Un migrante scende dall'Aquarius ormeggiata al porto di Malta (foto LaPresse)

Le fake news di Salvini affondano Aquarius

Luca Gambardella

La nave dell'ong rinuncia alle operazioni di salvataggio nel Mediterraneo, colpita dalla retorica del ministro dell'Interno e dalla bugia sul calo delle morti in mare

La campagna del ministro dell’Interno Matteo Salvini contro le ong nel Mediterraneo ha ottenuto il suo primo “successo”: la nave Aquarius di Sos Méditerranée e Medici senza frontiere ha annunciato la fine delle operazioni di salvataggio perché, su richiesta del governo italiano, nessun paese intende più concederle la bandiera di navigazione. Negli ultimi tre mesi l’imbarcazione, che dal 2016 a oggi ha salvato 30 mila persone nel Mediterraneo, è stata costretta a restare ferma nel porto di Marsiglia in attesa dell’intervento – mai arrivato – di qualche governo europeo. La scelta di ritirarsi dalle operazioni “è il risultato di una campagna sostenuta dal governo italiano e appoggiata dagli altri stati europei per delegittimare, calunniare e ostruire le attività delle organizzazioni umanitarie che forniscono assistenza a persone vulnerabili”, ha detto ieri Medici senza frontiere in un comunicato.

  

Le denunce lanciate dal governo sulla presunta correlazione tra la presenza delle navi umanitarie e il conseguente aumento degli sbarchi in Italia, fino alle inchieste della procura di Catania sui sospetti casi di mancato smaltimento dei rifiuti a bordo delle imbarcazioni (Aquarius e Vos Prudence), hanno contribuito ad alimentare un clima di sospetto nei confronti delle ong.

  

 

“La nave Aquarius chiude l’attività. Meno partenze, meno sbarchi, meno morti. Bene così”, è stato il commento di Salvini su Twitter. Eppure, l’affermazione del ministro sulla presunta correlazione tra il calo degli sbarchi e quello delle vittime è smentita dai numeri. Gli attacchi del governo italiano alle ong e gli aiuti offerti dal nostro paese alla Guardia costiera libica, che in realtà non è un corpo armato strutturato ma un gruppo di miliziani male equipaggiati e male addestrati, ha portato a una diminuzione degli arrivi, ma non delle partenze dalle coste libiche.

  

 

I migranti continuano a imbarcarsi in direzione dell’Italia e i morti in mare aumentano, almeno in termini relativi. A titolo d’esempio, e contrariamente a quanto ripete il ministro dell’Interno, lo scorso settembre – dicono le elaborazioni dell’Ispi basate sui dati delle Nazioni Unite – si è registrato il numero più elevato di morti in mare di sempre. Solo 1 migrante su 10 è riuscito ad arrivare vivo in Europa, 7 su 10 sono stati intercettati e rispediti indietro, 1 su 5 è morto. L’aumento delle vittime, sempre a settembre, è stato quindi del 19,1 per cento, un record assoluto raggiunto nel pieno della campagna anti ong avviata dal governo italiano. D’altra parte, aumentano i casi di migranti abbandonati alla loro sorte al largo della Libia. L’ultimo è avvenuto martedì scorso. Un ragazzo egiziano, partito dal porto libico di Sabrata, ha raccontato che il suo barcone è rimasto alla deriva, senza nessun tipo di intervento di salvataggio, per 12 giorni senza acqua né cibo. I morti sono stati 15. Mentre Salvini minaccia anche il ritiro del sostegno italiano alla missione europea Sophia, i dati dimostrano che l’equazione ripetuta in questi mesi dal governo, meno salvataggi nel Mediterraneo uguale a meno morti, sebbene falsa, è anche drammaticamente vincente.

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  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.