Protesta leghista in aula alla Camera

Appena approvata la legge sulla legittima difesa è già da cambiare

Redazione

Dopo il via libera della Camera il testo va al Senato. Il segretario Pd Renzi lo boccia: “Leggendolo ho avuto e ho molti dubbi”. Anche Alfano apre a modifiche e per il presidente dell'Anm Albamonte "è un provvedimento inutile"

La Camera non ha nemmeno fatto in tempo ad approvarla che quella sulla legittima difesa è già una legge vecchia, scritta male che verrà sicuramente modificata nel passaggio parlamentare al Senato. Così, nonostante tutte le forze politiche continuino a dire che si tratta di una priorità, ora la legge rischia di rimanere un miraggio. E nessuno, di certo, potrà “utilizzarla” a proprio vantaggio nella campagna elettorale per le amministrative del prossimo 11 giugno (il tema della sicurezza dei cittadini sembra essere molto sentito, soprattutto a livello locale).

 

Al centro del dibattito c'è quel passaggio, introdotto dopo l'accordo tra Pd e Alternativa Popolare, in cui si fa riferimento alla “reazione commessa in tempo di notte”. In molti hanno ironizzato sul fatto che la “legittima difesa” si configuri solo al chiaro di luna. Il relatore della legge, il renziano Davide Ermini, si è affrettato a spiegare che la frase prosegue con un “ovvero” che fa chiaramente capire che non c'è distinzione tra giorno e notte, a patto che l'aggressione avvenga , come stabilisce l'articolo 614 del codice penale, “nell'abitazione altrui, o in un altro luogo di privata dimora, o nelle appartenenze di essi”.

 

Il fatto che sia stato costretto a chiarirlo, però, ha ovviamente accreditato la versione secondo cui il testo licenziato da Montecitorio sia quantomeno “confuso”. Non fosse altro perché il primo a sostenere questa tesi è proprio il segretario del Pd, Matteo Renzi. Il quale viene descritto come “furioso” per quanto successo alla Camera (avrebbe voluto l'approvazione della legge prima dell'11 giugno) e che, rispondendo alle obiezioni di un suo sostenitore sulla propria app, scrive: “Caro Alessandro, capisco la tua considerazione. Da parte mia inviterò i senatori a valutare di correggere la legge nella parte in cui risulta meno chiara logica, visto che io per primo - leggendo il testo - ho avuto e ho molti dubbi”.

 

Alla base delle considerazioni di Renzi c'è ovviamente anche un'altra considerazione. Mdp, attraverso il governatore Enrico Rossi, ha già fatto sapere che voterà contro la legge al Senato.

 

 

E sulla carta la maggioranza, anche stante le divisioni interne al Pd, non sembra avere i numeri per approvarla. Servirebbe una mano da Forza Italia che alla Camera, dopo aver contribuito a far approvare gli emendamenti del governo, ha deciso di sfilarsi dicendo no nella votazione finale. Per questo servono modifiche sostanziali. "Staremo a vedere le proposte di ulteriori modifiche" - ha detto il presidente del Senato Piero Grasso - "Meno male che c'è il Senato, se dobbiamo intervenire su questo tema". Anche Angelino Alfano, che si è intestato la vittoria spiegando che senza il contributo di Alternativa Popolare la legge non sarebbe stata né modificata né approvata (“abbiamo vinto le ritrosie del Pd”), apre a possibili cambiamenti. “Al Senato - spiega intervistato dal Corriere della sera - ci impegniamo fin d'ora a migliorare il testo, per tenere anche fede all'alleanza di scopo con Idv che su questo tema sensibile ha raccolto le firme di due milioni di cittadini”. Ma aggiunge: “Al punto in cui siamo sarebbe irresponsabile se qualcuno insabbiasse o facesse cadere il provvedimento. Dovrebbe risponderne a noi e soprattutto al Paese. Per Ap si tratta di una legge sulla quale ha assunto un impegno con i cittadini”.

    

Per il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati Eugenio Albamonte, il provvedimento è "un intervento inutile". Oltre i limiti confusi della norma, che renderanno la sua applicazione difficile per i giudici, Albamonte sottolinea come ci sia già "un atteggiamento di estremo favore da parte dei giudici verso chi invoca la legittima difesa. Non è discrezionale ma stabilito dalla legge: già esisteva un canone normativo, perciò non serviva un intervento ulteriore". Quanto allo "stato di turbamento" previsto dalla legge, il presidente dell'Anm non nasconde le perplessità: "E' una categoria giuridica che non esisteva fino a poco fa che metterà alla prova i giudici, chiamati a stabilire quando c'è turbamento, quando non c'è, quando è grave, ponendo problemi applicativi. E poi l'orario notturno: non c'è una norma purtroppo che stabilisce quando bisogna considerare esistente l'orario notturno e quando no". "A me pare - conclude Almbamonte - che tutto questo intervento sia molto caratterizzato dall'esigenza di assecondare una sensazione, una percezione all'interno della società, ma il legislatore non deve assecondare gli umori".