Le auto in fila a Villa San Giovanni

La Sicilia è chiusa, anzi no. Chi controlla chi sullo Stretto di Messina?

Riccardo Lo Verso

Il decreto vieta gli spostamenti, ma in centinaia sbarcano a Messina. La rabbia di Musumeci, il proclami del sindaco di Messina. Ma a chi spetta davvero controllare chi si imbarca?

Potevano o meno rientrare in Sicilia i passeggeri che hanno affollato il traghetto che attraversa lo Stretto di Messina? In terra siciliana, come spesso accade, alle domande semplici non seguono risposte altrettanto semplici. Fortunatamente i numeri sono lontanissimi dall'esodo da nord a sud delle scorse settimane (migliaia e migliaia di persone), ma agli imbarcaderi è stata comunque una notte di caos. Macchine in fila, con tanti siciliani di rientro. La nuova stretta del governo Conte per il coronavirus vieta a tutte “le persone di trasferirsi o spostarsi con mezzi di trasporto pubblici o privati in un comune diverso da quello in cui si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute”. Fino all'8 marzo era altresì “consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza”. Da ieri non lo è più, ma non si può escludere, almeno al momento perché le verifiche sono in corso, che qualcuno nella notte del caos possa avere approfittato delle vecchie maglie, più larghe, per arrivare in Sicilia.

 

D'altra parte fra l'annuncio di sabato, poco prima della mezzanotte, fatto dal premier Giuseppe Conte e la firma del decreto sono trascorse diverse ore che hanno alimentato caos e preoccupazioni. Quando gli hanno mostrato le foto delle file di auto a Villa San Giovanni il presidente della Regione Nello Musumeci ha lanciato una bordata via Facebook: “Il governo nazionale intervenga perché noi siciliani non siamo carne da macello”.

Poco dopo i suoi toni sono sembrati più distesi: "Ho appena avuto conferma dalla prefettura di Messina che saranno ulteriormente intensificati i controlli sullo Stretto. Possono passare, alla luce del provvedimento nazionale, solo i pendolari che svolgono servizio pubblico, come sanitari, forze armate e di polizia. Basta. Stiamo facendo sacrifici enormi e bisogna dare certezze a tutti i cittadini che questa fase è seguita con impegno".

 

Tutto chiarito? Neanche per idea. Secondo i numeri ufficiali comunicati da Caronte & Tourist, la compagnia che gestisce i collegamenti, dall'ultimo traghetto, quello delle 22:00 di ieri sera, e dai tre precedenti sono scesi 551 siciliani, a bordo di 239 auto. A tutti è stata controllata la temperatura. Il giorno prima, sabato, i passeggeri erano stati 739, oltre 12 mila in poco più di una settimana. Dalla compagnia di navigazione parlano di numeri normali, non ci sono stati picchi nelle ultime ore.
Non è competenza di Caronte & Tourist controllare il rispetto dei divieti. Chi ha il biglietto sale a bordo: è l'unico requisito che conta per la compagnia. Sono altri, le forze dell'ordine, ad avere competenza sulle verifiche.

 

Nel caos si annida la paura. Allora si muovono i sindaci. “Fermo io le navi”, dice quello di Messina, Cateno De Luca, non nuovo a gesti eclatanti. Altri primi cittadini di tanti comuni calabresi chiedono un potenziamento dei controlli. Chi addirittura la militarizzazione della frontiera.

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