Migranti e sicurezza, Mattarella ricorda a Salvini che esiste la Costituzione

Redazione

Il presidente della Repubblica firma il decreto, evita lo scontro con il governo, ma scrive al premier Conte sottolineando che la Carta fissa obblighi precisi per l'applicazione delle norme 

Il decreto sulla sicurezza e l’immigrazione rappresentava un problema per il Quirinale, che doveva decidere se promulgarlo, rendendolo così immediatamente operativo, o rinviarlo al governo per vizi evidenti di costituzionalità. Sergio Mattarella alla fine ha deciso di promulgarlo, indicando però in una lettera al presidente del Consiglio le linee rosse che non potranno essere superate. Il tema più complesso riguarda la norma che dispone che la commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale, in caso di procedimento giudiziario a carico del richiedente asilo, “provveda nell’immediato all’audizione dell’interessato e adotti conseguente decisione”. Questo testo è il risultato di una modifica al testo originario, che prevedeva che se accusato di una serie di reati, l’immigrato venisse automaticamente privato della protezione. L’automatismo, che avrebbe comportato l’adozione di un provvedimento amministrativo senza che l’accusa fosse stata giudicata in qualche livello giurisdizionale, appariva contrario al principio della presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva. L’attuale disposizione non lede esplicitamente questo principio, così ha ritenuto Mattarella, e quindi può entrare in vigore, ma bisognerà vigilare sulla sua applicazione, che potrebbe far rientrare dalla finestra la violazione che si era fatta uscire dalla porta.

 

Si vedrà poi concretamente se questo pericolo diventerà effettivo, l’ammonimento puntiglioso del Quirinale rappresenta un avvertimento, rivolto al ministero dell’Interno, cioè a Matteo Salvini, dal quale dipendono le commissioni territoriali. Le eventuali decisioni difformi dai diritti costituzionali potranno essere riformate o annullate dalla Consulta, ma naturalmente questa procedura lunga e complessa si svolgerebbe dopo che i provvedimenti di espulsione sono stati attuati.

Dal punto di vista politico si può ritenere che Mattarella non abbia voluto accentuare il suo giudizio critico nei confronti del decreto anche per non creare una crisi istituzionale, ma abbia nel contempo fatto sapere al governo che esistono dei limiti invalicabili che saranno fatti rispettare.

 

Non è un braccio di ferro esplicito, come sarebbe stato quello derivante da un rinvio del decreto al governo, che avrebbe potuto confermarlo aprendo una fase di tensione istituzionale dagli esiti imprevedibili, ma un modo per tenere aperta una controversia che sarebbe sanata solo da un atteggiamento meno gladiatorio del ministero sulla questione del rispetto della normativa internazionale e dei principi costituzionali sul diritto di asilo. E’ anche un segnale di rispetto per le scelte politiche di cui l’esecutivo e il Parlamento, quando esaminerà il decreto, sono responsabili: Mattarella  non interviene sul merito politico ma sulla legittimità costituzionale che deve essere preservata anche nella sua applicazione.

Ora toccherebbe a Salvini rispondere con un simmetrico riconoscimento del valore istituzionale dell’ammonimento del Colle, per stemperare i termini di una contesa che potrebbe diventare lacerante. Si vedrà se la responsabilità istituzionale del ministro prevarrà o meno sullo spirito arrembante del capo partito.