La fuga dell'orso bandito M49: cronaca di una morte annunciata

Giovanni Battistuzzi

Tra Trentino e Alto Adige il ricercato numero uno è un orso di tre anni e centoquaranta chili che, pur braccato, non vuole farsi trovare

Santiago Nasar ha un manto castano scuro e un anello di pelo biondiccio sul collo. Ha un destino segnato per ordinanza. L'Ufficio caccia e pesca dell'Alto Adige ha deciso che quello che hanno fatto i colleghi trentini, ossia decretare l'ordine di "cattura o abbattimento", non era sbagliato e poteva benissimo essere allargato a tutta la regione. Cattura o abbattimento, dice l'ordinanza, ma si sa come vanno le cose, perché vanno sempre a finire allo stesso modo: l'intenzione non è mai uccidere un animale ma la dose di sonnifero è sempre troppo forte.

 

Santiago Nasar ha un manto castano scuro, un anello di pelo biondiccio sul collo e un nome in codice: M49. È un orso bruno europeo di tre anni e mezzo che pesa sui centoquaranta chili e probabilmente è davvero pericoloso, almeno per gli altri animali (per l'uomo chissà). Pericoloso perché non ha paura di avvicinarsi a cascine, case e paesi e perché non ha nessuna remora di attaccare il bestiame pur di mangiare ciò che più gli aggrada. Una mezza dozzina di tentativi di "furto" di bestiame nei primi otto mesi del 2018, due andati a segno. Prima della cattura, del castigo in un centro di isolamento per orsi e della conseguente radiocollanatura.

 

Un castigo che però non ha sortito effetti. Perché M49 è un bandito, un bandito vero, scaltro e capace di passare inosservato. E come ogni bandito scappa.

 

Scappa da chi lo voleva riprendere per rimetterlo in castigo. Tra marzo e giugno 2019 ci prova 16 volte (almeno secondo i dati della Provincia autonoma del Trentino-Alto Adige) a irrompere in una malga in cerca di cibo e cinque volte scompare con una preda. Per questo viene ordinata la sua cattura tramite "trappole tubo". Viene catturato nei pressi di Malga Rosa, nel comune di Porte di Rendena (Tn) nella serata del 14 luglio, verso le ore 22.10 e trasportato nel Centro vivaistico forestale di Casteller, circa ottomila metri quadrati di bosco usati per la captivazione di plantigradi provenienti dall’intero arco alpino italiano, in pratica un'Alcatraz per orsi, chiusa da una doppia recinzione elettrificata che si poggia su basamenti in cemento antiscavo. Sembra impossibile che qualcuna possa poter scappare da lì, non c'è mai riuscito nessuno. Ma un vero brigante trova sempre il modo di riconquistare ciò che vuole, ossia la libertà. Prima ha distrutto la barriera interna incurante delle scariche elettriche, poi ha superato arrampicandosi anche la seconda rete elettrificata e infine si è dato alla fuga come un Frank Morris qualsiasi (il protagonista di "Fuga da Alcatraz" interpretato da Clint Eastwood).

 

M49 non è Daniza, non attacca per difendere i cuccioli, M49 è un brigante, un bandito, uno di quelli che nonostante tutto, morale etica e quant'altro, affascinano la gente. È un bandito animale, uno che se ne frega della legge dell'uomo semplicemente perché la legge dell'uomo non la capisce. Segue la sua logica, o meglio il suo istinto e il suo istinto gli dice soltanto una cosa: mangia. E lui lo segue, fregandosene della proprietà privata, del bestiame fonte di sostentamento delle comunità montana.

 

Gli animalisti sarebbero disposti a vederlo catturato ma ne aborrono l'uccisione, non potrebbe essere altrimenti. Gli agricoltori e gli allevatori ne invocano l'abbattimento, non potrebbe essere altrimenti. In mezzo c'è l'evidenza di due punti di vista totalmente opposti, incapaci di poter trovare un punto d'incontro. Perché punto di incontro non c'è. M49 è un bandito che vuole mangiare e farlo in libertà, ovunque e a qualunque mezzo. È colpevole? No. Ma nemmeno sono colpevoli gli abitanti della montagna che chiedono di potere allevare le loro bestie senza troppi patemi. M49 è l'evidenza che non sempre l'ideologia vince, che non sempre gli animali sono tutti buoni e gli umani sono tutti cattivi come per faciloneria si è portati a credere. M49 è un bandito che ci affascina, ma la sua è la cronaca di una morte annunciata.

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