Immagine tratta dal profilo Facebook dell'artista

Chi era Giampaolo Talani, l'artista bagnino che veglia sulle Partenze di Firenze

Marco Agnoletti

Pittore, scultore, "allergico al pennello". Ha realizzato mostre in Italia e nel mondo, partecipato alla Biennale di Venezia e alle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Ricordo personale

Al direttore - Non sono un esperto d’arte, sono un semplice appassionato. E probabilmente il mio giudizio non vale granché, ma oggi, oltre che un amico, se n’è andato un grande artista. Si chiamava Giampaolo Talani, era pittore e scultore di San Vincenzo in provincia di Livorno, ci ha lasciati questa mattina a sessantadue anni, dopo poche settimane di terribile, rapida e implacabile malattia. Saranno persone più esperte e qualificate ricordare oggi le sue opere e i tanti riconoscimenti internazionali ricevuti. A me basterà far presente che migliaia di passeggeri transitano ogni giorno sotto il suo maestoso affresco “Partenze” nella stazione Santa Maria Novella di Firenze, così come chiunque passi dal lungomare di San Vincenzo non potrà non aver visto la grande statua del Marinaio che si erge dagli scogli del porto. E chissà quanti cittadini del mondo si saranno trovati in questi anni a passare accanto alla sua statua nella centralissima Washingtonplatz di Berlino.

 

Giampaolo ha realizzato mostre in Italia e nel mondo, partecipato alla Biennale di Venezia e alle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia: suoi sono i due busti di Giuseppe Garibaldi, una al Quirinale, l’altra al Senato. Nelle settimane scorse aveva inaugurato una grande mostra a Tirana. Nel 2009 aveva realizzato un grande bronzo per la stazione Santa Lucia di Venezia e prima di allora aveva esposto in mezzo mondo: New York, Parigi, Washington o Beirut.

 

L’artista Talani sarà ricordato sui giornali ma quello che probabilmente non verrà raccontato è tutto il resto: un uomo che chi come me lo ha conosciuto gli ha voluto bene, per tutto quello che è stato. Era prima di tutto un bagnino, Giampaolo, perché per anni quella era stata la sua prima attività, avendo ereditato dai genitori lo stabilimento “bagno Venere” di San Vincenzo che adesso porta avanti il figlio Martino. Era un musicista, perché quello era il suo grande sogno “ed invece mi tocca dipingere”, diceva spesso ridendo, mentre lui invece avrebbe voluto vivere suonando con il suo complesso che d’estate calcava i palchi di sagre e feste della Val di Cornia, ricevendo come compenso la cena che veniva offerta ai musicisti. Perché “il Talani”, per chi come me ha avuto il piacere di conoscerlo e di diventarne amico, era prima di tutto un personaggio eccezionale.

 

Eravamo amici da una decina d’anni. Ed era un’amicizia nata per interesse: il mio. Volevo conoscere questo Talani per un motivo semplice: mi piacevano un sacco i suoi quadri, ma proprio un sacco. Ma certo non avrei pensato che poi mi avrebbe spalancato le porte della sua vita, di casa sua del suo studio dove ogni tanto “creava” come diceva lui, anche se io lo chiamavo “lavativo nullafacente allergico al pennello”. O quelle del “bagno Venere” di Paola, Martino e Linda, di Charlie e del Bartola. Era un uomo generoso e testardo: quando giovane artista decise che la Rai si dovesse occupare di lui trascorse giorni e giorni davanti agli studi di via Teulada cercando di conoscere qualcuno interessato a lui. E così successe. Conobbe un giornalista del Tg1 che gli procurò i primi servizi. In un librino uscito alcuni anni fa “Alla faccia del bagnino” scritto dal giornalista del Tg2 Francesco Festuccia è raccontato un aneddoto che lo qualifica bene: una società molto importante del Giappone gli offrì un milione di euro per l’affresco Partenze della Stazione ma lui disse “no grazie, l’ho pensato per farlo stare lì” e qualche anno dopo l’ha donato al comune di Firenze.

 

L’ultimo ricordo è molto personale, ma aiuta a capire che persona fosse Paolo. Per dirmi che quella polmonite con la quale combatteva da alcune settimane purtroppo non era una polmonite mi ha mandato un sms: “Quando hai un minuto chiamami, ti devo aggiornare sul mio stato di salute con probabilità di un improvviso aumento delle quotazioni delle mie opere”. Questo era il mio amico Paolo, un grande artista, un grande amico.

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