silenti sul ritorno della schiavitù sessuale delle ragazze yazide. La sorte dei cristiani del medio oriente è importante per noi occidentali. Non dobbiamo voltare le spalle a queste comunità dal momento che il loro destino, nel lungo periodo, è anche il nostro destino”. Come rispondere alla persecuzione dei cristiani? “Dobbiamo revocare il riconoscimento di regimi che non offrono protezione alle minoranze cristiane e che comprendono l’Arabia Saudita e diversi stati del Golfo. E’ inaccettabile che i musulmani in occidente reclamino il diritto di praticare la loro religione, costruire moschee e madrasse, sfruttare le libertà che la nostra società sancisce, mentre vietano ai cristiani che vivono nel loro paese di fare lo stesso. La libertà religiosa è la conditio sine qua non del sostegno occidentale. Se rinunciamo alla libertà religiosa invieremo agli islamisti un messaggio che è pericoloso per noi stessi. Sarebbe come dire che le nostre libertà ci interessano meno della pace, a qualsiasi prezzo essa un giorno possa esserci imposta”.

 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.